Settembre 2012 - Anno 40°, n. 9
Editoriale
Dopo la grande arsura aiuti e nuove politiche
Tiberio Rabboni
La lunga siccità cominciata lo scorso novembre ha provocato un danno senza precedenti per l’agricoltura dell’Emilia-Romagna. Per tantissime imprese agricole un danno insostenibile e rovinoso; per il settore una battuta d’arresto difficilmente recuperabile in breve tempo, con conseguenze negative sull’agroindustria regionale, sull’indotto e sull’economia emiliano – romagnola.
Perciò chiediamo al Governo un intervento di sostegno tempestivo ed adeguato. Tempestivo, perché alle imprese colpite l’aiuto serve subito o comunque in tempo utile per fissare i rapporti con le banche e con i fornitori; adeguato, perché una perdita così consistente e generalizzata di ricavi annuali, se non trova compensazioni significative, rischia di compromettere anche in futuro gli equilibri finanziari aziendali.
Contemporaneamente proponiamo al Governo e alle altre Regioni di mettere a punto nuovi provvedimenti sulle due grandi criticità emerse durante questa avversità e in quelle precedenti: l’eccessivo costo delle assicurazioni per i danni da siccità, che ne ostacola la diffusione tra gli agricoltori, e l’insufficiente sviluppo nei territori e nelle imprese agricole dell’irrigazione strutturale. Sulla prima bisogna intervenire con una modifica dei meccanismi di calcolo e riducendo gli importi dei premi; sulla seconda va concretizzata velocemente una strategia molto proclamata, ma poco praticata.
L’agricoltura può convivere con il cambiamento climatico solo se l’irrigazione si generalizza e diventa parte integrante delle infrastrutture territoriali e delle attrezzature aziendali. Perché questo avvenga, occorrono l’ampliamento delle reti distributive, la massima efficienza degli impianti e dei consumi irrigui, l’aumento della capacità di conservazione dell’acqua e la differenziazione delle fonti di approvvigionamento.
In Emilia-Romagna si stanno realizzando interventi importanti ma ancora insufficienti: due programmi di sviluppo e modernizzazione della rete porteranno nuova irrigazione su 23.000 ettari del distretto del Canale emiliano-romagnolo e alla ristrutturazione di una parte di impianti ferraresi ed emiliani, anche per ridurre perdite, sprechi ed inefficienze. Recentemente si è aperta la possibilità di realizzare invasi irrigui interaziendali con un contributo fino al 70% del Programma di sviluppo rurale: al primo bando, che ne ha cofinanziati sette con 4 milioni di euro, ne seguirà presto un secondo, con 10 milioni.
Si è poi avviata la realizzazione di invasi irrigui nelle cave di estrazione della ghiaia con la possibilità, in prospettiva, di autorizzare impianti a scala aziendale e in terreni demaniali. Infine, è emerso che si può utilizzare l’acqua degli invasi idroelettrici per l’irrigazione, e va ricordata la diffusione del sistema di consiglio irriguo “Irrinet”, che permette di risparmiare mediamente il 20-23% d’acqua senza abbassare le rese. Oggi sono circa 55.000 gli ettari irrigati con questo servizio, il 20% della superficie regionale irrigata.
Il Governo deve sostenere questi programmi, a partire dal finanziamento dei nuovi progetti irrigui elaborati dai Consorzi di bonifica dell’Emilia-Romagna, dall’adeguamento della normativa sulle acque reflue per un loro impiego irriguo e dall’uso delle acque già stoccate negli invasi.
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