Contro le emissioni di gas a effetto serra la Pac è stata poco efficace
Le emissioni di gas a effetto serra prodotte dall'agricoltura non diminuiscono dal 2010 e quindi i finanziamenti agricoli dell'Ue, mirati alla mitigazione dei cambiamenti climatici, non hanno avuto nessun effetto nel periodo 2014-2020. Ad affermarlo è la Corte dei Conti europea che sottolinea come “la maggior parte delle misure finanziate dalla Politica agricola comune ha infatti limitate potenzialità ai fini della mitigazione dei cambiamenti climatici e la Pac non incentiva l'adozione di pratiche efficaci rispettose dell'ambiente".
"La Corte – si legge nella relazione speciale 16/2021 - ha esaminato se le pratiche per la mitigazione dei cambiamenti climatici sostenute dalla Pac 2014-2020 avessero le potenzialità di ridurre le emissioni di gas a effetto serra prodotte da tre fonti fondamentali: zootecnia, fertilizzanti chimici e letame e uso dei terreni (terre coltivate e pascoli). Ha analizzato inoltre se, nel periodo 2014-2020, la Pac abbia incentivato l'adozione di efficaci pratiche di mitigazione meglio che nel periodo precedente (2007-2013). Le emissioni prodotte dall'allevamento del bestiame rappresentano circa metà delle emissioni in agricoltura ed è dal 2010 che non diminuiscono. Tali emissioni sono direttamente collegate alle dimensioni delle mandrie, e i bovini ne causano i due terzi. La quota di emissioni riconducibile alla zootecnia aumenta ulteriormente se si tiene conto delle emissioni connesse alla produzione di mangimi animali (comprese le importazioni). La Pac non cerca peò di limitare il numero di capi di bestiame, nè fornisce incentivi per una loro riduzione. Le misure di mercato della Pac includono la promozione dei prodotti di origine animale, il cui consumo non diminuisce dal 2014: contribuiscono così a mantenere le emissioni di gas a effetto serra invece che a ridurle”.
Per quanto riguarda “le emissioni dovute ai fertilizzanti chimici e al letame (quasi un terzo delle emissioni prodotte dall'agricoltura) sono aumentate tra il 2010 e il 2018 prosegue la relazione -. La Pac ha sostenuto pratiche che potrebbero ridurre l'uso di fertilizzanti, come l'agricoltura biologica e la coltivazione di legumi da granella, anche se tali pratiche non hanno un effetto certo sulle emissioni. Al contrario pratiche di provata efficacia, come i metodi dell'agricoltura di precisione che regolano l'applicazione di fertilizzanti in base alle necessità delle colture, ricevono meno finanziamenti".
“La normativa dell'Ue attualmente non applica il principio 'chi inquina paga' alle emissioni di gas a effetto serra del settore agricolo. Infine le norme di condizionalità e le misure di sviluppo rurale sono cambiate poco rispetto al periodo precedente, nonostante le maggiori ambizioni dell'Ue in materia di clima. Il regime di inverdimento avrebbe dovuto rafforzare la performance ambientale della Pac: invece, non ha incentivato gli agricoltori ad adottare misure efficaci rispettose dell'ambiente, e l'impatto prodotto sul clima è stato marginale" conclude la relazione.
Per il futuro quindi la Corte dei Conti europea auspica che la nuova Pac si concentri di più sulla riduzione delle emissioni prodotte dall'agricoltura, sia più trasparente e renda meglio conto del contributo fornito alla mitigazione dei cambiamenti climatici.