Le Dop e le Igp dell'Emilia-Romagna valgono 3,3 miliardi di euro

Prima regione italiana nel settore Cibo, seconda solo al Veneto nel complesso delle filiere di qualità. Pubblicato il rapporto annuale Ismea-Qualivita 2021

Vale ben 3,3 miliardi di euro il ritorno economico delle filiere agroalimentari e vitivinicole dei prodotti Dop Igp in Emilia-Romagna. Prima regione italiana nel settore Cibo, seconda solo al Veneto nel complesso per valore delle filiere Dop Igp, l’Emilia-Romagna conta ben 74 prodotti Dop Igp (44 dell'agroalimentare e 30 del vino) e 17.272 operatori di settore.

Sono questi i dati principali, riferiti al 2020, emersi dal Rapporto Ismea-Qualivita 2021 che descrive la Dop economy italiana, un settore che nel suo complesso vale qualcosa come 16,6 miliardi di euro.

Tornando alla nostra realtà regionale il Rapporto indica Parma come prima provincia per impatto economico (1.289 mln €), seguita da Modena (717 mln €), Reggio Emilia (606 mln €) e Piacenza (254 mln €).

Comparto cibo Dop e Igp

In particolare il comparto Cibo conta 44 filiere che generano un valore alla produzione di 2.779 milioni di euro nel 2020 (-9,1% rispetto al 2019). Come suddetto la regione è 1° in Italia per valore economico generato e il comparto coinvolge 6.132 operatori. Le denominazioni che partecipano maggiormente al valore economico in regione sono: il Parmigiano Reggiano Dop, il Prosciutto di Parma Dop, l’Aceto Balsamico di Modena Igp, la Mortadella Bologna Igp, il Grana Padano Dop e la Piadina Romagnola Igp.

Comparto vino Dop e Igp

Per quanto riguarda il comparto Vino si contano 30 filiere che generano un valore alla produzione di 486 milioni di euro nel 2020 (+4,7% rispetto al 2019). La regione è 7° in Italia per valore economico e il comparto coinvolge 11.140 operatori. Oltre alle due Indicazioni Geografiche Protette Emilia Igp e Rubicone Igp, le denominazioni con il maggiore ritorno economico sono il Romagna Dop, il Modena Dop (Lambrusco), il Gutturnio Dop, il Pignoletto Dop, il Colli Piacentini Dop e il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Dop.

<<La difesa della qualità è elemento centrale delle politiche economiche e di supporto pubblico alle produzioni alimentari>> ha sottolineato il ministro Stefano Patuanelli, intervenuto alla presentazione del Rapporto. <<è evidente – ha proseguito - che a livello europeo si sta andando verso una omologazione delle produzioni agricole verso le commodity, con tre grandi pericoli per il sistema delle indicazioni di origine: la riforma del sistema con il passaggio verso un istituto che si occupa di proprietà intellettuale rischia di ridurre il range di tutela delle indicazioni geografiche; la concezione della tutela della salute pubblica dei cittadini, che deve basarsi su una realtà scientifica comprovata; l'etichettatura a semaforo o NutriScore>>.

In relazione a quest’ultimo pericolo l’assessore regionale Alessio Mammi ha lanciato un appello ai colleghi delle Regioni, al Governo e agli europarlamentari italiani, a costruire un fronte comune nazionale a difesa degli alimenti Dop e Igp <<perché l'etichettatura semaforica penalizza ingiustamente il cibo made in Italy e alcuni prodotti di bandiera italiani ed emiliano-romagnoli tra cui il Parmigiano reggiano, il prosciutto e i salumi che secondo il NutriScore sarebbero da semaforo rosso, ovvero non salutari perché contengono sale, zuccheri e grassi in percentuale superiore a quella stabilita dalle tabelle di riferimento>>.

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