Transizione digitale e riduzione degli input per una zootecnia totalmente sostenibile

L’aumento dell’efficienza tecnica è la chiave della sostenibilità economico-sociale e ambientale. Le conclusioni del recente convegno organizzato dall'Accademia nazionale di Agricoltura in collaborazione con Regione Emilia-Romagna

Da alcuni anni la zootecnia è sotto attacco mediatico, e non solo, per i presunti effetti negativi che avrebbe sull’ambiente. In molti casi, messaggi generalisti ed errati, hanno portato a cambiamenti ingiustificati dei consumi con danni incalcolabili per tutto il settore. Recentemente poi l’Unione europea ha proposto di equiparare gli allevamenti zootecnici con più di 150 capi alle industrie inquinanti.

Analizzando i dati reali però emerge un quadro diverso del settore zootecnico italiano che risulta responsabile solo del 5% delle emissioni di gas climalteranti, secondo quanto ha riferito l’Accademico corrispondente Giuseppe Pulina dell’Università di Sassari intervenendo al convegno “La zootecnia sostenibile, una risorsa nazionale” tenutosi l’11 ottobre scorso a Reggio Emilia e organizzato dall’Accademia nazionale di Agricoltura di Bologna, con il patrocinio dell’Assessorato all’Agricoltura e agroalimentare, caccia e pesca della Regione Emilia-Romagna e dell’Università di Modena Reggio Emilia.

“Se è vero che dobbiamo aumentare il sequestro del carbonio e ridurre le emissioni per raggiungere gli obiettivi previsti dalla strategia Farm to Fork – ha aggiunto Pulina - è anche vero che l’Italia si è già dimostrata virtuosa: nell’ultimo trentennio abbiamo ridotto le emissioni zootecniche del 15% e per quanto riguarda il bilancio del carbonio questo risulta azzerato tra emissioni dei ruminanti e sequestro del carbonio da parte di boschi, pascoli, erbai e prati permanenti”.

Per quanto riguarda poi la realtà dell’Emilia-Romagna non dobbiamo dimenticare che la “zootecnia rappresenta un patrimonio irrinunciabile” ha sottolineato l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mamminon solo perché consente l’approvvigionamento di cibo, ma anche perché è un vero e proprio patrimonio ambientale laddove, come nelle zone montane e disagiate, la presenza degli allevamenti aiuta a scongiurare il pericolo del dissesto idrogeologico. E non dobbiamo certo dimenticare la fondamentale valenza economica del settore: degli oltre 5 miliardi di Plv regionale prodotti nel 2021, record storico per la nostra regione, quasi la metà è riconducibile alla filiera zootecnica che comprende alcune delle principali produzioni d’eccellenza grazie alle quali siamo conosciuti e apprezzati nel mondo. Produzioni irrinunciabili, non solo a livello economico, ma anche perché testimoniano che il cibo è cultura, come ci diceva Pellegrino Artusi che fu il primo a dare al cibo il giusto valore. Come istituzioni – ha concluso l’assessore - abbiamo il compito di sostenere questo grande patrimonio, di accompagnare le imprese a tenere insieme sostenibilità sociale ed economica, ad affrontare le sfide future e a cogliere le opportunità dei mercati esteri dove c’è ancora tantissimo da fare per diffondere il consumo delle nostre eccellenze. Oltre alle risorse del nuovo Psr saranno a disposizione per il settore agricolo nazionale oltre 10 miliardi di euro del Pnrr”.

Intensificazione sostenibile

Si tratta di risorse fondamentali per raggiungere il traguardo della piena sostenibilità in tutti i settori, compresa ovviamente al zootecnia, puntando sull’innovazione e su quella che viene oggi chiamata “intensificazione sostenibile”. “Se nei decenni scorsi, l’intensificazione aveva portato all’aumento del consumo di suolo, acqua ed energia, da qualche anno è soltanto riferita ad un’intensificazione delle informazioni – ha spiegato Giuseppe Pulina -. Si parla così di knowledge intensive farming, aziende intelligenti che attraverso processi di transizione digitale riescono a utilizzare i fattori della produzione e addirittura a ridurre gli input per unità di prodotto. La trasformazione digitale sta impattando sui sistemi agroalimentari a livello globale e l'agricoltura digitale ha oggi un ruolo fondamentale nel migliorare l'equità e la sostenibilità ambientale dei sistemi alimentari, evidenziando i rischi che potrebbero emergere lungo il percorso. La rivoluzione dell'agricoltura digitale si basa su quelle precedenti, ma è profondamente diversa, e d’ora in avanti la trasformazione digitale indurrà aumenti produttivi generati per oltre il 100% da informazione e riduzione degli input (sostenibilità totale). Anziché diffondere le innovazioni sequenzialmente, consente una loro distribuzione contemporanea da più punti di ingresso lungo la catena alimentare. Perché l’aumento dell’efficienza tecnica è la chiave della sostenibilità economico-sociale e ambientale delle filiere agroalimentari”.

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Il convegno è stato il terzo appuntamento dei cinque previsti nell’ambito del ciclo di iniziative formative per tecnici e agricoltori organizzate dall’Accademia nazionale di Agricoltura in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna.

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