Mangiare frutta e verdura fa bene. Ma non sempre i giovani lo sanno

Presentata recentemente a Bologna una ricerca, commissionata all'Istituto Piepoli dal Centro servizi ortofrutticoli, per capire come comunicare alle nuove generazioni l'importanza del consumo di frutta e verdura

Includere costantemente il consumo di frutta e verdura nella dieta di ciascuno di noi è da sempre una buona e sana abitudine. Ma le statistiche dicono chiaramente che i giovani mangiano poca ortofrutta. Saper comunicare questo concetto ai giovani è il proposito emerso al convegno Frutta & Verdura: come conquistare i giovani, tenutosi lo scorso 27 marzo a Bologna, e organizzato da Cso Italy (Centro servizi ortofrutticoli), unitamente ad Assomela, Aci e Fruitimprese per presentare i dati emersi da una ricerca specifica sul tema commissionata all’Istituto Piepoli di Milano.

L’iniziativa ha contribuito a proporre una riflessione sul rapporto delle nuove generazioni con l’ortofrutta ed è stata l’occasione per analizzare i gusti e i trend alimentari dei giovani, mettere in luce le criticità legate al consumo di frutta e verdura e avanzare soluzioni per risolverle.

I dati emersi ci dicono che nell’alimentazione dei giovani è carente la presenza di prodotti ortofrutticoli. Essi risentono delle mode e delle influenze, degli usi e dei costumi che provengono da altre latitudini del mondo e che non risparmiano nemmeno le abitudini alimentari. Quello che si mangia - riporta la ricerca - è spesso anche l’espressione di un determinato stile di vita. I giovani si disaffezionano nel momento in cui non trovano la qualità e quando la modalità di consumo è difficile da gestire e così quando ravvisano dei prezzi non alla loro portata. C’è più di un 20% di giovani che ha ridotto il consumo di frutta.

Il 42% dei giovanissimi (14-20 anni) e quasi la metà dei più grandi (20-26 anni) dichiarano di mangiare frutta regolarmente, quasi tutti i giorni, mentre meno appeal ha la verdura, che scende al 34% nella fascia dei giovanissimi.

Nella scelta di consumo di almeno la metà dei giovani (uno su due mangia frutta e verdura perché è buona e fa bene), contano molto i modelli positivi: le abitudini familiari, i modelli di riferimento (testimonial, allenatori, esperti), quelli educativi (scuola).

I partecipanti alla tavola rotonda al convegno Cso del 27 marzo 2024L’immagine che i ragazzi restituiscono della frutta e verdura è complessivamente positiva, ancorché tradizionale: è sana per oltre il 70% dei giovani, è adatta a tutti per più del 60%, ma il problema è che non risulta “molto trendy”. È proprio su questa criticità che i relatori intervenuti hanno cercato di individuare la strategia che il settore ortofrutticolo dovrebbe attivare per poter comunicare col mondo giovanile più efficacemente e nel giusto modo utilizzando i nuovi mezzi di comunicazione per informare i giovani degli effetti salubri sull’organismo di un frequente consumo della frutta e della verdura.

Proprio dell’influenza che i social hanno sulle nuove generazioni ha parlato nel suo intervento conclusivo l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi, che ha sottolineato come esse non siano meno consapevoli di quelle che le hanno precedute, ma semplicemente si rivolgono a mezzi di comunicazione diversi. E non bisogna dimenticare, ha aggiunto l'assessore che "cibo significa conoscenza: è cultura, ricerca, studio, analisi per un livello qualitativo sempre migliore. Il cibo è anche relazione umana e sociale, diventa occasione per ritrovarsi e costruire rapporti; e questo è un messaggio anche per le giovani generazioni".

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ultima modifica 2024-04-04T14:05:26+01:00
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