Introduzione
Nell’ambito del turismo rurale, l’Italia è il paese che ha dato vita al modello di accoglienza forse più completo, evoluto e articolato: l’agriturismo. Come evidenziato nel rapporto delle Rete Rurale Nazionale 2023, il sistema consolidato dell’agriturismo si integra perfettamente con i circuiti di fruizione enogastronomica, culturale ed esperienziale presenti nelle aree rurali e, al tempo stesso, è in grado di arricchirli. Il risultato? L’aumento dei flussi di visitatori e un modello di valorizzazione delle risorse umane e paesaggistiche sempre più sostenibile.
L’8 gennaio scorso l’ISTAT ha reso disponibile l’indagine riguardante le aziende agrituristiche autorizzate e di principali servizi di ospitalità, realizzata in collaborazione con le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano.
Dal report risultano 25.849 agriturismi attivi nel 2022 (+1,8% rispetto al 2021), quasi il doppio rispetto al lontano 2004, anno in cui le aziende agrituristiche erano poco più di 14mila. Si tratta dunque di un comparto in salute, con un valore della produzione di 1,5 miliardi di euro (+30%).
Il quadro positivo è completato dai sempre maggiori servizi offerti, come le degustazioni che, insieme all’alloggio e alla ristorazione, rappresentano il cuore dell’esperienza; tra le altre attività, crescono significativamente le fattorie didattiche.
La situazione nella nostra regione
Rispetto ai dati nazionali, in Emilia-Romagna c’è stata al contrario una leggera inflessione del numero di aziende agrituristiche (dalle 1.259 del 2021 alle 1.223 di fine 2022, ovvero -2,9%).
Bologna è la provincia con il maggior numero di aziende attive (234), seguita da Forlì-Cesena (193) poi Piacenza, Modena e Parma; decisamente inferiori le strutture in provincia di Rimini e Ferrara, anche per la presenza minore (o nulla) di aree montane e collinari.
Per quanto riguarda i servizi offerti, il 25% degli agriturismi offre esclusivamente i pasti, un altro 25% offre solo dell’ospitalità, mentre nel rimanente
50% è possibile sia mangiare sia dormire; in molte delle strutture gli ospiti possono partecipare ad attività ricreative, culturali, didattiche, sportive, di ippoturismo, sociali ed educative.
Il turismo rurale in Emilia-Romagna
Ad ogni modo, il turismo rurale nella nostra regione funziona sempre di più, con un vero e proprio boom di soggiorni nel 2022: quasi 186.000 presenze (+26%). Le ragioni di questo successo sono legate all’aumento dei turisti stranieri, la cui presenza è cresciuta del 61% rispetto al 2021, recuperando ampiamente il calo degli arrivi durante la pandemia; ma gli agriturismi della nostra regione sono apprezzati anche dai turisti italiani, che sono aumentati del 17%.
Un altro dato interessante è la permanenza media in agriturismo, che è stata si è attestata a 2,7 giorni (analoga a quanto accade per i b&b): non una toccata e fuga, dunque, ma una scoperta lenta delle ricchezze del territorio.
E l’enoturismo?
Nelle zone più votate alla produzione vitivinicola, sono attivi dal 2020 anche gli operatori enoturistici che permettono, ad esempio, di visitare vigne e le cantine, conoscere metodi di coltura e produzione, degustare ed acquistare vino prodotto in azienda, attività dimostrative e didattiche, in una parola di conoscere il vino direttamente nel luogo di produzione.
Il numero complessivo di aziende con attività enoturistica in Emilia-Romagna sale così a 50, con un ampio margine di crescita nel futuro.
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Ultimo aggiornamento: 19-11-2024, 11:07