Albicocca Val Santerno
Territorio di produzione
L’area in esame comprende i Comuni di Castelfiumanese, Borgo Tossignano, Fontanelice, Castel del Rio e porzione dei terreni comunali di Castel San Pietro Terme, Dozza e Imola e si estende, per la maggior parte, tra il corso del fiume Santerno ed il corso del torrente Sillaro della provincia di Bologna.
Descrizione sintetica del prodotto
Frutto grosso di colore arancio o crema con una estesa porzione di colore rosso; polpa spicca, soda, di sapore gradevole e intensamente colorata.
Un po’ di storia
Nel “L’albicocco” (Enrico Casini – Mario Neri, Edagricole 1964), la zona imolese veniva annoverata tra i principali centri di diffusione di questa drupacea in Italia. Imola e il suo comprensorio legano il proprio nome non solo a delle specifiche varietà, ma l’opera di studiosi, ricercatori, la competenza e la passione di tanti operatori agricoli, saldano la coltura dell’albicocco al territorio, per farne una delle produzioni più tipiche e caratteristiche dell’ampio e variegato panorama agricolo comprensoriale.
Come si fa
Per gli albicoccheti già presenti con sesti d’impianti, portainnesto, forme di allevamento e sistemi di allevamento devono essere quelli generalmente adottati nella zona e comunque atti a conferire le caratteristiche organolettiche delle albicocche, previste dal presente disciplinare. La messa a dimora dei nuovi impianti deve essere effettuata adottando forme di allevamento in volume o in parete, o comunque con densità massima di 1000 piante per ettaro. I portainnesti utilizzabili devono essere il mirabolano, ibrido da esso derivati o il pesco franco. La produzione unitaria massima consentita di “Albicocca Val Santerno di Imola” è fissata in 22 tonnellate complessive di frutti per ettaro in coltura specializzata.
Referenze bibliografiche
Casini- M.Neri “L’albicocco”, Edagricole 1964.