Il granchio blu, la sfida per trasformarlo da minaccia a risorsa
Il granchio blu o granchio reale, specie alloctona che si ciba principalmente di vongole e novellame, potrà essere catturato e commercializzato da parte delle imprese ittiche della Sacca di Goro e del territorio di Comacchio, in provincia di Ferrara.
Dopo l’autorizzazione del Ministero dell’Agricoltura e sovranità alimentare alla pesca del granchio blu all’interno degli impianti di acquacoltura e molluschicoltura, è entrata in vigore quella regionale valida fino al 31 luglio 2024. La Regione si è coordinata con i Comuni di Goro e Comacchio per le necessarie ordinanze che permettono il prelievo in autotutela del granchio blu nelle concessioni che insistono su entrambi i territori.
Identikit del granchio blu
Le specie invasive o aliene sono state introdotte dall’uomo in modo accidentale o volontario e arrivano a minacciare la biodiversità degli ecosistemi in cui si inseriscono e a danneggiare le filiere agroalimentari: tra le 3.000 specie aliene presenti in Italia, il granchio blu è una di quelle più minacciose. Questo crostaceo vorace, originario delle coste atlantiche americane, può raggiungere anche un chilo di peso e prolifera nei fondali della costa Adriatica, anche grazie all’aumento delle temperature medie: in mancanza di antagonisti naturali nei nostri mari, il granchio blu stermina vongole veraci, cozze, uova, altri pesci e molluschi.
L’impatto in Emilia-Romagna
Nella nostra regione i danni dovuti al granchio blu sono particolarmente gravi soprattutto nella Sacca di Goro: tra il Po di Goro e il Po di Volano, il granchio blu ha causato danni ingenti agli allevamenti di vongole e cozze, già messi a dura prova in precedenza dalla siccità. Nella Sacca di Goro e nei canali adduttori delle Valli di Comacchio vengono prodotte ogni anno circa 16mila tonnellate di vongole, che corrispondono al 55% della produzione italiana e al 40% di quella europea, da 1.700 addetti che fanno riferimento alle marinerie di Goro e di Comacchio.
La necessità di una strategia
Gli assessori alla pesca di Emilia-Romagna, Veneto e Friuli-Venezia Giulia hanno approvato un documento comune, sottoscritto e indirizzato al Governo con la richiesta di adottare le misure per contenere i danni all’ambiente marino e all’economia causati dal granchio blu.
È stato chiesto, ad esempio, di convocare urgentemente un tavolo tecnico per l’adozione immediata di provvedimenti efficaci, fino all’eventuale dichiarazione dello stato di calamità dopo accertamenti da parte di Cnr e Ispra; emerge, inoltre, l’esigenza di definire e attuare un piano nazionale per il controllo e la riduzione numerica della specie aliena granchio blu sul territorio nazionale, nonché avviare specifici progetti di studio delle migliori strategie di lotta biologica a questo crostaceo.
Un cambiamento di rotta: da minaccia a risorsa
La soluzione del problema non è semplice, però dopo il via libera alla pesca e alla commercializzazione, una delle strade da percorrere è l’immissione del granchio blu nei circuiti di vendita, per trasformarlo da minaccia a risorsa utile per il settore della pesca e dell’acquacoltura.
In questo senso abbiamo già alcuni esempi concreti, come le ricette proposte dagli chef -alcuni dei quali stellati- a base di granchio blu o la start up romagnola Mariscadoras, che con il progetto Blueat si impegna a sensibilizzare il pubblico e cambiare la narrazione sul granchio blu, che è sì dannoso per gli ecosistemi, ma ha ottime proprietà nutritive e viene pescato con pratiche altamente sostenibili dal punto di vista ambientale.
Soprattutto con un ricettario a base di granchio blu e degustazioni a tema, come all’ultimo Slow Fish di Genova