Pesca e acquacoltura

Emilia-Romagna, Veneto e Friuli-Venezia Giulia insieme contro il granchio blu

Chiesto l’intervento del Governo. L’assessore Mammi: “Occorre una strategia di contrasto strutturata di livello nazionale, va effettuato il monitoraggio dei danni e riconosciuto lo stato di calamità con adeguati ristori”

Distretto di pesca del nord Adriatico unito nella lotta al ‘granchio blu’. Il 20 luglio, nell’ambito dell’incontro del Distretto, è stato approvato un documento comune delle Regioni Emilia-Romagna, Veneto e Friuli-Venezia Giulia indirizzato al Governo affinché adotti le misure necessarie, e specifiche, per contenere i danni all’ambiente marino e all’economia causati dal ‘granchio blu’, specie alloctona dannosa che si ciba di vongole e novellame. La Regione Emilia-Romagna ha proposto inoltre un articolo di legge per attivare l’autodifesa degli acquacoltori, sulla falsa riga di quelli approvati in agricoltura, per predisporre un piano per il controllo ittico della specie Granchio blu.

L’approvazione del documento arriva a due giorni di distanza dall’autorizzazione del Ministero dell’Agricoltura e sovranità alimentare, dopo le sollecitazioni della Regione Emilia-Romagna, al prelievo del crostaceo per l’autodifesa nella Sacca di Goro e negli allevamenti di acquacoltura di Comacchio. 
Inoltre, la Regione si è coordinata con i Comuni di Goro e Comacchio per la stesura delle necessarie ordinanze che permettono il prelievo in autotutela del ‘granchio blu’ nelle concessioni che insistono su entrambi i territori, particolarmente colpiti.

“Stiamo lavorando con le associazioni di pesca per trovare delle soluzioni, ma serve soprattutto– ha detto l’assessore regionale all’Agricoltura e alla Pesca, Alessio Mammi- una strategia di contrasto più strutturata anche a livello nazionale, consentendo l’autodifesa per gli acquacoltori, il prelievo del granchio e la sua commercializzazione. Ora è necessario procedere con il monitoraggio dei danni per vedere poi riconosciuto dal Ministero lo stato di calamità con adeguati ristori. Il granchio blu mette a rischio la raccolta delle vongole e soprattutto il novellame, che è l’elemento indispensabile per poi procedere alla raccolta. È una situazione che si aggrava ogni giorno e rischia di mettere in ginocchio le imprese della pesca e dell’acquacoltura, che vedono forti cali produttivi nel prelievo di vongole, vittime di questo predatore. Serve un aiuto al credito per le imprese di pesca e acquacoltura, per sostenerle nel reddito”.

Le richieste delle Regioni dell’Adriatico

Tra le richieste al Governo avanzate dal Distretto di pesca del Nord Adriatico che riunisce le tre regioni costiere, quella di convocare urgentemente un tavolo tecnico per la definizione e l’adozione immediata di misure e provvedimenti efficaci, concertati e condivisi ma anche l’eventuale dichiarazione dello stato di calamità dopo accertamenti delle condizioni da parte di Cnr e Ispra.

Necessario disporre l’immediata attivazione di una misura, sostenuta da adeguate risorse, per la tutela della biodiversità mediante il prelievo della massima quantità possibile di ‘granchio blu’ con la partecipazione diretta dei pescatori e la supervisione di un istituto scientifico per il monitoraggio delle operazioni.

Richiesto di definire, approvare e attuare, un Piano Nazionale per il controllo e la riduzione numerica della specie aliena ‘granchio blu’ sul territorio nazionale nonché avviare specifici progetti di studio della biologia della specie per individuare le migliori strategie con le quali la “lotta biologica” potrebbe risultare maggiormente efficace e massimizzare i risultati (muta del carapace, fecondazione delle uova, concentrazione degli individui in spazi ridotti).

Richiesto, infine, di introdurre, per legge, un meccanismo di autodifesa dell'acquacoltore analogo a quello realizzato per l'autodifesa dell'agricoltore dai cinghiali e dall'altra fauna selvatica oggetto di piani di controllo: così l'acquacoltore potrà pescare e vendere i granchi blu sia come "strumento di difesa" della sua produzione acquicola, sia come strumento di tutela della biodiversità messa a rischio dalla voracità del granchio blu, nonché come strumento di integrazione del reddito. A fianco di questo si dovrà supportare promuovere il consumo alimentare di questo prodotto e incentivare il consumo mediante la nascita di una filiera di trasformazione del prodotto, anche attraverso start-up. 

La produzione di vongole in Emilia-Romagna

Con i suoi 1.700 addetti, che fanno riferimento alle marinerie di Goro e Comacchio, la costa ferrarese è il territorio dell’Emilia-Romagna maggiormente vocato e produttivo, di rilevanza internazionale per la produzione di vongola verace filippina.

Nella Sacca di Goro e nei canali adduttori delle Valli di Comacchio, annualmente vengono prodotte circa 16mila tonnellate di vongole, che corrispondono al 55% della produzione italiana e al 40% di quella europea.

L’allevamento avviene in forma associativa tramite cooperative di pescatori, circa 60 tra Goro e Comacchio, che operano principalmente nell’ambito della molluschicoltura, venericoltura e mitilicoltura, e più marginalmente nella piccola pesca costiera e nella grande pesca.

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