Salsiccia matta, ciàvar, suzèzza mata
Territorio di produzione
Bagno di Romagna, Portico San Benedetto, Santa Sofia -Forlì-Cesena
Descrizione sintetica del prodotto
Il “ciavar” è simile ad una salsiccia; diverso è il colore che cambia in base alle carni utilizzate che lo rendono più o meno scuro.
Un po’ di storia
Da sempre nulla va sprecato di questo utile animale; tutto deve servire ed i più abili macellai hanno sempre ottenuto delizie dall’attenta “partitura” delle carni. La storia del ciavar si perde nei racconti dei vecchi abitanti delle vali romagnole, e dentro a questo insaccato si conservano le virtù del territorio e dei suoi generosi abitanti.
Come si fa
Questo prodotto è ottenuto grazie alla lavorazione delle carni meno pregiate del maiale, quali lingua, cuore, guancia e le frattaglie della disossatura della testa; vengono macinate e pazientemente impastate con sale e pepe, abbondante aglio e buon sangiovese. L’aglio e il sangiovese sono i due ingredienti chiave di questo particolarissimo prodotto, in quanto ne esaltano e ammorbidiscono il sapore rendendolo da sempre un insaccato unico e irripetibile.
Curiosità
Abitualmente questo prodotto viene consumato fresco e cotto sulla griglia, ma può essere anche stagionato oppure conservato sott’olio.
Lighê i chén cun la zuzèza, (Legare i cani con la salsiccia)
Referenze bibliografiche
Luciano Foglietta, Mangiari di Montagna,pubblicato nel Grande Dizionario (e ricettario)
Gastronomico Romagnolo, di Gianni Quondamatteo, Imola, Grafiche Galeati, 1978;
Contoli, Guida alla veritiera cucina romagnola, Officine Grafiche Calderini,1972;
- Pittano, N. Zerbinati, Ieri in Emilia-Romagna, dialetti, tradizioni, curiosità, Annibali Edizioni – Bologna, 1984;
Libero Ercolani, Vocabolario romagnolo italiano, italiano-romagnolo, Ravenna, Edizioni del Girasole, 2002 (prima edizione 1971).