Chizze reggiane, el chezzi, chezzi.
Territorio di produzione
Intera Provincia di Reggio Emilia.
Descrizione sintetica del prodotto
Pasta del gnocco fritto, formaggio parmigiano reggiano fresco (poco stagionato) o pesto dei tortelli verdi o dell’erbazzone.
Un po’ di storia
Salamein, al secolo Federico Sacerdoti, fu l’inventore di una delle più tipiche delizie della cucina reggiana.
Come si fa
Preparare la pasta del gnocco fritto. Con il mattarello tirare una sfoglia dello spessore di circa tre millimetri e poi tagliarla facendo dei quadrati. Sulla metà di ogni quadrato disporre delle sottilissime fettine di grana reggiano e ripiegare sopra l’altra metà di pasta premendola bene ai bordi. Friggere le chizze in abbondante strutto (o olio) bollente. Sono migliori servite calde, quando il formaggio è “filante”, ma sono buone anche fredde. Variante, al ripieno di formaggio, è il ripieno dell’erbazzone (bietole) dette chizze di verdura.
Curiosità
Si racconta che a Reggio esistessero due tipi di chizze: la chizza aristocratica e la chizza democratica. Le chizze aristocratiche erano quelle confezionate dal signor Salamini, delicate, squisite, condite con aromi speciali rimasti segreti e l’agresto. Le chizze democratiche erano quelle nate nel ghetto di via dell’Aquila, erano vendute a buon mercato agli operai, agli studenti, insomma a chi aveva pochi soldi.
Referenze bibliografiche
Camparini l. (Ciripiglia Numa), Cucina tradizionale reggiana, Reggio Emilia, Nironi e Prandi, 1944
Gosetti della Salda Anna, Le ricette regionali italiane, Milano, La cucina italiana, 1967, pag. 390
Iori Galluzzi M.A.–Iori N., Breve manuale del mangiar reggiano, Reggio Emilia, N. Iori, 1985, pag. 26
Ferrrari M., Ricette e racconti della mia Reggio, Cadelbosco di Sopra, Conad Emilia ovest, 199, pag. 29