Dop, Igp e produzioni di qualità

Strozzapreti, strozaprit

Forlì-Cesena

Territorio di produzione

Provincia di Forlì-Cesena e territori limitrofi.

Descrizione sintetica del prodotto

La base per la sfoglia è costituita da farina, acqua a cui è anche possibile aggiungere uova nelle versioni più ricche.

Un po’ di storia

Avete mai sentito parlare della pasta chiamata “strangulapriévete, “strozzapreti”?. Dal greco il verbo straggalào, arrotolare e il verbo prepto, incavare, potrebbe derivare il sostantivo “strangulapriévete ” che dall’impasto di acqua, farina e sale si ricavano, arrotolandoli sul tagliere cosparso di farina asciutta. Questi piccoli bastoncini spessi un centimetro, vengono tagliati in piccoli cilindretti di un paio di centimetri ognuno. I cilindretti vengono poi incavati, facendoli strusciare sul tagliere e tenendoli premuti contro lo stesso col polpastrello dell’indice o del medio della mano. Questa doppia operazione dell’arrotolamento e dell’incavatura ci fa comprendere perché il verbo greco straggalào e prepto, siano all’origine del termine “strangulapriévete”, voce con cui designiamo il formato di pasta.

Come si fa

Si procede nell’amalgamare gli ingredienti fino ad ottenere una massa omogenea e liscia. Si tira la sfoglia fino ad ottenere uno spessore di circa 1-2 mm. Si arrotola la pasta su se stessa e la si taglia a strisce di circa 1 cm di larghezza, come per le tagliatelle e, passando le strisce così ottenute fra i palmi delle mani, si creano dei piccoli fusilli.

Curiosità

Le leggende e le spiegazioni del nome sono varie, ma tutte comunque ruotano attorno alla situazione di storico anticlericalismo creatosi in Romagna fra la popolazione oppressa dalla lunga dominazione dello Stato Pontificio che imponeva tasse e costumi rigidi e che, secondo i popolani, i preti campavano sulle spalle della povera gente. Le massaie non potendo ribellarsi in alcun modo alla strafottenza clericale, inventarono questo piatto da offrire al prelato in visita nelle proprie abitazioni, così buono che il prete goloso ne mangiava tanto che si strozzava e ne crepava.

Referenze bibliografiche

AA.VV. “Mangiari di Romagna. Gastronomia, folclore, dialetto, letteratura” Guidicini e Rosa Editori, Bologna 1979 – pag. 264;

Quondamatteo G. “Dizionario romagnolo (ragionato)” Tipolito “La Pieve” Villa Verucchio 1982, Volume 2°- pag. 204;

Zoffoli “I magnè d’una volta. Antichi mangiari romagnoli del territorio dell’Urgon-Rubicone” Soc. Editrice “Il ponte Vecchio”, Cesena, 2002, pag. 103.

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ultima modifica 2020-02-17T16:20:45+01:00
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