Sughi d’uva reggiani, sugh
Territorio di produzione
Provincia di Reggio Emilia.
Descrizione sintetica del prodotto
Si tratta di una sorta di budino fatto con il mosto dell’uva, zucchero e farina. Il mosto utilizzato di solito era quello ricavato da uva Lancellotta, tipico della regione di Reggio Emilia.
Un po’ di storia
L’origine del prodotto è squisitamente contadina, era limitata al periodo della vendemmia. Cibo tipico autunnale dei contadini, come altri prodotti tipici della civiltà agricola ha avuto in tempi recenti un grane successo come prodotto alimentare raffinato e raro. Utilizzato come dessert, spuntino o, accompagnato con pane, come piatto unico.
La prima opera gastronomica che ne parla è di Pellegrino Artusi nel capitolo dedicato agli sciroppi del 1800, in cui racconta di questo piatto a base di uva di cui viene descritta la ricetta. Eppure la storia ci racconta che qualcosa ci è stato tramandato da due popoli, in effetti molto diversi tra loro, ma che sono venuti in contatto proprio in Emilia, ovvero da un lato i romani e dall'altro i galli. “
Come si fa
Si fa bollire il mosto per parecchio tempo indi si aggiunge lentamente la farina e lo zucchero. Si cuoce ancora e lo si versa in stampi per essere raffreddato e quindi successivamente consumato.
Aneddoti e proverbi
Lo scrittore romano Plinio il Giovane raccontò di aver mangiato in Gallia Cisalpina un dolce a base di uva. Ma di che dolce si trattava? Sì sa poco di quello che avveniva in questa terra all'epoca, anche perché i gusti erano molto distanti da quelli moderni. Però sappiamo che fu un nobile locale della Gallia Cisaplina a offrire a Plinio questo piatto dolce a base d'uva, che per altro l'autore romano trovò molto invitante.
Referenze bibliografiche
Pellegrino Artusi “La scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene”, 1800.