Collasso delle cucurbitacee - scheda tecnica
Muerte subita, Colapso, Vine decline
La malattia ha avuto una rapida diffusione nel mondo a partire dagli anni '70 con perdite economiche rilevanti. In Italia è stata segnalata per la prima volta nel 1997 nel bolognese su piante di cocomero coltivate in serra, e in seguito anche su alcune coltivazioni in pieno campo di melone e di cetriolo da seme nell'area imolese e ravennate.
Sintomi
(40.32 KB)Gli esiti della malattia si manifestano a fine ciclo vegetativo, circa 2-3 settimane prima della raccolta. Le piante mostrano un anticipato ingiallimento delle foglie, seguito da un rapido collasso e morte prematura. L'apparato radicale appare di dimensioni ridotte e marcescente e al momento dell'estirpazione, le radici infette si staccano facilmente dalla pianta.
Il precoce collasso delle piante causa la non completa maturazione dei frutti, che rimangono più piccoli, contengono un basso tenore zuccherino e producono una semente di peso ridotto. Nelle colture da seme, pertanto, si assiste ad una perdita nel quantitativo di seme ottenuto, in quanto durante le fasi di vagliatura e ventilazione, si ha un maggior scarto di semente.
(64.53 KB)Le piante collassate espongono inoltre i frutti alle radiazioni solari, rendendoli più facilmente soggetti a scottature.
I sintomi che caratterizzano il "collasso delle cucurbitacee" possono essere facilmente confusi con altre patologie ad esito simile causate da Fusarium oxysporum e Verticillium dahliae, agenti di tracheomicosi, Phoma cucurbitacearum e Rhizoctonia solani. Solo l'analisi di laboratorio permette di diagnosticare con certezza la causa dell'infezione.
Agenti responsabili
(37.96 KB)L'eziologia della malattia è abbastanza complessa in quanto diversi sono gli agenti fungini in grado di provocare i medesimi sintomi sulle piante colpite. Fra i principali responsabili dell'alterazione si possono citare Monosporascus cannonballus, Rhizopycnis vagum e Acremonium cucurbitacearum. Nelle diverse aree geografiche in cui la malattia è presente i tre patogeni hanno dimostrato avere una diversa distribuzione e patogenicità.
(31.64 KB)Monosporascus cannonballus è stato descritto per la prima volta nel 1974 in Arizona ed ora è diffuso in diverse parti del mondo fra cui nel Nord e Centro America, Asia, Tunisia, Israele, Libia ed anche in alcuni paesi comunitari come Spagna e Olanda. La prima segnalazione della malattia in Italia, nel 1997, è stata proprio attribuita a tale patogeno.
Acremonium cucurbitacearum è presente in California ed è stato recentemente descritto in Spagna, così come Rhizopycnis vagum è di recente introduzione in Texas, California e Spagna.
Le infezioni osservate su impianti di melone e cetriolo da seme nella nostra regione sono state attribuite, in seguito alle analisi micologiche eseguite sui campioni prelevati, a Rhizopycnis vagum e Acremonium crotonigenum, una diversa specie appartenente al genere Acremonium.
Epidemiologia
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Il fatto che all'origine della stessa espressione dei sintomi possano trovarsi microrganismi differenti, può essere spiegato con le caratteristiche dell'area geografica ed in particolare con la diversa temperatura. In particolare la temperatura in prossimità del termine della stagione di crescita delle piante gioca un ruolo importante sull'incidenza e la gravità della malattia.
I funghi responsabili del "collasso delle cucurbitacee" sopravvivono nel terreno e sono facilmente adattabili a condizioni climatiche calde e semiaride.
Le regioni mediterranee sono pertanto particolarmente idonee all'insediamento e alla diffusione della malattia, sia per le condizioni climatiche ottimali, che per l'intensa coltivazione di cucurbitacee.
Difesa
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Trattandosi di una malattia ancora poco conosciuta e provocata da microrganismi fungini diversi, non vi sono informazioni precise riguardanti le misure di difesa da adottare. Sono attualmente in corso di sperimentazione nuovi fungicidi ed agenti di biocontrollo. Fondamentale importanza rivestono le misure preventive di carattere agronomico consistenti, in particolare, in ampi avvicendamenti colturali per evitare il perpetuarsi dell'infezione e ridurre l'inoculo nel suolo. Poiché stress idrici in prossimità della raccolta favoriscono l'insorgere dell'infezione, la somministrazione di acqua alle piante in fase di maturazione può contribuire a ridurre l'incidenza della malattia.