Le previsioni produttive dei Consorzi di tutela delle Dop e Igp ortofrutticole

I rappresentanti dei Consorzi hanno animato le attività dello stand istituzionale dell’Assessorato agricoltura per i tre giorni della fiera Macfrut di Rimini che si è tenuta nella prima settimana di maggio

I Consorzi di tutela delle Dop e Igp ortofrutticole sono stati protagonisti allo stand istituzionale dell’Assessorato agricoltura della Regione Emilia-Romagna alla fiera Macfrut di Rimini. Dall’aglio allo scalogno, passando per l’anguria e la patata, i rappresentanti dei Consorzi hanno animato le attività dello stand per i tre giorni della fiera, che si è tenuta nella prima settimana di maggio, presentando i loro prodotti e le prospettive produttive per questa annata.

Ma vediamo cosa ci hanno detto i rappresentanti dei Consorzi dei diversi prodotti.

Patata di Bologna Dop

Patata di Bologna progetto MARR foto Dell'Aquila.JPG

In linea con la riduzione delle superfici destinate alla produzione di patate in tutta Europa, la campagna della Patata di Bologna Dop 2022-2023 ha riscontrato in fase di semina una riduzione del 19% circa delle superfici destinate alla produzione di Primura Dop (425 ettari) rispetto all’anno precedente (506 ettari).

Il calo di produzione era già stato registrato nel 2022 con una riduzione del 40% rispetto alla precedente campagna (14.230 contro 19.664 tonnellate nel 2021). Questa decrescita va ad allinearsi con le difficoltà agronomiche nazionali ed europee, dettate da una sempre maggiore indisponibilità di efficaci mezzi di difesa, problemi legati al cambiamento climatico e alle alte temperature primaverili ed estive e clima siccitoso. Questi fattori, già critici di per sé, vanno a sommarsi a sempre più diffusi danni da elateridi che fanno misurare al comparto rese produttive tra le più basse mai registrate.

“Per cercare di risolvere queste problematiche – ha detto Davide Martelli, Presidente del Consorzio Patata di Bologna Dop - abbiamo messo in campo due progetti grazie alla collaborazione con la Regione Emilia-Romagna: il primo prevede dei contributi per la risemina della Primura in questa annualità, il secondo è un progetto con l’Università di Bologna per rivedere ed efficientare i processi produttivi”.

In relazione alla campagna commerciale 2022-2023 ancora in corso e che terminerà a breve, il Consorzio ha registrato, anche a causa della riduzione dei volumi di prodotto, un apprezzabile interesse da parte del mercato e una maggiore durata della campagna commerciale, attribuibile anche alle sempre migliori tecniche di conservazione messe in atto dagli operatori della filiera della Patata di Bologna Dop.

Le sfide del Consorzio e del comparto in generale si manterranno critiche anche in previsione della prossima campagna 2023-2024, numerosi tavoli strategici e operativi sono stati attivati direttamente dal Consorzio di tutela Patata di Bologna Dop al fine di garantire un futuro sostenibile e proficuo a tutti gli operatori implicati.

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ciliegia di vignola fonte consorzio1.jpgCiliegia di Vignola Igp

Stefano Cavani, vicepresidente del Consorzio della Ciliegia di Vignola Igp, ci ha parlato delle previsioni di produzione per questa annata: “ad oggi sono discrete nonostante le gelate primaverili che abbiamo avuto, prevediamo un calo intorno al 25-35% della produzione imputabile non tanto ai danni da gelo quanto piuttosto alle problematiche di siccità dello scorso anno. Ma questo porterà ad un aumento di pezzatura e a livello organolettico la qualità sarà maggiore”.

Gli agricoltori iscritti al Consorzio Ciliegia di Vignola Igp sono più di 400 e l’areale di produzione è di circa 500 ettari; il 30% di questa si ottiene da impianti innovativi che proteggono meccanicamente dalla pioggia eccessiva e dagli attacchi degli insetti dannosi; i centri di confezionamento sono 13 e il prodotto non può essere lavorato al di fuori del comprensorio di produzione. Nella zona si producono da 60 a 70.000 q di ciliegie, di cui circa il 70% con marchio Igp; il prodotto è destinato prevalentemente al mercato interno e al consumo fresco. La campagna cerasicola inizia a metà maggio per poi concludersi, indicativamente, la terza settimana di luglio; l’ampiezza del calendario commerciale è garantita dalla presenza di varietà con caratteristiche agronomiche e commerciali diverse, sia precoci che tardive, frutto di anni di ricerca, contraddistinte comunque da un elevato standard qualitativo.


Amarene brusche di Modena Igp

amarene-brusche-igp-fonte Consorzio.jpgLuca Manghi, del Consorzio dei produttori di Amarene brusche di Modena Igp: “Abbiamo avuto un’ottima fioritura e siamo stati colpiti solo marginalmente dalle gelate primaverili che non dovrebbero incidere sul raccolto perché aree produttive diverse si compensano tra di loro. Siamo in attesa di definire quelli che sono i danni che si ripercuoteranno sul raccolto, che ci auguriamo non sia compromesso o danneggiato per quantità incidenti”.

La Confettura di Amarene Brusche di Modena Igp è prodotta coi frutti delle piante di Prunus cerasus, comunemente conosciuto come ciliegio acido. Nel pieno rispetto della ricetta tradizionale, è realizzata utilizzando soltanto zucchero, senza aggiunta di altri ingredienti.  

L'Indicazione Geografica Protetta Amarene Brusche di Modena è riservata esclusivamente ai frutti migliori, che devono presentare alcune caratteristiche precise, come consistenza morbida, colore rosso bruno con riflessi scuri e un perfetto equilibrio di sapore, tra il dolce e l'asprigno. La confettura deve avere un contenuto di frutta fresca minimo del 150% a 2,5-3,5 pH.

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Scalogno di Romagna Igp

Scalogno di romagna IGP foto Dell'Aquila Fabrizio.JPG“In questa annata - ci ha detto Glenda Vignoli, presidente del Consorzio Scalogno di Romagna Igp - sono stati impiantati tra tutti i soci del Consorzio (16 soci) circa 4 ettari che si prevede produrranno circa 200 quintali di scalogno. Con l’arrivo del nuovo disciplinare pubblicheremo un libro sulla storia dello Scalogno di Romagna Igp e lo presenteremo nelle prossime fiere nella zona dell’imolese”.

Lo Scalogno di Romagna Igp, a metà strada tra aglio e cipolla, è il bulbo cipollino della specie Allium ascalonicum. Prodotto secondo i Disciplinari di produzione Integrata, non può essere coltivato in successione a sè stesso o ad altre liliacee, né a solanacee, barbabietole e cavoli, ma deve rispettare i tempi della rotazione di almeno 5 anni. I terreni idonei per la coltivazione dello Scalogno di Romagna Igp sono di natura collinare, tessitura media tendente all’argilloso, asciutti, ben dotati di potassio e sostanza organica, ben esposti e soprattutto ben drenati. All’atto dell’immissione al consumo, lo scalogno può essere confezionato come prodotto fresco in mazzetti legati o come prodotto secco in mazzetti, in trecce o in reti. 


Marrone di Castel del Rio Igp

marroni foto Dell'Aquila Agricoltura.jpg

“Il Marrone di Castel del Rio Igp - ha sottolineato Monia Rontini, castanicultrice in rappresentanza del Consorzio Castanicoltori di Castel del Rio, viene riconosciuto nel 1996 e il disciplinare è stato modificato nel 2021 per dare importanza al marrone di piccola taglia perché ha la stessa bontà di quelli grandi; il disciplinare prevede che i marroni piccoli (quelli che sono più di 110 in un kg) vengano utilizzati per la trasformazione. Nel nuovo sito del Consorzio è possibile trovare i 100 produttori che aderiscono al Consorzio Castanicoltori di Castel del Rio e acquistare il prodotto anche online”.

Il Consorzio, nato nel 1985, ha oggi l’obiettivo di far conoscere il Marrone di Castel del Rio Igp dal punto di vista nutrizionale, introducendo il consumatore alla cultura del cibo e all'educazione al gusto.

Il marchio Igp assegnato per le speciali caratteristiche organolettiche del frutto, rappresenta un valido strumento per tutelare e promuovere il Marrone come prodotto tipico difendendolo così dall'agro-pirateria che immette sul mercato alimenti simili riproducendo impropriamente nome, colore, immagine. Il Consorzio garantisce al consumatore l'identificazione inequivocabile del frutto confezionato con il proprio logo.

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Pesca e nettarina di Romagna Igp

Pesca nettarina foto Dell'Aquila Archivio Agricoltura.jpgPer il presidente del Consorzio Pesca e nettarina di Romagna Igp, Paolo Pari, “il 2023 dovrebbe essere un anno importante per il Consorzio perché siamo riusciti ad ottenere una revisione del disciplinare che allarga il parco varietale che potrà essere commercializzato con il marchio Igp. Potremo così usare delle varietà nuove, figlie delle varietà storiche, ma che incontrano maggiormente i favori del consumatore moderno”.

La Pesca e nettarina di Romagna Igp, coltivata nelle province di Ferrara, Bologna, Forlì e Ravenna con metodi di coltivazione a ridotto impatto ambientale, è caratterizzata da frutti di diverse varietà che si differenziano per calendario di maturazione e diversità di gusto, adatte al consumo fresco ma anche alla trasformazione in succhi, confetture o sciroppate. Da una lato ci sono le pesche, con epidermide vellutata, e dall’altro le nettarine (o pesche noci), con buccia liscia o glabra, entrambe a polpa gialla oppure bianca, entrambe disponibili sul mercato dal 10 giugno.

Il Disciplinare di produzione è stato pensato per esaltare i requisiti di sicurezza, qualità e gusto dei frutti. All’atto dell’immissione al consumo la Pesca e la nettarina di Romagna devono avere le caratteristiche proprie delle diverse specie (misure minime e tenore zuccherino minimo).  


Anguria reggiana Igp

Anguria reggiana IGP foto Dell'Aquila600x400 .JPGLe previsioni produttive per l’anguria reggiana per il 2023 sono di una sostanziale stabilità rispetto allo scorso anno: 200 ettari di impianti e una produzione di 100mila quintali (uguale al 2022). Per quanto riguarda invece il prodotto marchiato Igp la stima per quest’anno prevede 15mila quintali (un +10% sul 2022 con 13.500 q). Ma cosa distingue un’Anguria reggiana Igp da un’anguria priva di marchio? Secondo Federico Baracchi, produttore in rappresentanza del Consorzio dell’Anguria reggiana Igp, “lo dice il disciplinare di produzione che è rigidissimo con un grado zuccherino minimo garantito e standard qualitativi molto alti. L’Anguria reggiana Igp cresce solo in un’area molto ristretta della provincia di Reggio Emilia”.

Il Disciplinare di produzione prevede: solo 3 tipi (tondo, ovale, allungato), un grado zuccherino minimo garantito, un territorio vocato, controlli quotidiani, raccolta a mano e picchiettatura una ad una e nessuna conservazione in frigo.

Oggi sono 14 le aziende agricole del territorio che la producono, affiliate nel Consorzio di tutela. I coltivatori di Anguria reggiana Igp da generazioni lavorano mantenendo vivo un sapere antico: come la figura dello “spicador” (lo staccatore) colui che, osservando la pianta, il colore della scorza e picchiettando le angurie con la sua roncola, dà il benestare alla raccolta solo nel momento di perfetta maturazione.

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Aglio di Voghiera Dop

aglio di voghiera fonte consorzio.JPG

Il Consorzio produttori Aglio di Voghiera Dop raggruppa tutte le 26 aziende produttrici e confezionatrici dell’Aglio di Voghiera Dop. Tali aziende, per l’annata 2023 hanno dedicato circa una superficie di 150 ettari per la coltivazione della Dop, con una produzione stimata che si aggira attorno ai 7.500 quintali.

Il Consorzio, costituito nel 2000, ha come scopo la tutela, la promozione e la valorizzazione di questo prodotto agricolo tradizionale che ha ottenuto nel 2010 la designazione europea Dop. La qualità e la filiera produttiva dell’Aglio di Voghiera Dop sono garantiti dal Consorzio che adotta un severo codice disciplinare di produzione. Il ruolo del Consorzio, riconosciuto dal Ministero dell’agricoltura, è fondamentale per preservare l’intreccio unico e irripetibile di saperi, competenze e saper fare.

Per festeggiare e celebrare proprio questo prodotto d’eccellenza, il Consorzio, ogni anno organizza nel primo weekend di agosto, la ormai tradizionale Fiera dell’Aglio di Voghiera Dop, che nel 2023 si terrà da venerdì 4 agosto a domenica 6 agosto.

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