Pesca e acquacoltura

Una acquacoltura più blu, sostenibile e semplice. Proposte del Comitato delle Regioni

Il Comitato delle Regioni propone di istituire una eco-label europea per i prodotti dell’acquacoltura ed un one-stop-shop per le autorizzazioni dell'acquacoltura

Una acquacoltura e pesca sostenibili, dei trasporti marittimi decarbonizzati e meno inquinanti, il ripristino degli stock ittici: secondo il Comitato delle Regioni, l'assemblea dei rappresentanti locali e regionali dell'UE, questi sono i temi cruciali per costruire una Blue Economy che non impatti sugli equilibri climatici e che dia un contributo maggiore alla nascita di un sistema agroalimentare più sostenibile.

 L’Economia Blu impiega quasi 4 milioni e mezzo di persone, generando circo 650 miliardi di fatturato e 176 miliardi di valore aggiunto. Il solo settore dell’acquacoltura, intesa come allevamento ittico, costituisce una quota del 20 % della produzione ittica europea (molluschi compresi). Il settore è composto da 15mila imprese ed impiega circa 70mila operatori. Pesca e acquacoltura sono entrambe settori della Blue Economy, nella quale giocano un ruolo chiave per la resilienza delle economie costiere. Ma gli ostacoli burocratici e una cronica insufficienza di investimenti continuano a rendere più difficile un pieno sviluppo dell’acquacoltura europea.


 Il Comitato delle Regioni, nella sua seduta plenaria dell’1 e 2 dicembre 2021 ha approvato un parere sulla Sustainable blue economy and aquaculture, che propone due misure:

- una eco-label europea per i prodotti dell’acquacoltura (marchio di qualità ecologico e di rispetto degli standard europei)

- uno sportello unico europeo (one-stop-shop) per coordinare le procedure per ottenere i permessi per svolgere attività di acquacoltura

Le misure proposte contribuirebbero a raggiungere gli obiettivi della nuova Comunicazione della Commissione Europea su una Economia Blu sostenibile e le Linee guida strategiche per una acquacoltura europea sostenibile e competitiva dello scorso maggio.

Infatti, la crescita del settore dell’acquacoltura in Europa è rallentata da processi autorizzativi molto lunghi e complicati, e l’accesso alle acque è limitato. Per questo il Comitato delle Regioni propone di istituire uno sportello amministrativo a livello europeo, in grado di rilasciare licenze armonizzate e di fornire moduli formativi alle autorità locali sulle autorizzazioni, in modo da garantire nel rispetto delle norme la massima velocità amministrativa possibile.

Oltre a questo, il Comitato delle Regioni ha ribadito l’importanza di creare un marchio unico di qualità ecologica (eco-label) per i prodotti dell’acquacoltura europea, e sottolinea l’opportunità di estendere il futuro Carbon Border Adjustment Mechanism o CBAM anche alla filiera ittica, il che permetterebbe di prevenire importazioni di prodotti ittici non rispettosi degli alti standard di qualità sociale ed ambientale vigenti per i produttori europei.

I membri del CoR chiedono una definizione chiara del termine “acquacoltura sostenibile” e linee guida specifiche, con un Piano d’azione dettagliato nel quale coinvolgere le autorità locali e regionali.

Infine, il Comitato delle Regioni rinnova la richiesta di allocare il 10% del budget del Programma Quadro di Ricerca e Innovazione per il raggiungimento di obiettivi della Blue Economy, anche a supporto delle difficoltà di accesso che la BlueInvest Platform (piattaforma del Maritime forum che unisce gli stakeholders di tutta Europa attorno ai temi della Blue Economy) ha rilevato rispetto ai finanziamenti europei, per i quali il budget della cooperazione territoriale è stato ridotto e le procedure sono ancora molto spesso troppo complesse.

Altra fonte finanziaria di supporto alla Blue Economy dovrebbero essere i Piani di Resilienza post-pandemia, dove però Regioni e autorità locali non sono stati coinvolti come avrebbero dovuto.

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ultima modifica 2021-12-03T13:17:31+02:00
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