Pesca e acquacoltura

Granchio blu, la Regione a fianco degli acquacoltori

In Consulta ittica ha avviato un percorso condiviso per proteggere le produzioni acquicole autorizzando il prelievo del crostaceo che si ciba di molluschi. Prese altre importanti decisioni a supporto degli acquacoltori

Il Granchio blu (Callinectes sapidus) da problema per le marinerie di Goro e Comacchio a potenziale opportunità per la filiera ittica dell’Adriatico.

Il Granchio blu è un crostaceo che appartiene ad una specie esotica ed è senza alcun antagonista naturale negli ecosistemi dell'Alto Adriatico. Si tratta di una specie che si adatta facilmente e di un predatore formidabile di altre specie marine, dalle vongole al novellame agli altri pesci e crostacei, tra cui quelle delle imprese di acquacoltura del Delta del Po.

In questi ultimi tempi la specie è molto popolosa e aggressiva, ma i danni che essa arreca alle produzioni ittiche possono essere limitati permettendo agli acquacoltori il prelievo, anche per fini commerciali, dalle aree oggetto di concessione.

La decisione di intervenire e di insediare un gruppo tecnico che trovi soluzioni veloci e concrete per gestire la situazione tutelando le imprese acquicole locali è stata discussa nel corso della Consulta ittica regionale del 20 giugno scorso, alla presenza dell’Assessore regionale all’Agricoltura e Pesca Alessio Mammi.

La Regione Emilia-Romagna si è già attivata per la risoluzione del problema costituito dalla presenza del Granchio blu nelle acquacolture locali, sempre piu' popolosa ed aggressiva. Tra le soluzioni proposte, in corso di valutazione, appunto l'ipotesi di autorizzare caso per caso le imprese al prelievo per autodifesa del crostaceo, sulla base ed a partire di modifiche alle concessioni demaniali già in essere. 

Soluzioni in arrivo 

Per contribuire a conoscere il problema ed a proporre soluzioni adeguate, il Settore Attività Faunistico-Venatorie, Pesca e Acquacoltura della Regione ha recentemente presentato per il cofinanziamento sul Programma europeo Interreg Euro-Med, in qualità di capofila, un progetto sul Granchio blu denominato “BlueFood”.

Il progetto, che ha superato il primo step di valutazione ed è attualmente in attesa di approvazione, punta sulla possibilità di sfruttamento e utilizzo commerciale e alimentare del Granchio blu, che oggi viene già commercializzato da pescatori e acquacoltori con il nome di Granchio Reale, ma anche a pubblicizzarne l’esistenza, le problematiche e le potenzialità. 

Inoltre, la Regione Emilia-Romagna si è impegnata a promuovere una riflessione a livello nazionale ed europeo sulle possibili soluzioni di contrasto al crostaceo, ormai indispensabili a preservare gli equilibri dell’ecosistema marino. Infatti, la specie è attualmente presente nella lista delle specie invasive alloctone dell'Unione Europea, il che non ne permette la commercializzazione; mentre un suo riconoscimento come specie di interesse commerciale, attraverso l'inserimento nell'apposito elenco approvato con Decreto Ministeriale, permetterebbe di consumare il Granchio blu per l'alimentazione umana, dati anche il suo gusto saporito e le ottime qualità nutritive. 

Infine, è allo studio la possibilità di mutuare per gli acquacoltori titolari di concessione demaniale marittima (in quanto riconosciuti come imprenditori agricoli) un sistema di indennizzi che consenta l’autodifesa dalle specie dannose e invasive e ne consenta sia l’autoconsumo che lo sfruttamento commerciale. 


La Consulta ittica e le conseguenze dell’alluvione


La Consulta Ittica ha permesso inoltre di discutere assieme alle Associazioni rappresentative delle Cooperative della pesca il tema dei problemi generati al settore in seguito agli eventi alluvionali del maggio 2023, a partire dalla morìa delle vongole.

Lo sversamento di grandi quantità di acqua dolce in mare ha infatti provocato casi di anossia (mancanza di ossigeno), che hanno fatto morire le vongole soprattutto lungo i canali di Comacchio. inoltre, sono stati registrati danni a varie strutture impiegate nella pesca e nell’acquacoltura. La Regione ha quindi invitato le associazioni dei pescatori a presentare una relazione con la stima e la localizzazione dei danni, in modo da potersi poi attivare per chiedere l’attivazione del Fondo di solidarietà nazionale della pesca.


Verso il riparto del Feampa

Gli uffici regionali hanno poi dato informazioni sullo stato del processo di riparto delle risorse assegnate all'Italia nel quadro del programma europeo Feampa (Fondo Europeo per la Pesca l’Acquacoltura e le Attività Marittime), finalizzato all'attuazione della Politica comune della pesca attraverso un Programma Operativo nazionale.

Per l’Emilia-Romagna è in campo una proposta di piano finanziario che vale poco meno di 40 milioni di euro. “Si tratta di una cifra rilevante – ha ricordato l’Assessore regionale all’Agricoltura e Pesca Alessio Mammi –, necessaria e innovare gli strumenti di pesca e a garantire la sicurezza in mare, procedere alla riqualificazione delle banchine portuali, ad attività di rafforzamento della promo-commercializzazione e altre azioni. La piccola pesca artigianale è un patrimonio regionale di grande valore e irrinunciabile per il nostro territorio. Un’attività che impegna numerose imprese e famiglie e che intendiamo sostenere e tutelare”.

Un nuovo incontro della Consulta ittica regionale per fare il punto degli sviluppi della situazione è previsto a fine luglio a Cesenatico.

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ultima modifica 2023-06-26T09:41:06+02:00
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