Fitosanitario e difesa delle produzioni

Impianto

Scelte oculate nella progettazione delle aree verdi nonché nell'acquisto e nella messa a dimora del materiale vivaistico consentono di ottenere impianti duraturi e gestibili in maniera economica ed efficiente.

SCELTA DELLA SPECIE

Nella scelta delle specie da mettere a dimora nei nuovi impianti occorre valutare le caratteristiche di adattabilità all'ambiente urbano, tenendo conto anche del livello di inquinamento atmosferico e del terreno, oltre che di una serie di altri parametri connessi allo sviluppo delle piante ed alla loro manutenzione.
La scelta dipende anche dagli scopi che l'impianto si propone, quali ad esempio la funzione di arredo ornamentale o l'armonizzazione nel paesaggio vegetazionale (nelle zone di transizione tra il paesaggio urbano e i paesaggi esterni alla città).
Pur essendo da preferire la messa a dimora di specie autoctone, l'opportunità o meno di impiegare specie esotiche può variare in relazione alle caratteristiche e alle finalità dell'intervento. Ad esempio, le specie esotiche possono essere utilizzate in interventi di limitata estensione e a prevalente finalità estetico-ornamentale in aree molto antropizzate.
Viceversa tale impiego è generalmente da evitare nell'ambito di interventi più estensivi, con prevalenti finalità naturalistico-ambientali (es. parchi periurbani).
L'utilizzo di piante esotiche, inoltre, può essere consentito qualora queste siano ben adattabili all'ambiente e non siano causa di problemi futuri soprattutto di ordine fitosanitario, di stabilità e di sviluppo degli apparati radicali. Per la realizzazione di viali alberati, piazze o aree verdi in zone fortemente antropizzate, occorre prima di tutto rispettare l'esigenza di avere piante adatte per forma, dimensioni e rusticità. Per questo, anche nei giardini di quartiere, è in generale preferibile l'utilizzo di specie autoctone e di facile manutenzione. Le specie impiegate nella realizzazione del verde pubblico di quartiere dovrebbero inoltre servire come esempio per il verde privato, così da favorire la creazione di zone omogenee, almeno per quanto riguarda le principali piante arboree e arbustive.

Aspetti da valutare nella scelta della specie

  1. Resistenza e adattabilità al clima della zona
  2. Resistenza agli agenti inquinanti (compresi quelli che si accumulano a livello delle radici a seguito dei sali antigelo sparsi sulle strade durante il periodo invernale)
  3. Resistenza agli attacchi di fitofagi e di parassiti vegetali
  4. Resistenza alla siccità e all´asfissia radicale
  5. Frequenza degli interventi di manutenzione necessari
  6. Velocità di accrescimento
  7. Robustezza del legno (resistenza ai tagli, agli urti, ecc.)
  8. Andamento dello sviluppo dell'apparato radicale
  9. Persistenza delle foglie
  10. Caratteristiche della fioritura e della fruttificazione
  11. Sviluppo e forma della pianta adulta (portamento)

Longevità, che nell'ambiente urbano si può ridurre fino al 50%.

REQUISITI DEL MATERIALE VIVAISTICO

Per la realizzazione di nuovi impianti o per la sostituzione di piante in aree verdi già esistenti, è sempre necessario utilizzare materiale vivaistico di qualità e garantito sotto l'aspetto genetico-sanitario. La qualità delle piante è riferibile e valutabile sotto il profilo fitosanitario, morfologico-vegetativo e in base agli standard vivaistici di allevamento. In particolare è quest'ultimo aspetto che permette di differenziare la qualità anche dal punto di vista commerciale.
Il materiale vegetale da impiegare nei nuovi impianti dovrà possedere i requisiti fissati dalle normative vigenti in materia; in particolare dovrà essere:

  • esente da organismi nocivi da quarantena;
  • sostanzialmente privo di organismi nocivi previsti dalla normativa fitosanitaria relativa ai parassiti "di qualità";
  • conforme alle specie o alle varietà dichiarate;
  • esente da difetti strutturali nonché da lesioni meccaniche nell'apparato aereo pregiudizievoli la crescita e lo sviluppo della pianta;
  • dotato di un apparato radicale di normale sviluppo con un buon capillizio radicale e privo di lesioni tali da pregiudicare lo sviluppo della pianta.

Dal punto di vista della forma di allevamento gli alberi (particolarmente se destinati ad alberature stradali) devono presentare:

  • fusto diritto;
  • altezza della prima impalcatura a partire da 220 cm, se la circonferenza del fusto è superiore a 12-14 cm, o a partire da 250 cm se la circonferenza supera i 30-35 cm;
  • presenza del prolungamento dell'asse centrale all'interno della chioma, ad eccezione delle varietà con chioma globosa o pendule;
  • regolare distribuzione delle ramificazioni nei 360 gradi dello sviluppo orizzontale della chioma;
  • regolare ed equilibrata distribuzione verticale delle ramificazioni della chioma.

Gli alberi ramificati dal basso devono presentare:

  • un unico fusto diritto, o con lievi ondulazioni verticali a seconda della specie o varietà, e ramificazioni che partono da terra;
  • regolare distribuzione delle ramificazioni nei 360 gradi dello sviluppo orizzontale della chioma;
  • regolare ed equilibrata distribuzione delle ramificazioni nella chioma.

Gli alberi a più fusti devono presentare:

  • generalmente 3 o più fusti equivalenti che partono da terra;
  • regolare ed equilibrata distribuzione delle ramificazioni della chioma.

Le dimensioni degli alberi vengono indicate riportando in centimetri la circonferenza del fusto misurata a un metro da terra. Convenzionalmente si definiscono delle classi di circonferenza variabili di 2 in 2 cm a partire dai 6 fino ai 20 cm di circonferenza e di 5 in 5 cm per circonferenze superiori. Per esemplari di alto pregio, viene riportato anche il diametro della chioma (classi di 50 in 50 cm). Per gli alberi ramificati dal basso si riporta anche l'altezza della pianta misurata in classi che vanno di 50 in 50 cm a partire da 2 m. Può essere richiesta e riportata anche la larghezza della chioma espressa sempre a un metro da terra. Per gli alberi a più fusti si riporta l'altezza della pianta misurata come sopra descritto ed eventualmente la larghezza della chioma.

Gli arbusti devono avere strutture ben lignificate e non eziolate; in caso di piante dal portamento cespuglioso dovrebbero avere almeno 3 ramificazioni a partire dalla base. Vengono dimensionati in classi di altezza che vanno di 20 cm in 20 cm fino al metro di altezza, di 25 in 25 cm fino ai 2 m e di 50 in 50 cm per altezze superiori. In caso di piante dal portamento strisciante od orizzontale non viene indicata l'altezza ma il diametro della chioma espresso in classi di 20 in 20 cm fino al metro e di 25 in 25 oltre il metro. Poichè per gli arbusti si va sempre più diffondendo la coltivazione in contenitore, vengono spesso riportate anche le misure dei contenitori o il loro volume. Per tutte le piante che vengono coltivate e commercializzate in zolla, un ulteriore e importante parametro, che spesso però non viene riportato, è quello relativo al numero di trapianti o di lavorazioni dell'apparato radicale che la pianta ha subito. In genere è proporzionato all'età della pianta e dovrebbe essere effettuato con una frequenza di almeno 3 anni.

Le piante erbacee annuali, biennali e perenni sono sempre allevate in contenitore e devono presentarsi rigogliose e ben accestite dal punto di vista vegetativo. Vengono dimensionate in relazione al contenitore in cui vengono allevate.
I bulbi e i tuberi devono essere delle dimensioni tipiche della specie, esenti da parassiti, turgidi e ben conservati. I rizomi devono presentare almeno 3 gemme.

LA BUCA D'IMPIANTO

Quando si procede alla piantagione di alberi o di arbusti nei viali o nel contesto urbano spesso il suolo è alterato per la presenza di materiale estraneo, se non addirittura di prodotti inquinanti. Nella maggior parte dei casi si opera su terreno di riporto assolutamente inadatto a ogni forma di coltivazione ed è quindi necessario predisporre la zona di impianto in modo da renderla il più possibile adeguata alle esigenze della pianta.
E' consigliabile in questi casi adottare i seguenti accorgimenti:

  • aprire una fossa di dimensioni sufficienti in relazione al volume di terreno che è necessario sostituire (purtroppo frequentemente insorgono problemi a causa di fognature, tubazioni dell'acqua e del gas, cavi elettrici e telefonici);
  • assicurare un regolare sgrondo dell'acqua per evitare che il suolo attorno alle radici rimanga a lungo bagnato, causando asfissie e marciumi radicali. Un buon drenaggio può essere realizzato sistemando sul fondo di ogni fossa materiale inerte quale ghiaia o argilla espansa, che può essere poi collegato tra una buca e l'altra mediante l'impiego di tubi drenanti che afferiscano a un sistema di fognatura. Sempre per impedire che le pareti della fossa si impermeabilizzino impedendo così la circolazione dell'acqua e dell'aria, è importante che i bordi vengano opportunamente scalfiti e lavorati e che le operazioni di scavo vengano effettuate con terreno asciutto.

La forma della buca è ritenuta un fattore molto importante per favorire un migliore attecchimento delle radici.
Una buca di impianto di forma trapezoidale rispetto alla tradizionale buca rettangolare, con diametro 3 volte quello della zolla, permette all'apparato radicale di crescere rapidamente fino al 25% del suo volume originale, prima di raggiungere il suolo di scarsa qualità (quello esterno alla buca). In questo modo la pianta riuscirebbe a sopportare meglio lo stress da trapianto.

PER UNA CORRETTA PIANTAGIONE

  • Mantenere il colletto a livello della superficie del terreno.
  • I pali tutori che devono sorreggere la pianta nei primi anni di vita (generalmente in numero di 3) non devono superare il metro di altezza fuori terreno. In questo modo l'albero può muoversi liberamente sotto l'azione del vento; la giovane pianta "sperimenta" così tali forze come se si trovasse in condizioni naturali (bosco), irrobustendo i tessuti legnosi grazie a una maggiore produzione di lignina e cellulosa.
  • Il tubo drenante forato viene collocato durante la piantumazione attorno alla zolla (tra il colletto e il centro zolla); l'estremità che rimane nel terreno viene otturata, mentre l'altra estremità viene fissata all'esterno della buca a un palo tutore. Questa tecnica permette di mantenere aerato il terreno nel tempo e di poter irrigare manualmente più facilmente innestando il tubo di irrigazione nel tubo drenante.
  • Dopo la messa a dimora non eseguire potature (fatta eccezione per il taglio degli eventuali rami secchi o danneggiati durante il trapianto). Solo ad attecchimento avvenuto, quando la pianta riprende la propria crescita e il normale sviluppo, dovranno essere eliminati quei rami che l'albero non ha scelto per il proprio sviluppo strutturale.


Composizione substrato per piantumazione

Composizione substrato per piantumazione

 

LA MISCELA DI RIEMPIMENTO

All'interno della buca, per un'ottimale messa a dimora, sono necessari terreno di campagna (di medio impasto), pomice naturale, letame maturo, micorrize, alghe marine.
Le proprietà della pomice sono quelle di decompattare il terreno, rendendolo così più facilmente penetrabile dalle radici e aumentandone la porosità. Il migliore letame maturo risulta essere quello di origine bovina; apprezzabili sono anche quelli provenienti dall'allevamento di equini, ovini, galline e conigli.

Il compost è un ammendante di origine organica ottenuto tramite la trasformazione dovuta a microrganismi aerobi di foglie, erba, ramaglia, letame fresco, scarti di cucina, cenere di legna. Il compost rispecchia le caratteristiche presenti nell'humus forestale, in quanto è ricco sia di sostanza organica sia di flora microbica. La flora microbica è la parte viva del terreno, essa assicura la presenza dell'aria e la capacità di trasformare ogni elemento organico in humus. La sostanza organica, tramite il processo di mineralizzazione, assicura nel tempo la disponibilità degli elementi minerali necessari alla vita delle piante.

Le micorrize derivano dall'unione tra le radici delle piante superiori e le ife di alcune specie di funghi. Questa simbiosi mutualistica interessa in natura circa il 90% delle piante presenti sulla terra; alcune piante vengono definite a micotrofia obbligatoria,in quanto la loro sopravvivenza è legata all'unione di funghi micorrizici. A questo gruppo appartengono quercia, carpino, acero montano e abete bianco. Altre specie, invece, sono a micotrofia facoltativa, poiché l'unione tra la pianta e il fungo non è indispensabile per la vita della pianta stessa. La simbiosi tra il fungo e la pianta porta a un vantaggio reciproco: il primo preleva dalle radici dell'ospite i carboidrati necessari al proprio sviluppo vegetativo e generativo; la pianta incrementa di 100 volte la capacità di assumere elementi nutritivi come azoto, potassio, fosforo e manganese grazie alle ife del fungo, che distribuendosi nel terreno si comportano anch'esse da radici assorbenti. I funghi micorrizici, inoltre, proteggono le radici delle piante di cui sono simbionti da possibili attacchi di batteri e funghi fitopatogeni grazie alle ife, che, avvolgendo le radici, ne ostacolano la penetrazione all'interno. Oggi è possibile effettuare inoculi di funghi simbionti per sfruttare questo meccanismo. I prodotti a base di spore di funghi micorrizici sono spesso miscelati con biostimolanti (es. alghe marine) e si presentano sotto forma di polveri. Possono essere immessi nel terreno durante il trapianto: in tal caso è molto importante che questa miscela venga a contatto con le radici superficiali della pianta, in quanto solo con le radici avventizie e di assorbimento si sviluppano le micorrize. Altri formulati necessitano di una soluzione in acqua fino alla formazione di un gel e vengono applicati tramite una breve immersione della pianta, a radice nuda, nel preparato. Questa operazione va eseguita subito prima della messa a dimora nella buca. Per favorire lo sviluppo delle micorrize è necessario mantenere una certa quantità di umidità nel terreno (elemento vitale per i funghi) e abolire l'immissione di concimi chimici, di diserbanti e di anticrittogamici nel terreno, i quali determinerebbero la morte delle spore.

Le alghe marine sono in grado di offrire alle piante un valido apporto nutritivo e di favorire la prevenzione delle malattie, grazie alle notevoli quantità in esse presenti di oligoelementi, vitamine, enzimi e sostanze antibiotiche. Recentemente le alghe vengono utilizzate come biostimolanti e applicate attraverso trattamenti fogliari. Le alghe contengono un plasma molto ricco di metalli, minerali, vitamine, zuccheri e, in quantità minori, di sostanze ormonali quali: gibberelline (che favoriscono la crescita degli internodi e aumentano le dimensioni e la forma delle foglie), auxine (aventi il compito di accrescere le piante in altezza, trovandosi così in quantità maggiori nelle gemme apicali) e citochinine (ormoni destinati a favorire la crescita dell'apparato radicale e a ritardare l'invecchiamento degli organi vegetali). Le alghe marine si ottengono grazie alla disidratazione artificiale delle stesse; esse non vengono allevate ma raccolte in ambienti naturali. Le alghe marine sono un ottimo fertilizzante naturale, prontamente utilizzabile dalle piante, in quanto non necessitano di alcuna trasformazione prima di essere assorbite dalle radici. Di seguito si riportano le principali specie di alghe utilizzabili nella gestione biologica del verde.

1. Lithothamnium phimatholiton. Alga calcarea, a elevato pH (> 10), adatta per correggere terreni molto acidi.
2. Laminaria digitata. Di origine nord atlantica, ricca di elementi nutritivi, può essere utilizzata sia nel terreno che sulla vegetazione.
3. Ascophillum nodosum. Proviene dai mari norvegesi e dal Nord America; è la più utilizzata nel campo del verde ornamentale poiché di facile assorbimento da parte della pianta sia a livello radicale che fogliare. Particolarmente adatta per l'utilizzo in fertirrigazione.

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ultima modifica 2019-10-15T10:02:02+02:00
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