Quando a Mesola si coltivava il tabacco
Nel dopoguerra nasce la prima cooperativa per la lavorazione del tabacco con il sostegno dell'Ente Delta Padano
Dal dopoguerra in poi inizierà in tutto il Paese un processo generale di ricostruzione delle strutture industriali danneggiate ed un loro ammodernamento. Anche il settore del tabacco sarà coinvolto in questa fase storica da importanti investimenti per ricostruire ed adeguare le strutture di lavorazione ai nuovi processi produttivi ma anche per incrementare le superfici investite a questa coltura.
La coltivazione del tabacco era presente in varie zone della provincia di Ferrara con anche le strutture di prima lavorazione come magazzini di essiccamento e stoccaggio. Diana Chiozzi, classe 1932, mi ha raccontato ad esempio che nella frazione di Cesta del comune di Copparo molte ragazze lavoravano per diversi mesi sia nei campi di coltivazione che nello stabilimento di essiccazione e stoccaggio delle foglie e ricorda ancora come per quel territorio rurale la lavorazione del tabacco fosse una importante fonte di reddito e benessere per tante famiglie.
Anche a Mesola, tra i primi centri interessati dalle opere della Riforma, è presente la coltivazione del tabacco e con il sostegno dell'Ente Delta Padano nascerà la prima cooperativa per la lavorazione di questa coltura, come viene riportato a pagina 4, numero 3 del 1953 della rivista la "Voce del Delta Padano", in cui si trova scritto "E' in corso di studio e di preparazione la costituzione di una cooperativa per la lavorazione del tabacco".
La cooperativa avrà due obiettivi principali: assicurare agli assegnatari coltivatori l'ottenimento del massimo prezzo di realizzo per prodotto secco e favorire lo sviluppo industriale della zona per dare maggiori possibilità di lavoro alla popolazione rurale di Mesola.
L'occupazione nel settore anche in questo territorio sarà soprattutto femminile sia per la lavorazione in campo e raccolta che per la fase di essiccazione e cernita delle foglie.
In un successivo articolo del numero 15 del 1953 della rivista, intitolato "Lo stabilimento per la cura e l'essiccazione del tabacco a Mesola", il borgo viene descritto come centro propulsore del basso ferrarese, dove la riforma non si esaurisce nella semplice assegnazione dei terreni ma si articola in interventi molto complessi di accompagnamento alla crescita generale della comunità rurale.
Nell'articolo viene riportato che lo stabilimento è stato preso in gestione il 26 luglio dalla cooperativa tra assegnatari S.c.e.l.t.a. (Società cooperativa essiccazione lavorazione tabacco).
Questo impianto di essiccazione e cura del tabacco si trova in località Dossone di Mesola e viene rimodernato dall'Ente Delta Padano con i più aggiornati criteri tecnici , si afferma "ed oggi esso è certo il più efficiente d'Italia e tra i primi d'Europa per razionalità degli impianti".
Nell'articolo è riportato che nello stabilimento sono occupate circa cinquanta operaie e che la lavorazione del prodotto inizia in un prima stanza molto grande in cui le foglie di tabacco ancora verdi vengono due a due infilzate in stanghette di legno e collocate poi in appositi carrelli a ruote, questi poi vengono spostati in grandi celle per l'ingiallimento.
Le celle di ingiallimento a chiusura ermetica sono quattro e sono internamente rivestite di legno ed esternamente di alluminio. Ogni cella può contenere circa 20 quintali di tabacco verde, diviso in 12 carrelli.
Per l'operazione di ingiallimento nelle celle viene immessa aria calda ad una pressione di circa 70 atmosfere e il processo di essiccazione dura in media circa 50 ore.
I carrelli poi vengono spostati nelle sale di cernita dove le operarie procedono alla selezione, tenendo conto sia del colore che della posizione nella pianta delle foglie: apicali, mediane e basali.
Le foglie raggruppate in mazzetti vengono poste in botti di stagionatura e queste sono spostate in un magazzino al piano superiore con un montacarichi.
Nel magazzino le foglie di tabacco resteranno per circa 12 mesi prima della successiva lavorazione.
Non ci sono nell'articolo riferimenti alla coltivazione e lavozione in campo, è riportato comunque che le varietà di tabacco che vengono essiccate a Mesola sono: il Kentuky, che viene utilizzato per realizzare sigari e trinciato forte, ed il Virginia Bright, utilizzato invece per sigarette fini e come rivestimento esterno dei sigari.
Il Virginia Bright viene in parte esportato anche in Inghilterra e si parla per la vendita di circa 60.000 lire per quintale di secco, che sono tanti soldi per l'anno 1953.
L'articolo mette in evidente risalto il ruolo della cooperativa di gestione, gli investimenti di riqualificazione e le scelte effettuate per un miglioramento generale delle condizioni di vita del luogo, è infatti scritto "Da quando la cooperativa tra assegnatari ha preso in gestione il modernissimo essiccatoio di Mesola, 780 quintali di tabacco verde sono passati nelle celle di essiccazione dando un quantitativo di 110 quintali di tabacco secco. E la lavorazione è tuttora in corso non essendo ancora finita la campagna di raccolta." ed ancora " Questa cooperativa per la lavorazione del tabacco non sarebbe mai sorta se appunto a Mesola, in virtù della riforma, non stesse nascendo un nuovo ambiente economico e sociale con nuove iniziative e nuove possibilità di lavoro: per cui si può dire che la riforma nel Mesolano sta praticamente risolvendo in grandissima parte – e lo risolverà integralmente – il problema della disoccupazione."
Per tanti motivi poi le cose sono andate diversamente, gli ettari coltivati a tabacco sono negli anni diminuiti in tutto il Paese ed anche nel basso ferrarese. L'Italia resta comunque ancora oggi il primo Paese produttore in Europa di tabacco e si distingue per la qualità della produzione, grazie anche all'intenso lavoro che è stato svolto in ricerca ed innovazione. Le principali varietà coltivate restano il Kentaky ed il Virginia Bright.
Negli ultimi dati statistici pubblicati, anno 2023, risulta che in Emilia-Romagna il tabacco viene ancora coltivato solamente nella provincia di Ferrara, anche se non nel Delta del Po, gli ettari sono 90 con una produzione media di circa 50 quintali per ettaro.
A Mesola comunque, come mi ha raccontato Valentina Roma, guida turistica e competente conoscitrice di questo territorio, vi erano altre tre strutture di lavorazione del tabacco, oltre a quella citata nell'articolo della Voce del Delta Padano e di cui abbiamo parlato, e altre due a Bosco Mesola, quindi in totale sei, davvero tante.
Di queste, come in molte altre zone del Paese, alcune sono oggi in evidente stato di abbandono o distrrutte ma altre per fortuna sono state recuperate ed hanno cambiato destinazione d'uso.
Un esempio recente la struttura, inaugurata in novembre del 2022, che è stata trasformata in centro di formazione agricola per ragazzi con diversa abilità, la cui ristrutturazione è stata possibile con un intervento congiunto tra Regione Emilia-Romagna, Gal Delta2000 e Cooperativa C.a.s.a. Mesola. Questa cooperativa, anche se con varie ed ovvie trasformazioni ed evoluzioni nel tempo, deriva comunque dalle cooperative nate negli anni '50 con il contributo iniziale economico e di formazione dell'Ente Delta Padano.
di Luciana Finessi
Fonti: La Voce del Delta Padano
Le immagini a corredo dell'articolo sono tratte dalla rivista "La Voce del Delta Padano" e dall'Archivio fotografico dell'Ente Delta Padano.
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