Nel 1919 la Società anonima Meccanica Lombarda di Monza e la Federazione italiana dei Consorzi Agrari di Piacenza mettono in produzione e in commercio la falciatrice “Vittoria”. Dalle officine escono un centinaio di esemplari che prendono la via delle aziende per lo più dell’area lombarda ed emiliana. L'obiettivo, certo non semplice, è quello di sostenere la concorrenza americana. Le prime prove vanno bene. I risultati iniziano ad essere soddisfacenti. Per questo motivo la redazione de "L'Italia Agricola" decide di dedicare al nuovo mezzo la copertina del numero del 15 febbraio 1919.

La copertina, si sa, è importante. E ad attendere al governo della “Vittoria” compaiono due donne: una seduta sulla falciatrice, l’altra in piedi vicina ai buoi. Serie e sicure sembrano guardare con una nuova consapevolezza l’obiettivo del fotografo. Questa copertina vuole essere anche un riconoscimento del lavoro delle donne, come rimarca un breve articolo interno: «L'interesse dell'illustrazione non è solo dato dalla macchina ma anche ... dalle due belle figliole che vi attendono. Non vogliamo dimenticarle perché stanno a rappresentare quella mobilitazione agraria femminile che, all'infuori di tutti i decreti ministeriali, conservò al Paese una elevata produzione delle nostre terre e contribuì, con la serenità dello spirito e la perseveranza nel lavoro, alla vittoria in misura forse non sufficientemente valutata». 

Negli anni della prima guerra mondiale il ruolo delle donne - in agricoltura, come in altri settori - inizia ad essere sempre più "visibile". Numerose sono le copertine dedicate al lavoro delle donne nelle campagne.

Molte di queste foto sono scattate da Ferruccio Zago, direttore della Cattedra ambulante di Piacenza, che è anche un ottimo fotografo. Colte in primo piano mentre raccolgono il fieno o raffigurate lontane mentre attendono alla mietitura, questi scatti ben rendono il contributo delle donne al lavoro agrario. Ettore Parenti, braccio destro di Zago, lo evidenzia in un articolo: «Io le ho viste nelle case, nelle stalle, nei campi sostituire gli uomini, via via che questi venivano chiamati alle armi, in tutti i lavori, dai più gravosi e meno usati, ai più delicati ed esigenti. Così io le ho viste nelle aziende dedicarsi alla cura delle vacche da latte e del bestiame in genere, le ho viste dar mano alla falce, alla vanga, all'aratro; le ho viste condurre cavalli e buoi al traino sulle strade e nei campi; le ho viste nella cura delle viti, le ho viste nei lavori di semina in genere e in quelli di raccolta; le ho viste infine disimpegnare le mansioni più delicate di direttrici di azienda, fattesi anche più difficili nelle attuali condizioni, oltre che per la minore disponibilità di mano d'opera per le molteplici e sempre nuove disposizioni degli organi dirigenti».

Le donne non si risparmiano: raccolgono foraggi, conducono buoi, vangano e mietono. Le vediamo chine mietitrici in un campo di grano nel Piacentino e in un’aia in un momento di trebbiatura (con una tavola a colori che ci dice anche dell'abbigliamento utilizzato a quell'epoca per i lavori). E poi ecco alcune foto, in bianco e nero e a colori, che ci mostrano le fiere donne di Reggio Emilia che, su scale e navasse, raccolgono e partecipano a tutte le operazioni di vendemmia. 

A mano a mano il lavoro delle donne entrerà sempre più cospicuamente negli articoli delle riviste della Federconsorzi. Nei campi, nelle aie, nelle aziende di trasformazione: eccole protagoniste nella lavorazione della canapa in un’azienda del Ferrarese. 

L’obiettivo del fotografo coglie il lavoro delle operaie del Consorzio industrie agrarie (Cia) di Cesena, mentre lavorano in una sala di confezione di prodotti essiccati. 

Una donna sorride all'obiettivo in un frutteto del Ferrarese; è in primo piano, ma con un atteggiamento modesto, quasi a voler prima di tutto “presentare” la bellezza degli alberi rigogliosi. 

Scatti d'autore

Le foto che appaiono sulle riviste della Federconsorzi sono per lo più scattate dai tecnici che girano in lungo e in largo per le campagne. A partire dagli anni Venti anche il lavoro delle donne inizia ad essere documentato da fotografi professionisti. Nel numero monografico della rivista "Italia Agricola" dedicato alla Romagna Rurale (dicembre 1927), vi è, ad esempio, un bello scatto dei Prati di Villanova (Forlì) del lodigiano Emilio Sommariva (1883-1956). Sommariva è un fotografo che, negli anni Venti e Trenta, realizza una straordinaria campagna fotografica, con scatti di paesaggio e intense vedute urbane, dividendosi – come ben dimostra anche questa foto - tra l'intento puramente artistico e l'abilità di documentarista. 

Nel 1936 il Touring Club pubblica un volume dal titolo Il Volto agricolo dell'Italia, firmato da Arturo Marescalchi. A documentare il lavoro delle donne nel parmense è Alberto Montacchini (1894-1956). Già fotografo del Teatro Regio della città emiliana, Montacchini consegna alla redazione del Touring due belle foto. In una, generazioni di donne, riunite sotto ad un porticato, si incontrano in un momento di riposo: alcune sono intente alla cura dei neonati, un’anziana racconta storie ai bambini più grandi, mentre un’altra, più arretrata, sembra sovrintendere al tutto. Nella seconda foto una giovane donna, con l’usuale grembiule a fiori, attende alla cura del pollame. 

A quattro lavoratrici impegnate in un campo di barbabietole della sua Castiglione di Ravenna dedica invece uno scatto Antonio Bandini Buti (1895-1967), giornalista e redattore delle riviste del Touring Club italiano «Le Vie d'Italia» e «Le Vie del Mondo».

Copertine e disegni

Anche nel secondo dopoguerra la rivista della Federconsorzi dedicherà numerose fotografie e copertine al lavoro delle donne in agricoltura.

E se negli anni Cinquanta prevalgono le foto nei primi anni Sessanta è l'illustratore fiorentino Luigi Martinati (1893-1983) a proporre diverse copertine. 

Allievo dell’Accademia fiorentina di Belle Arti, Martinati è un collaboratore di lunga data della Federconsorzi, per la quale disegna anche diverse copertine della Collana «Biblioteca Professionale».

Sorridenti donne entrano anche nelle réclame pubblicitarie dei prodotti editoriali della Federconsorzi. 

Risalgono a questi anni anche i disegni in bianco e nero di Nicola Simbari (1927-2012) che corredano alcune rubriche de “L’Italia Agricola” come "Proverbi campagnoli" e "Note di attualità". 

di Daniela Morsia - Referente Biblioteca comunale Passerini-Landi di Piacenza

Fonti: Giornale di agricoltura della Domenica, L'Italia Agricola (o Italia Agricola)

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