Viaggio fotografico nella “Kentuchy d'Italia”: l'Emilia
Nel 1913 Ferruccio Zago e Gian Carlo Porta ricevono dalla Federconsorzi l’incarico di redarre un reportage dedicato alla coltivazione del tabacco, una coltura industriale già da tempo diffusa ma che, proprio in quegli anni, sta conoscendo una grande espansione. Compito del Porta è quello di girare per le aziende emiliane e romagnole scattando foto, raccogliendo testimonianze e documentazione - narrativa e fotografica - sulle varie fasi di lavorazione, dalla posa del semenzaio alla raccolta. A Zago, direttore della Cattedra ambulante di Piacenza, è invece assegnato il compito di stendere una relazione più esaustiva sulla varietà Kentucky, allora la più diffusa, e sulle tecniche, confrontandosi anche con tecnici di altre regioni.
Il raffronto è sicuramente importante. Zago va spesso a Bologna, ove da qualche tempo è attivo un Ufficio speciale per la coltivazione dei tabacchi. Qui è facile incontrare i maggiori esperti in materia. Da Roma arriva Alessandro Sailer, capo dell'Ufficio centrale delle coltivazioni, mentre da Firenze giunge Vito Fucella, direttore del locale Regio Ufficio speciale tabacchi. Proprio Fucella ha dato alle stampe, nel 1910, uno studio dal titolo "Sull'uso della sabbia in sostituzione del terriccio nella formazione dei semenzai di tabacco", uscito dai torchi di una stamperia di Faenza.
Ma è soprattutto con Arturo Lucaroni, referente dell'Ufficio bolognese, che Zago si trova a parlare della diffusione del tabacco all'interno del territorio regionale. Del resto il direttore della cattedra piacentina ne è fortemente convinto: “se si potesse allargare la coltivazione del tabacco in certe zone specialmente, come ad esempio nell'Emilia, che a detta dei competenti può diventare il Kentucky d'Italia, l'agricoltura sarebbe beneficata da una coltivazione industriale di prim'ordine, dato che in ogni azienda agraria una coltura industriale – che vuol dire al alto reddito – non deve mai mancare”.
Zago e Porta consegnano alla direzione della Federconsorzi due ampi reportage: quello di Porta trova spazio sul “Giornale di agricoltura della domenica” (4 aprile 1915), mentre “L'Italia Agricola” pubblica l'ampio contributo di Zago in quattro parti, nei fascicoli da febbraio a luglio 1914. Molto interessante è il corredo fotografico, gran parte del quale realizzato da Porta nel suo tour in giro per la regione. Partiamo dalla copertina de “L'Italia Agricola” del 15 febbraio 1914, con una foto scattata dal Porta a Ferrara e più precisamente nella tenuta Sant'Egidio di proprietà del conte Olao Gulinelli. Il primo articolo di Zago è proprio dedicato all'importanza della cura del semenzaio, che nell'azienda del Gulinelli trova un importante centro di sperimentazione. Nell'articolo si parla soprattutto delle esperienze realizzate sia in Toscana che in Emilia per sostituire la sabbia al terriccio nella formazione dei semenzai.
Le foto del secondo numero (La coltura del tabacco tipo Kentucky, 15 aprile 1914), documentano le operazioni di trapiantamento, realizzati anche con appositi rastrelli rigatori. Il fotografo dà conto del lavoro di una squadra di operai all'interno di una grande azienda, ma si sofferma anche sulla fatica di una donna china sul terreno. E non può mancare lo scatto ad una nuova macchina trapiantatrice, brevettata in America nel 1891. Arrivata da poco in Italia, venduta in esclusiva da Piero Bondi di Milano, nel 1912 viene sperimentata con successo anche in alcune aziende emiliane e romagnole.
Le foto del terzo numero (Le cure colturali del tabacco, 15 giugno 1914) raccontano delle operazioni di zappatura, sia a mano che meccanica.
Alla raccolta è infine dedicata l'ultima puntata ((La raccolta del tabacco tipo Kentucky, luglio 1914). Gli scatti del fotografo restituiscono in particolare il grande impegno e la fatica delle donne che raccolgono accuratamente le foglie, trasportandole poi con apposite barelle nei locali di cura.
Allo sviluppo della coltivazione del tabacco sarà dedicata sempre molta attenzione. Nel 1927 un orgoglioso Giuseppe Muratori mostra la sua coltivazione di tabacco a Santa Cristina di Rimini: la foto è inserita all'interno di un numero speciale dedicato dalla Federconsorzi alla Romagna rurale.
Diverse altre fonti documentano questo sviluppo. Foto della tabacchicoltura regionale si ritrovano anche sulla pubblicazione edita a Milano dal Touring Club nel 1936.
L'esperienza della Consorziale anonima tabacchi italiani (CATI), con sede a Cadeo in provincia di Piacenza, è infine ripercorsa nel volume Agricoltori emiliani, edita da Giuseppe Chiesa a Milano nel 1939. La CATI, guidata da Guglielmo Castelvetri, dopo aver svolto alcune attività sperimentali nel Bolognese, nel 1935 stabilisce proprio a Cadeo un magazzino generale per la cura e la custodia del tabacco, corredato da grandi stendaggi e da ampie sale di lavorazione. Poco dopo distribuisce a vari coltivatori 50 ettari di superficie di tabacco e prende in affitto dall'Opera Pia Alberoni due grandi fondi adiacenti allo stabilimento, costituendosi come esempio tipico di un'azienda agricola associata all'industria del tabacco.
di Daniela Morsia - Referente Biblioteca comunale Passerini-Landi di Piacenza
Fonti: Giornale di agricoltura della Domenica, L'Italia Agricola (o Italia Agricola)
- Tutti i contenuti del sito sono soggetti a copyright e alle altre forme di tutela della proprietà intellettuale. Sarà quindi assolutamente vietato copiare, appropriarsi, ridistribuire, riprodurre qualsiasi frase, contenuto o immagine presente su questo sito, senza l’esplicito consenso dell’autore. Ogni utilizzo operato senza autorizzazione o al di fuori dei limiti concordati è illegittimo e perseguibile a norma di legge.