Francesco Todaro e gli studi di selezione del frumento
É conosciuto come uno dei più affermati ricercatori nel settore del miglioramento genetico
Piacenza, febbraio 1912. Stavolta a muoversi dalla redazione della Federconsorzi è nientemeno che il caporedattore Luigi Raineri. A Bologna, alla Regia Scuola superiore di agricoltura, l’attende il professor Francesco Todaro. Classe 1864, originario di Caserta, laureato in Agraria a Pisa, Todaro, da alcuni anni impegnato nello studio dei frumenti del Bolognese, è da tempo conosciuto come uno dei più affermati ricercatori nel settore del miglioramento genetico dei frumenti. Dopo un periodo di lavoro alla stazione agraria sperimentale di Modena, nel 1902 è passato, prima come incaricato, poi come titolare, alla cattedra di Agronomia e Coltivazioni erbacee della Scuola superiore di agricoltura di Bologna.
Luigi Raineri arriva a Bologna con un quaderno di appunti ma anche con la immancabile macchina fotografica che accompagna molte uscite dei collaboratori delle riviste della Federconsorzi. Il primo scatto è per la facciata del palazzo che ospita la Scuola di agraria di Bologna. Fondata nel 1900, dopo aver avuto sede provvisoria presso Palazzo Lambertini, in via Belle Arti, nel 1907 è stata trasferita nella Palazzina della Viola, vicino all'Orto Botanico di via Irnerio. L’edificio ha una lunga ed interessante storia. Edificata come delizia suburbana dei Bentivoglio nel XV secolo, nell'Ottocento venne destinata ad ospitare la Scuola Agraria di Filippo Re e la Scuola di Applicazione per Ingegneri.
Il giro dell’edificio è d’obbligo. Ma prima Ranieri scatta una foto a Todaro che, sotto l’elegante cappello ed una folta barba, accenna un timido sorriso. La Palazzina è stata accuratamente restaurata da Guido Zucchini ed Augusto Peli. Todaro mostra all’ospite i pregevoli affreschi recuperati. Tra gli scaffali della Biblioteca fanno bella mostra anche le Memorie di Filippo Re.
Si parla di ricerca scientifica, di attività didattica e di miglioramento genetico dei cereali. Ibridazione o selezione? Il dibattito - si sa - è decisamente aperto in quegli anni. Tra un’aula e l’altra si parla degli studi sulle varietà di frumento. L’obiettivo del Todaro è quello di individuare poche varietà di frumento capaci di soddisfare le esigenze della granicoltura bolognese, la quale, nel suo centro più importante di pianura e bassa collina, richiede razze di frumento caratterizzate da alta produttività, resistenza all’allettamento e ai più dannosi parassiti vegetali particolarmente alla ruggine. Il metodo adottato nello studio di Bologna è quello della selezione genealogica alla “svedese”: “l’uniformità dei caratteri si ha quando ogni gruppo proviene da un solo stipite, cioè da una unica pianta madre e che perciò il punto di partenza, o unità di selezione, deve essere una sola pianta od anche un unico seme nel caso di specie in cui sia frequente la ibridazione naturale”.
I due si fermano poi nello studio del Todaro. Dopo le Memorie del Re, ecco apparire una cartina relativa al campo di selezione realizzato a San Giorgio di Piano con una precisa indicazione delle parcelle.
Ed accanto alla cartina Raineri vede comparire corposi volumi dai quali escono numeri, caselle, giudizi ed appunti su infinite spighe di grano. Rieti, Cologna, Masolino, Piave, Bordeaux, Ibrido, Gentile Rosso, Turgiso, Duro: ogni famiglia di grano ha il suo stato di servizio, la sua carriera, il suo albero genealogico. Todaro non è solo in questa opera di ricerca. Se nei primi tre anni i lavori di selezione sono stati eseguiti sotto gli auspici della autorevole Società agraria di Bologna, alla continuazione del lavoro continua a provvedere la Società anonima cooperativa bolognese per la produzione di sementi della grande coltura, costituitasi nel luglio del 1911 per iniziativa della stessa Società Agraria, grazie soprattutto all’opera del presidente, l’ingegner Cesare Zucchini. Prima di congedarsi Raineri annota una frase pronunciata da Todaro che esprime molto dello spirito del suo lavoro: “Le piante si coltivano o si allevano. Le coltiva l’agricoltore che avendo di mira il profitto immediato deve utilizzarle quali esse sono nel tempo e nel luogo in cui egli opera. Le alleva chi guardando all’avvenire le fa oggetto di minuziose ricerche e osservazioni e le sottopone a una scelta, più o meno rigorosa, allo scopo di migliorarne le razza. Da questo concetto muove il nostro lavoro”. E questa sarà la frase messa da Ranieri ad apertura dell’articolo "Gli studi di selezione dei frumenti alla Regia Scuola superiore di Bologna", pubblicato sul “Giornale di agricoltura della domenica” del 31 marzo 1912.
Sono anni questi importanti per lo sviluppo della granicoltura italiana e della ricerca di tipi di grano che devono rispondere prevalentemente ai pregi della alta produttività, della resistenza all’allettamento e resistenza alla ruggine. Le riviste della Federconsorzi seguono attentamente lo sviluppo e il dibattito. Già a partire dal 1908 Ferruccio Zago, direttore della Cattedra ambulante di Piacenza dedicherà sulle colonne de “L’Italia Agricola” dettagliate schede sulle diverse specie di frumento utilizzate in Italia.
La tavole in cromolitografia sono appositamente disegnate dal vero dal professor Ceschi di Castelsangiovanni.
Dalle tavole si passa poi alle foto, come la tavola dell’ibrido che accompagna sempre un articolo di Zago nel 1914.
Lo studio delle varietà, ma anche tutti gli altri aspetti connessi alla lavorazione del grano diverranno man mano centrali nella linea editoriale della Federconsorzi, conquistando spesso le copertine, alternando foto a splendide tavole a colori.
di Daniela Morsia - Referente Biblioteca comunale Passerini-Landi di Piacenza
Fonti: Giornale di agricoltura della Domenica, L'Italia Agricola (o Italia Agricola)
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