Il Concorso di Colorno
Il Concorso internazionale degli apparecchi di aratura tenutosi alla Reggia di Colorno
Siamo a Colorno, in provincia di Parma, in una calda estate del luglio 1913. Dalle rimesse del Palazzo Ducale, un tempo abitata dai Sanseverino, dai Farnese, dai Borbone e da Maria Luigia d'Austria, iniziano lentamente ad uscire sbuffanti locomotrici a vapore, maestosi apparecchi funicolari e motoaratrici mai viste da queste parti. Al seguito, in un vociare di lingue più disparate, c’è un vasto corteo di persone elegantemente vestite.
Hanno inizio le prove del Concorso internazionale degli apparecchi d’aratura, promosso dalla Federazione italiana dei Consorzi agrari, dal Touring Club Italiano e dalla Cattedra ambulante di Parma, all’interno delle iniziative legate alla grande Esposizione agricolo-industriale e di belle arti di Parma, organizzata in occasione del centenario della nascita di Giuseppe Verdi. Nel 1913 si onora infatti il noto compositore emiliano, che, si sa, fu anche un grande ed accorto proprietario terriero. Nelle sue vaste possessioni sparse attorno a Sant’Agata di Villanova, Verdi non mancò di introdurre anche alcune innovazioni, sia di carattere tecnico- produttivo che meccanico.
Ma il 1913 è anche l’anno di alcuni grandi progressi che segnano profondamente lo sviluppo, in Italia, della meccanica agraria e segnatamente della motocoltura, con tante sperimentazioni ed applicazioni pratiche. L’attesa per il Concorso internazionale è quindi tanta. Dieci appezzamenti prescelti nelle immediate vicinanze della Reggia di Colorno ospiteranno le prove.
A Parma sono arrivati tanti costruttori stranieri, ma non manca il made in Italy, con in testa l’aratrice automobile uscita delle officine di Alberto Baroncelli di Ravenna. Tanti sono anche i giornalisti di testate estere, in particolare americane, inglesi e tedesche. Armato di taccuino, reflex e buone intenzioni c’è anche Luigi Frassetti, il giornalista che la Federconsorzi ha inviato per seguire l’evento. E’ lui a scattare splendide foto, a registrare le discussioni e gli umori di questo evento, consegnando al settimanale “Il Giornale di Agricoltura della domenica” veri e proprio reportage, pubblicati secondo un tipo di comunicazione editoriale di straordinaria modernità, sia contenutistica che grafica. Il giornale, fondato nel 1891 da Giovanni Ranieri, dedica, nel numero del 13 luglio, un ampio servizio all’evento di inaugurazione.
Benzina, carbone, energia elettrica? È proprio la dibattuta questione relativa alla natura del combustibile a tenere banco tra i campi di Colorno. Si guarda a quello che sta avvenendo in Italia, in alcune province in particolare, come quelle di Parma a Piacenza, ove si vanno diffondendo gli apparecchi a vapore a trazione diretta e gli apparecchi funicolari. Ma ovviamente c’è anche molto interesse per quello che sta succedendo all’estero, segnatamente nell’America del Nord e in Germania, dove si stanno costruendo trattori ed automotori che al vapore sostituiscono i generatori a combustione interna, a benzina e a petrolio. Il servizio è corredato da belle foto che danno conto delle prove nei campi, mentre moderne fotocomposizioni con dettagliate didascalie presentano i modelli più innovativi. La grande star della manifestazione emiliana proviene dalla Germania: l’aratro automobile ideata dal tedesco Robert Stock.
Quella fondata da Stock è una grande società, con sede a Berlino, che molto ha puntato anche su una estesa e ben congegnata campagna commerciale e pubblicitaria. Ma il giornalista della Federconsorzi mette in guardia i costruttori stranieri: la loro pubblicità sarà pure molto ben pensata, ma con i terreni emiliani, e a voler fare lavori estivi di rinnovo a 30-35 centimetri di profondità, no, “non si scherza”.
Anche nel numero del 10 agosto del settimanale della Federconsorzi l’evento di Colorno è in primo piano. Un gruppo di giurati, in posa sullo scalone della Reggia di Colorno, conquista la prima pagina, mentre in seconda il giornalista-fotografo documenta le animate discussioni in un campo di prova.
Via il bestiame da lavoro e via anche l’apparecchio a vapore per dare posto al motore a benzina? A discuterne – in una sorta di moderna intervista - sono due ingegneri piacentini, Paolo Ceresa Costa e Giacomo Oreglia. Paolo Ceresa Costa, figlio di Pietro che per primo ideò ed applicò l’aratura a vapore a trazione diretta in Italia, non si nasconde all’obiettivo fotografico, e posa assieme all’ingegnere reggiano Emilio Morandi, direttore dell’Ufficio tecnico della Federconsorzi.
Grande sostenitore dell’aratura a vapore a trazione diretta, Ceresa Costa si scontra con le posizioni di Giacomo Oreglia, di origini liguri, ma trasferitosi nel 1906 a Piacenza per lavorare nell’ufficio tecnico della Federconsorzi. Oreglia, più schivo, sfugge all’obiettivo della Reflex del giornalista, ma sostiene animatamente la sua posizione, favorevole invece all’utilizzo dell’apparecchio a benzina.
E mente gli occhi dei tecnici della motoaratura sono tutti puntati su Colorno, il giornale della Federconsorzi non manca di registrare quello che sta succedendo altrove. Nel numero dell’agosto 1913 la foto centrale della prima pagina – in una posizione sempre riservata dal giornale “alle grandi novità” - è dedicata alla presentazione di un nuovo apparecchio funicolare
a vapore di aratura con due locomotive, prodotto dalla fabbrica tedesca Heucke, importato dalla Federazione italiana dei consorzi agrari per conto del Consorzio di macchine agrarie in Ravenna. La sperimentazione sembra funzionare. Nella didascalia si legge che “nelle immense distese delle terre di recente bonifica del Ravennate l’apparecchio si trova a suo agio”.
È proprio a partire da questi anni che le macchine agrarie “conquistano” un primo piano nell’ambito dell’editoria agraria italiana, con foto, disegni e tavole a colori. L’immagine di copertina del 15 dicembre 1915 dell’”Italia Agricola” è un disegno dedicato ai trattori leggeri, mentre all’interno una bellissima foto scattata nei campi della campagna piacentina mostra in azione un piccolo trattore americano applicato alla falciatrice.
Anche i proprietari e i conducenti di macchine non si nascondono più all’obiettivo fotografico. La posa accanto agli apparecchi fermi o in azione diventa abituale per gli agricoltori, a volte vestiti per l’occasione, a volte con gli abiti da lavoro. Un baffuto conducente in posa, decisamente a suo agio, si appoggia al carro argano-motore nella copertina del numero del 15 marzo 1916 dell’Italia agricola che dedica l’articolo centrale ai sistemi per l’aratura elettrica funicolare, sperimentata nella campagna piacentina da Alfredo Marchesi.
C’è da raccontare il nuovo che avanza nelle campagne italiane. E lo si racconta con le pubblicità e con bellissime tavole a colori.
Lo si racconta con nuove pubblicazioni che catturano l’attenzione anche grazie a copertine firmate da noti artisti.
E lo si racconta - al pari di quello che da tempo sta accadendo all’estero – con tavole umoristiche e buffi disegni.
di Daniela Morsia - Referente Biblioteca comunale Passerini-Landi di Piacenza
Fonti: Giornale di agricoltura della Domenica, L'Italia Agricola (o Italia Agricola)
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