Il segno del nuovo anno
Almanacchi e pubblicità del primo Novecento
Stavolta Luigi Simonetta è particolarmente soddisfatto.
Ha appena consegnato alla redazione dell'Italia Agricola la copertina del nuovo numero dell'Almanacco dell'Italia Agricola, che ogni anno, in dicembre, viene distribuito assieme alle altre pubblicazioni edite dalla Federconsorzi. A salutare l’arrivo del 1909 sarà un uomo chinato che, con la vanga, cura amorevolmente la sua terra.
Luigi Simonetta è il capotipografo della Tipografia Vittorio Porta, alla quale la Federconsorzi ha affidato, fin dalla fondazione nel 1892, la stampa e la commercializzazione di gran parte delle pubblicazioni agrarie. Dai torchi della tipografia di via Borghetto 9 escono edizioni particolarmente curate. Ma è soprattutto la mano di alcune maestranze a dare quel tocco in più. Tra queste spicca sicuramente la creatività di Luigi Simonetta che ha una particolare abilità nel disegno. Classe 1868, entrato giovanissimo in tipografia, Simonetta è anche membro attivo della Federazione italiana dei lavoratori del libro. Partecipa con successo a concorsi e a diverse mostre. All’Esposizione tipografica di Milano dell'agosto settembre 1904 ha ottenuto una menzione onorevole. Simonetta conosce bene peraltro anche la realtà agraria non solo di Piacenza, ma anche di tutta l’area regionale, dal momento che alla tipografia Porta vengono commissionate carte intestate e pubblicità di molte aziende emiliano-romagnole.
Nel contesto del catalogo editoriale della Federconsorzi, l'Almanacco, che esce in vari formati dal 1892 al 1917, è una pubblicazione particolarmente interessante sia dal punto di vista grafico che documentale, fornendo molti spunti di riflessione sull’evoluzione della comunicazione agraria del primo Novecento. Le raffinate copertine testimoniano l'evoluzione del gusto grafico, passando da fregi e caratteri complessi a linee via via più essenziali. Inoltre, a partire dagli anni Dieci il disegno lascia il posto alla fotografia, sempre più utilizzata anche all'interno del volume, laddove funziona in veste di importante supporto agli articoli di approfondimento.
Una cospicua parte della pubblicazione, che ha anche il carattere di strenna, è destinata alle pubblicità. La quarta di copertina è spesso riservata alla Federconsorzi che, in quegli anni, dà rilievo alla sua attività relativa alla sezione macchine e strumenti agrari e agli acquisti collettivi delle macchine agrarie.
All’interno viene invece dato spazio all’attività editoriale della Federconsorzi, tramite inserti che danno conto degli studi in corso in materia agraria, mettendo in evidenza soprattutto la presenza di figure, illustrazioni e tavole a colori. Significativa è la réclame dell’opera di Tito Poggi Le principali erbe dannose all’agricoltura, «elegantemente legata alla bodoniana», premiata all’Esposizione internazionale di Vienna del 1891. Compare l’indice delle materie trattate nelle Pagine sparse di Scienza popolare. Dell’enologo modenese Domizio Cavazza sono invece pubblicizzate le monografie La Filossera, Le viti americane in Italia e Sulla gelata delle viti.
Una ricca cornice di foglie e frutti correda la pubblicità della ditta Giuseppe Rebora di Piacenza, che, nel suo stabilimento di Borgonovo Val Tidone, produce zolfo ventilato. In grande rilievo – tratto caratteristico di molte pubblicità dell’epoca - vi è il riferimento alle medaglie d’oro ottenute all’Esposizione agricola industriale piacentina del 1902, alla quinta edizione dell’Esposizione campionaria internazionale di Roma del 1903, alla terza mostra campionaria di Perugia.
Molto “parlata”, con un taglio quasi redazionale, è la pubblicità dell’Ufficio d’incoraggiamento per esperienze di concimazione a Bologna che si apre con l’avvertenza «Agricoltori non trascurate le concimazioni potassiche». Un eguale taglio redazionale è presentato dalla ditta Baroni Carlo & C. di Parma per il suo carro argano-automobile-aratorio “Gloria”, presentata come «macchina indispensabile per la lavorazione del terreno», con diverse dimostrazioni pratiche condotte a Golese nei possedimenti di Leandro Ferrari.
All’insegna dell’essenzialità è invece la pubblicità della Fattoria Torlonia di San Mauro di Romagna, condotta da Leopoldo Tosi, pubblicità che porta in primo piano le due attività prevalenti della grande azienda romagnola: l’allevamento di riproduttori bovini di razza gentile romagnola e la produzione vinicola. Ricordiamo infatti che Leopoldo Tosi, con l’aiuto del genero Dino Sbrozzi, grazie ad incroci e selezioni, riuscì a fissare i caratteri della razza bovina romagnola, meritevole di numerosi riconoscimenti anche internazionali. Nella sua tenuta Tosì riuscì poi anche ad introdurre nuove e robuste varietà di viti, arrivando ad una moderna produzione enologica.
L’enologia, nei primi anni del Novecento, sta vivendo momenti di grandi cambiamenti. La ditta Silvio Foresti fu Martino di Bologna propone un’ampia scelta di varietà estere e nazionali di viti per uve da tavola, mentre all’Unione Fattorie, sempre di Bologna (Via Poggiale 11), è possibile trovare un vasto deposito di innestatoi per viti e frutti. Anche a Piacenza, presso la ditta ing. Icardi & Bolla, in via Taverna 35, possono essere acquistati «torchi privilegiati per uva e frutta».
Contro le peronospora e le altre malattie della vite scende in campo la premiata ditta Miniere Solfuree Trezza Albani-Romagna, con sede in Bologna e stabilimenti in Cesena, Faenza, Rimini e Bellisio (Pesaro). Fondata dall'imprenditore romagnolo Luigi Trezza la società, in quegli anni, esercita il monopolio dell'industria solfifera romagnolo-marchigiana. L’avvertenza è quella di «esigere sacchi di provenienza diretta, muniti della etichetta originale» e di «guardarsi dalle numerose contraffazioni».
Numerose sono le pubblicità di realtà imprenditoriali legate alla produzione di macchine agrarie. A Bologna opera la ditta di Alessandro Calzoni, fondata nel 1830, specializzata, a partire dalla fine dell’Ottocento, nella costruzione di turbine idrauliche. A Faenza la ditta di Achille Bucci manda in produzione una ruspa e un rullo e nella pubblicità del 1907 fa comparire per la prima volta una foto che sostituisce il disegno. A Piacenza operano le officine meccaniche Caccialanza e Bronzini che, oltre alla propria produzione, commercializzano «trivomeri tedeschi costruzione speciale per terreni piacentini»
Nell’acquisto di spazi pubblicitari la parte del leone è svolta da ditte del Modenese.
In corso Vittorio Emanuele 16, la ditta Stufler e Vandini, oltre a vendere macchine agricole ed industriali, è rappresentante con deposito della casa inglese Ruston Proctor di Lincon costruttrice di locomobili e trebbiatrici. L’officina meccanica e fonderia A. Roatti & C., fondata nel 1882, fuori barriera Vittorio Emanuele, Strada Camurri alle scuole, produce caldaie e motori a vapore, piccole locomobili e trebbiatrici su 2 e 4 ruote per montagna e piccoli poderi. La ditta di Giuseppe Anderlini propone invece come specialità «ventilatori da granaglie a semplice e doppio movimento, sgranatoi da granoturco, pigiatrici e dirasparatrici, frangibiade a muro e su cavalletto».
Il disegno di una grande svecciatoio domina la pubblicità della ditta P. Ballarini & Figli di Sassuolo «prima fabbrica italiana per la manifattura delle lamiere alveolate e perforate».
Ma è in particolare la ditta Taddeo Giusti di Modena ad acquisire, sulle pagine dell’Almanacco un ragguardevole spazio pubblicitario. Fondata nel 1877, la ditta inizia con la vendita di rastrelli e voltafieno, per poi specializzarsi in mietitrici e legatrici. Inizia a mano a mano la messa a punto di un processo di importazione di macchine dall’estero e la creazione di una fitta rete di filiali, depositi, agenzie nelle principali piazze agricole d'Italia. La svolta avviene con la commercializzazione degli aratri Brabant-Mélotte della fabbrica Alfred Mélotte di Gembloux. Nei primi anni Dieci del Novecento sono calcolati a 120mila gli aratri Mélotte semplici e doppi, di diversi calibri, che lavorano nelle varie regioni d’Italia. La ditta inizia anche la commercializzazione di macchine da fienagione e da raccolto della Johnston Harverster Company di Batavia. Particolare successo di vendita ha infine l’erpice Acme originale della Casa Duane H. Nash d'America, una ditta produttrice nella quale vanno a lavorare molte maestranze operaie italiane (sono circa 800 operai di nazionalità italiana impiegati in questa fabbrica nel primo decennio del Novecento).
Anche le copertine degli Almanacchi e le pubblicità del primo Novecento costituiscono, dunque, un importante osservatorio per capire l'evoluzione della comunicazione agraria. La presenza di nuovi elementi grafici, i caratteri delle diciture, l'indicazione relativa ai premi conquistati nelle varie Esposizioni: tutto questo mette in luce l'attenzione, posta da parte delle varie aziende del territorio dell'Emilia e della Romagna, verso la ricerca di soluzioni editoriali in grado di porre in evidenza, agli occhi di una nuova e più ampia clientela, le specificità dei prodotti e le evoluzioni tecniche aziendali.
di Daniela Morsia - Referente Biblioteca comunale Passerini-Landi di Piacenza
Fonti: Giornale di agricoltura della Domenica, L'Italia Agricola (o Italia Agricola)
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