La Ferrara di Adriano Aducco
Tra piante e bonifiche, gli appunti del giovane direttore della Cattedra Ambulante di Ferrara in missione a Forlì per trattare l'acquisto di tori di razza romagnola
"Il viaggio non era lungo certo...abituato ad essere sbalestrato da un capo all'altro di una intera provincia quasi senza interruzione di giorno in giorno, un viaggio di appena 110 chilometri su di un rapido treno non doveva essere certo tale da impressionarmi. Pure si era appena in movimento che già mi pareva lungo quel viaggio! Era forse la campagna allora così bianca sotto al suo manto di neve...! ". E' una tersa giornata di febbraio del 1896 ed Adriano è appena salito sul treno a Ferrara. Lo attende un viaggio di qualche ora, con destinazione Forlì. È abituato a ben altre fatiche e un tranquillo viaggio in treno certo non lo spaventa.
Adriano Aducco ha appena compiuto trenta anni.
Nato a Nola da famiglia di origine piemontese, è stato chiamato a dirigere la Cattedra ambulante di agricoltura di Ferrara, fondata nel 1894. Dopo mesi passati a girare in lungo e in largo l'estesa provincia, oggi Adriano deve compiere una "missione" che lo tiene un po' in pensiero: andare a Forlì per trattare l'acquisto di tori di razza romagnola. Di incroci tra razze ha parlato diffusamente nel corso di conferenze e allora ecco l'idea di andare a vedere un po' cosa si fa a Forlì, da colleghi ed imprenditori che di allevamento se ne intendono.
Non è da solo. Suo compagno di missione e di viaggio è un veterinario di Ferrara, il dottor Cavallazzi, che, sul treno, assolve anche le funzioni di pubbliche relazioni: "si distraeva parlando co' suoi vicini, intrattenendoli sopra i suoi luoghi – le ex valli ferraresi – redenti oggi dall'acqua e su cui ormai la grande attività di due generazioni sa produrre così ricchi raccolti". Mentre il compagno discorre di bonifiche, Adriano dà una occhiata fuori dal finestrino. Complice una corsa del treno decisamente lenta, Aducco si lascia incantare dalla sfilata degli alberi che ammira dal finestrino. Un po' di poesia non può mancare nelle osservazioni, ma ecco che, ad un certo punto, prevale lo spirito di osservazione del tecnico agrario. Dalla borsa tira fuori un quadernino perché la pratica gli ha insegnato che i fogli non devono mai mancare nella borsa del perfetto docente ambulante.
E comincia ad annotare le caratteristiche dei filari di alberi che gli scorrono via via davanti, perché "ogni paese, a seconda delle sue condizioni, delle sue terre, forse anche della sua indole, sistema le pianta in modo diverso". E mentre il collega veterinario attacca a parlare di razze bovine romagnole coi vicini di treno, il resto del viaggio Adriano lo passa così, tra appunti e schizzi sul modo di piantare e sistemare gli alberi. Ecco apprestarsi un album geografico degli alberi della regione: c'è naturalmente Ferrara dove le piante preponderanti – annota il direttore della Cattedra – un tempo erano il noce e il frassino, mentre in quel periodo andava diffondendosi "l'olmo a foglia piccola su cui si innesta il romagnolo a foglia larga, l'acero negunda, e qualche volta il salice". Ma ci sono anche Bologna e i territori vicini, senza trascurare altre zone viste nel corso di altri spostamenti.
Il viaggio finisce, il veterinario ha terminato i suoi argomenti, ed ecco che i due arrivano alla stazione di Forlì. Aducco ripone quaderni e schizzi nella borsa. L'attende il capitolo bovini, ma questo splendido reportage dal titolo Da Ferrara e Forlì, finirà poi, con pure i disegni rifiniti, sulle pagine del "Giornale di agricoltura della domenica" del 26 luglio 1896.
Passa qualche settimana e lo stesso giornale fa uscire (30 agosto 1896), un articolo proprio dedicato alla Cattedra Ambulante di Ferrara, di cui si narrano le vicende istitutive e la chiamata alla direzione del giovane Aducco. Il quale, appena arrivato a Ferrara da Nola, subito si dà da fare, tra prove pubbliche di aratri, esposizioni e financo un concorso di dicanapulatrici. Il suo obiettivo – lo scriverà ad un collega – è quello di andare a "cercare" l'agricoltore: "Per questo io vado nelle borgate e nelle ville anche se non sono chiamato e vi cerco l'agricoltore". Un agricoltore da conoscere nei campi, ma anche frequentando le fiere e il mercato di Ferrara del lunedì.
Aducco diviene nel giro di pochi anni un grande conoscitore e promotore dello sviluppo agrario del Ferrarese. È anche un ottimo pubblicista. Fonda e dirige la rivista della Cattedra "L'Agricoltore Ferrarese" e, tra gli ultimi anni dell'Ottocento e i primi del Novecento, fa uscire sulle colonne del "Giornale di agricoltura della domenica" diversi articoli dedicati proprio a Ferrara. I suoi scritti documentano in particolare lo sviluppo della lavorazione della barbabietola da zucchero e naturalmente i grandi lavori legati alle bonifiche idrauliche. Di particolare interesse sono le due pagine del contributo dal titolo Che cosa è una bonifica del 12 febbraio 1899, corredato dagli splendidi disegni dell'incisore Guerinoni, autore di raffinate opere sul giornale della Federconsorzi.
di Daniela Morsia - Referente Biblioteca comunale Passerini-Landi di Piacenza
Fonti: Giornale di agricoltura della Domenica, L'Italia Agricola (o Italia Agricola)
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