A Reggio Emilia, nel 1905, c'è un importante anniversario da ricordare. La Regia Scuola di Zootecnia e Caseificio "Antonio Zanelli" festeggia i suoi venticinque anni di fondazione. È un'istituzione importante che molto sta facendo sul fronte della formazione e dell'istruzione, ma anche della ricerca e del miglioramento agrario, specificamente nei settori della zootecnia e della lavorazione annessa al caseificio. Dalla scuola  intitolata ad Antonio Zanelli, tra i fondatori e primo direttore dell'istituto fino al 1894, sono usciti ed escono giovani ragazzi che, per la maggior parte, vanno a dirigere latterie, in un momento di grande espansione del settore. 

La redazione della Federconsorzi non può certo non dar conto di questo evento e commissiona a Giuseppe Fascetti, insegnante presso l'Istituto, un esteso articolo che esce il 14 ottobre 1906 sulle colonne del  "Giornale di agricoltura della domenica". 

Il contributo, su due pagine,    accompagnato da sette foto "istituzionali" (probabilmente fornite dalla stessa scuola), porta la firma di Giuseppe Fascetti. Classe 1875, Fascetti, pisano di nascita e di formazione, laureato in Scienze agrarie all'Università di Pisa, già assistente alla Regia Stazione sperimentale di caseificio di Lodi, nel 1904 è arrivato a Reggio Emilia come titolare della cattedra di Caseificio. È un docente molto attivo. Gli impegni certo non mancano al giovane formatore toscano. Oltre ad insegnare chimica generale ed applicata al caseificio, è chiamato a dirigere sia il laboratorio di chimica che la latteria. 

E poi è un buon comunicatore. L'articolo dedicato ai venticinque anni della Scuola, pur in un dispiegarsi molto didattico, risulta estremamente chiaro. Fascetti  ricostruisce le vicende costitutive della Scuola legate all'iniziativa di personaggi come Enrico Terrachini, Giuseppe Fornaciari ed Antonio Zanelli e di istituzioni come la Società agricola reggiana, la Provincia di Reggio e il Ministero d'agricoltura che nel 1874 approva il progetto della nuova istituzione, nata  con lo scopo di formare pratici "allevatori di bestiame, abili casari  e direttori di latterie". Con decreto del 20 novembre 1879 lo stabilimento prende il nome di Regia Scuola di Zootecnia e di Caseificio, alla quale sono  aggregati altri istituti come il deposito di animali miglioratori, il laboratorio di chimica, la latteria, l'azienda agraria provinciale, il deposito di macchine agrarie e l'osservatorio bacologico.

Alle cattedre sono nominati insegnanti di alto livello come Pellegrino Spallanzani che, oltre ad insegnare fisica e chimica, succede a Antonio Zanelli nella direzione (1894-1904), o come  Antonio Succi, insegnante di agraria e contabilità, direttore della scuola dal 1904. Qui sono passati anche personaggi come Raffaello Sernagiotto, poi trasferitosi alla scuola di enologia di Alba ed Ezio Marchi, titolare dal 1902 della cattedra di zootecnia all'Università di Perugia.

L'albo d'oro degli iscritti conta, al 1906, 487 allievi. Si tratta di giovani, dai 15 ai 25 anni, che alla scuola arrivano forniti almeno della promozione alla quinta elementare, come stabilito dal regolamento del 1896. Qui si studiano materie generali, dalla lingua italiana alla storia, e specifiche, dalla zoologia alla contabilità agraria. E, al termine del percorso escono "esperti allevatori di bestiame ed abili cascinai, con un corredo di cognizioni adatte per l'ufficio di castaldi od agenti di campagna". Non è certo difficile, per questi giovani, trovare lavoro, soprattutto nelle latterie che si stanno notevolmente espandendo. E non rari – segnala Fascetti – sono i casi di tecnici che poi hanno fatto carriera, arrivando a ricoprire cariche importanti, all'interno di Ispettorati di Caseifici o Cattedre ambulanti, un po' in tutta Italia. 

I tecnici della scuola "Zanelli" forniscono anche consulenze ad istituzioni e privati e svolgono conferenze in tutto il territorio reggiano. E poi c'è anche un altro scopo statutario che è quello di  "eseguire indagini scientifiche e ricerche pratiche specialmente in materia di zootecnia e caseificio". I risultati, in questa direzione, sono ancora più evidenti. La Scuola contribuisce alla diffusione dei moderni principi della zootecnia con l'importazione di suini e di bovini specializzati da latte e da carne o a triplice attitudine. Vacche olandesi e di  razza Durham, ma anche ovini e suini di razze inglesi: nelle strutture di Reggio si passa anche attraverso un notevole lavoro di studio ed adattamento delle moderne razze perfezionate. Rilevante è anche l'azione nel campo caseario, in una provincia che ha fatto passi da gigante, passando dai 35 caseifici del 1880 ai 600 del 1904. Da ricordare – evidenzia Fascetti – è anche l'opera di divulgazione della scienza lattiera, con sessanta "memorie originali sparse nei periodici maggiormente reputati di chimica generale ed agraria".

Passano cinque anni e Fascetti riproporrà, nel numero del 29 ottobre 1911 del "Giornale di agricoltura della domenica", un nuovo esteso articolo dedicato alla Scuola protagonista, in quello stesso anno, della grande Esposizione nazionale di Torino. Fascetti dà conto dei nuovi interventi strutturali (il nuovo caseificio è terminato nel 1904 e modernamente arredato nel 1905) e di riorganizzazione dell'azienda agraria.

La Federconsorzi seguirà anche negli anni a venire l'evoluzione di questa istituzione che tanto ha contributo allo sviluppo dell'agricoltura italiana.

di Daniela Morsia - Referente Biblioteca comunale Passerini-Landi di Piacenza

Fonti: Giornale di agricoltura della Domenica, L'Italia Agricola (o Italia Agricola)

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