La scommessa di Adolfo
Oggi è una giornata speciale per Adolfo. Indossa un cappello alla moda e un fresco completo di lino perché, in questa afosa giornata del luglio 1912, fa pure un gran caldo. Esce e si guarda attorno orgoglioso. Ha fatto un gran lavoro in questi anni e la sua azienda è divenuta un vero e proprio modello made in Emilia-Romagna. Qui, nella sua azienda di Massalombarda, da tempo arrivano da tutta Italia agronomi e cattedratici, studenti e giornalisti per capire le ragioni di un grande successo imprenditoriale. Adolfo di cognome fa Bonvicini, è un distinto signore di quasi sessant’anni che ha creduto e portato avanti con grandi sacrifici un grande sogno: quello di fare della frutticoltura della sua terra un’eccellenza italiana e non solo. Coetaneo del faentino Vicenzo Valvassori, fondatore nel 1882 della Regia scuola di Orticoltura, pomologia e giardinaggio di Firenze, Bonvicini non ha mancato di guardarsi sempre attorno, in un momento, quello a partire dagli ultimi decenni dell’Ottocento, di grande attenzione al potenziale economico della frutticoltura, del quale in particolare Francesco Cirio aveva dimostrato le grandi possibilità industriali. Il sogno del giovane Bonvicini è sempre stato questo: far diventare la sua «Casa agricola fratelli Bonvicini e figlio» un’azienda frutticola di primo ordine, prima coltivando i peschi e poi meli e peri in appezzamenti dati a mezzadria.
Bonvicini è oramai abituato alle visite in azienda. Gente che va e che viene, in ogni momento dell’anno.
C’è chi visita in lungo e in largo i frutteti, chi i magazzini; c’è chi segue gli attenti lavori di potatura, chi cerca di capire le nuove tecniche di imballaggio e di spedizione delle materie prime.
Ma oggi è una giornata particolare. E gli ospiti sono davvero speciali.
Una comitiva di auto sta arrivando. I visitatori provengono da tutta l’Emilia-Romagna. Ci sono i direttori delle Cattedre ambulanti, diversi tecnici e professori e, da Piacenza, lo staff maggiore della Federazione italiana dei Consorzi Agrari. Si sono ritrovati prima ad Imola, ospiti del locale Consorzio agrario, per poi trasferirsi a Massalombarda per un’attesa visita d’istruzione alla “terra dei pescheti”. Tra loro c’è anche il giornalista del settimanale della Federconsorzi “Giornale di agricoltura della domenica”, Luigi Frassetti, che firma abitualmente i suoi reportage con il nome “Reflex”. Reflex è un agronomo che scrive pezzi con spirito attento e mano piacevole, ma è anche un appassionato di tecnica fotografica. E alla “terra dei pescheti” di foto ne farà diverse. La fatica è tanta. C’è da stare dietro al cavalier Bonvicini che ha il passo buono e mostra agli ospiti i frutteti e i magazzini.
Qua piantamenti di meli con colture sottostanti di fagiolini e intercalari di tabacco, là primi piani di rigogliosi peschi. La proprietà è di circa 400 ettari, divisa in una trentina di poderi, tutti dati a mezzadria, nei quali sono piantati 15mila peschi con diverse varietà precoci e tardive, dall’Amsden alla Triumph dalla Morellona alla Tardiva. E siccome il Bonvicini, aiutato dal figlio Gaetano, con le mani in mano non ci sta, nella tenuta ha recentemente piantato pure 12mila meli e peri, con una progressiva estensione della coltivazione dei fagiolini e di altre colture ortensi, molto richieste dal mercato estero. La motiva visita pure anche il grandioso magazzino – centro di raccolta delle pesche portate dai coloni dei singoli poderi - costruito nei pressi della stazione ferroviaria. I lavori fervono in questo magazzino dove lavorano soprattutto donne, circa 400 in piena stagione. Anche qui l’organizzazione appare perfetta: spedizioni che partono con regolarità e diligenza verso i mercati esteri, soprattutto tedeschi. Reflex vuole documentare anche il lavoro ed ecco uno scatto in posa alle operaie del magazzino di scelta e spedizione della frutta.
L’ospitalità qui in Romagna è sacra e Bonvicini offre un ricco pranzo, oltre ad un assaggio dei suoi ottimi prodotti. Dopo un’intensa giornata è il momento del congedo.
Bonvicini, per niente stanco, si mette in posa per un ultimo scatto. Reflex se ne va, assieme gli altri, con un quesito da risolvere. Ha promesso all’imprenditore di risolvere, con l’articolo, un quesito: questo modello romagnolo è, solo, “un segreto di natura”?
Un segreto di natura?
Reflex scrive il reportage in tempi rapidi. L’argomento lo appassiona. Consegna testo e foto alla redazione del “Giornale di agricoltura della domenica” che fa uscire il servizio nel numero del 28 luglio 1912. Ben tre pagine sono dedicate al resoconto della gita d’istruzione. Il titolo Coltivazione del pesco e mezzadria (a Massalombarda di Ravenna) è seguito da un articolato sottotitolo recante una sorta di indice dei principali argomenti trattati. Al centro, in basso, campeggia in grande la foto - modernamente “scontornata” per darne risalto - del cavalier Bonvicini. Mano in tasca, posa rilassata di chi non sfugge all’obiettivo, l’imprenditore romagnolo sembra orgogliosamente presentare la sua azienda. Ma è in buona compagnia, perché nell’azienda lavorano ottimi agricoltori.
Sopra la foto di un filare di peschi ecco comparire infatti un ovale con l’immagine del fattore Eugenio Gardenghi, mentre nell’altra pagina sono le lavoratrici dell’azienda a dar conto dei lavori nei magazzini.
La terra della Romagna è sicuramente favorevole allo sviluppo di certe colture. Ma è la messa in campo di perfetta e moderna organizzazione aziendale - a livello agrario, industriale e commerciale - il segreto dell’azienda Bonvicini. Luigi Frassetti chiude l’esteso articolo affermando: “Vi andammo per vedere il miracolo dei pescheti e vi trovammo che esso non era infine che lo stadio ultimo di antichi sistemi in continuo progresso con moto recente acceleratissimo”.
Il tema della frutticoltura e delle sue potenzialità commerciali ed industriali non era certo nuovo nell’ambito della pubblicistica agraria italiana. Ma è partire dai primi anni Dieci che inizia ad essere documentato, anche fotograficamente - il grande sviluppo di questo settore, in particolare in terra di Romagna. La frutta inizia così a “conquistare” i numeri speciali” e le copertine – in bianco e nero ma anche a colori – delle pubblicazioni della Federconsorzi (esempio 1912 e 1923) che seguono lo straordinario sviluppo di una nuova organizzazione industriale e commerciale, con una grande attenzione ad alcuni aspetti specifici come l’imballaggio e il confezionamento.
Clicca qui per approfondimenti sul Museo della Frutticoltura "A. Bonvicini"
di Daniela Morsia - Referente Biblioteca comunale Passerini-Landi di Piacenza
Fonti: Giornale di agricoltura della Domenica, L'Italia Agricola (o Italia Agricola)
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