Leopoldo Tosi, un modello imprenditoriale della Romagna
Il 1902 è un anno importante per la Federazione dei consorzi agrari. Si festeggiano i dieci anni di attività. Da settembre ad ottobre Piacenza diventa una vera e propria cittadella dell'agricoltura. Ad ogni angolo spuntano stand, gallerie ed esposizioni. Eventi e conferenze si succedono a ritmo serrato. Corri ad un incontro, segui un evento, visita una galleria, i giornalisti hanno decisamente il loro bel daffare. Il "Giornale di agricoltura della domenica" dà grande spazio alle celebrazioni del decennale. Si parla del passato, dell'attualità, dei progressi e del futuro dell'agricoltura e dell'industria agraria in un paese che sta vivendo un periodo di grande fermento.
Tra il resoconto di un'esposizione e quello di una conferenza, ecco comparire anche articoli dedicati ai grandi personaggi dell'agricoltura nazionale. Protagonista del numero del 26 ottobre è Leopoldo Tosi, del quale compare anche un bel ritratto. Aspetto distinto, barba importante, sguardo fermo e rassicurante, Tosi "vigila" sul contributo a lui dedicato, firmato da Bartolomeo Moreschi. Moreschi, importante figura tecnica del Ministero dell'Agricoltura, ben conosce il Tosi e la realtà imprenditoriale di Tor San Mauro. Poco prima, nella primavera del 1902, è stato lo stesso Moreschi a firmare due estesi articoli, dal titolo I bovini di Romagna pubblicati in due puntate sul quindicinale '"Italia Agricola" (30 maggio e 30 giugno 1902).
Ad accompagnare i contributi della rivista della Federconsorzi sono due splendide tavole a colori raffiguranti il toro romagnolo Ceccone e la vacca romagnola Flora, esemplari dell'allevamento di Tor San Mauro, raffigurati nell'aia, probabilmente a fianco della stalla.
Nei primi anni del Novecento l'allevamento gestito dal Tosi ha già raggiunto una ragguardevole notorietà, non solo a livello nazionale. Due anni prima infatti, nel 1900, alla Grande esposizione universale di Parigi gli esemplari della razza romagnola provenienti da Tor San Mauro avevano colpito l'attenzione degli esperti francesi, ottenendo prestigiosi riconoscimenti.
Nel 1902 Leopoldo Tosi ha cinquantacinque anni. Classe 1847, riminese doc, si laurea nel 1872 al Politecnico di Milano. Insegnante di matematica al liceo, a trenta anni lascia la cattedra per dedicarsi completamente all'agricoltura. Dapprima affianca lo suocero Ercole Ruffi nella gestione della tenuta Tor San Mauro di proprietà dei principi di Torlonia, per divenire poco dopo affittuario unico. A partire dagli anni Ottanta inizia così un lungo e complesso percorso di ammodernamento delle tenuta. Già nel 1883 al Concorso agrario regionale di Forlì Tosi ottiene il gran premio d'onore per l'assetto razionale dato all'azienda, per i progressi legati in particolare al settore vitivinicolo e dell'allevamento di bestiame, per l'introduzione di nuovi macchinari e, non ultimo, per il "trattamento dato ai lavoratori". Alla data del concorso di Forlì nella tenuta erano registrati 1.052 animali dei quali 115 equini, 776 bovini e 161 suini. Dieci anni dopo, il numero di animali censito si accresce notevolmente. Nei 142 poderi condotti a mezzadria sono allevati 1.390 capi di bestiame, fra cui 280 bovi, 306 vacche, 361 vitelli e 10 tori, per un totale di 957 animali bovini con un aumento di 171 capi rispetto al 1883. Sono numeri importanti - ben lo evidenzia Moreschi - come importante è in particolare lo sviluppo dei tori destinati alla riproduzione. Dall'allevamento di Tor San Mauro i riproduttori bovini maschi escono spargendosi per ogni dove, in Italia come all'estero.
"Il Giornale di agricoltura della domenica" continua a seguire questa eccellenza imprenditoriale romagnola. Esattamente dieci anni dopo, nel numero del 14 luglio 1912, è il giornalista "Reflex" a firmare sulle colonne del "Giornale" il resoconto di una visita fatta all'azienda da parte di un gruppo di studenti della Regia scuola superiore di agricoltura di Milano, guidato dai professori Vittorio Alpe ed Arrigo Serpieri.
Gli studenti, reduci da un lungo tour in giro per l'Italia, si fermano tutta la giornata a Tor San Mauro. Qui visitano le stalle dell'azienda modello, mentre due lavoranti mostrano orgogliosamente all'aperto alcuni esemplari.
Ma nel tenimento – ora complessivamente di circa duemila ettari - ci sono altre novità che riguardano peraltro anche molti diversi altri poderi del Riminese. Accanto alle coltivazioni di cereali e foraggi, iniziano a comparire anche campi di tabacco e di pomodoro da industria. Nella possessione di Tor San Mauro, ad esempio, sessanta ettari sono stati destinati alla produzione di tabacco Kentuky. Gli studenti della Scuola agraria hanno poi modo anche di vedere come la coltivazione del pomodoro si stia estendendo in questa parte della Romagna, ove proprio in quell'anno è stata avviata, ad opera della Società alimentare adriatica, una fabbrica di conserva.
Dietro questa nuova avventura ci sono personaggi come il professor Paolo Frizzati, direttore della Cattedra Ambulante di Rimini e il dottor Calzolari che, lasciata la Cattedra agraria di Castiglione delle Stiviere, si è buttato anima e corpo nell'impegno di diffondere la coltivazione del pomodoro nella zona del Riminese". Eccolo pertanto veloce colla sua automobile, regolare dovunque la semina in posto, i diradamenti, le incannature, le aspersioni con solfato di rame e prossimamente i raccolti che sono promettentissimi".
La gita è finita per i giovani della scuola di Milano e a salutarli, con lo scatto sempre particolare ed "umano" di Reflex, è un Tosi in auto, attorniato dai familiari.
di Daniela Morsia - Referente Biblioteca comunale Passerini-Landi di Piacenza
Fonti: Giornale di agricoltura della Domenica, L'Italia Agricola (o Italia Agricola)
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