Vite
Vitis vinifera L.
Scheda tecnica per l’iscrizione al repertorio (618.75 KB)
Albana Nera
La zona tipica di produzione risulta essere l'Appennino Bolognese, Modenese e Romagnolo. Si trovava qualche pianta anche in pianura.
Albanella
La zona tipica di produzione risulta essere Albanella, nel Ferrarese e Bassa Romagna. Colombina nel Piacentino.
Alionza
La zona tipica di produzione risulta essere principalmente nel Bolognese, ma in passato si ritrovava qualche esemplare anche nelle province di Modena e Ravenna.
Angela
Era un’uva molto diffusa nel passato soprattutto nel bolognese, anche se veniva coltivata come apprezzata uva da tavola in tutta l’Emilia-Romagna. Era presente in due biotipi: Angela bolognese e Angela romagnola, che differivano per avere l’acino rotondo la prima e l’acino allungato la seconda.
Belzamino
La zona tipica di produzione risulta essere Faentino e Lughese in provincia di Ravenna.
Bertinora
La zona tipica di produzione risulta essere la Romagna, con particolare riferimento al Bertinorese e al Ravennate.
Bervedino
Diverse sono le citazioni relative alla coltivazione della Vernaccia nel Piacentino, quindi si può ragionevolmente supporre che la denominazione Bervedino sia un termine locale attribuito alla Vernaccia solo in epoca più recente.
Besgano Bianco
La zona tipica di produzione risulta essere il Piacentino, con particolare riferimento alla Val Chero e ancor più specificamente al comune di Gropparello. Aveva una certa diffusione anche nel Parmense.
Besgano nero
Come per il Besgano Bianco, la zona tipica di produzione risulta essere il Piacentino, con particolare riferimento alla Val Chero e ancor più specificamente al comune di Gropparello. Aveva una certa diffusione anche nel Parmense.
Bianchetta di Bacedasco
La maggior parte dei documenti parla in generale di Bianchetta, ma poi viene specificata l’area di coltivazione, quindi si può ragionevolmente supporre che già nel passato fossero state distinte due tipologie.
Bianchetta di Diolo
La Bianchetta di Diolo ha caratteristiche produttive simili a quella di Bacedasco ma con grappolo più piccolo ed acino più serbevole. Anch’essa entra negli uvaggi dei vini bianchi.
Biondello
A seguito di una ricognizione di fine anni ’60 (tesi Cristoferi) furono collezionate a Tebano una serie di accessioni di varietà minori che stavano scomparendo, tra queste una di Biondello o Dorello, reperita in una azienda di Bertinoro in provincia di Forlì, area tipica per questa qualità di uva, che riteniamo essere il vero Biondello.
Bsolla
La zona tipica di produzione risulta essere il Ravennate e, in misura minore, Forlivese.
Canina Nera
Con termine Canina o Canèna, si devono intendere sia il vitigno oggetto della scheda che un tipo di vino (Canèna nova) tipico della tradizione contadina della bassa Romagna, da non confondere con la “Cagnina” che si ottiene a partire dal vitigno Terrano o Refosco.
Cavecia
La zona tipica di produzione risulta essere la Provincia di Ravenna, con particolare riferimento al Lughese e al Faentino.
Centesimino
Attualmente si stima che nell’area collinare tra le province di Ravenna e Forlì siano presenti circa 50 ettari coltivati con la varietà Centesimino.
Cornacchia
Il lavoro di ricognizione effettuato a metà degli anni ’80 dall’Università di Bologna sul territorio emilianoromagnolo riscontra ancora la presenza di rari esemplari di Cornacchia, che viene indicata anche con i sinonimi di “Gruone, Cornacchiola, Cornaiola”.
Famoso B.
La zona tipica di produzione risultano essere le Province di Ravenna e Forlì, con particolare riferimento all’aree di collina e montagna.
Fogarina
La zona tipica di produzione risulta essere la Bassa pianura reggiana, con particolare riferimento al comune di Gualtieri e limitrofi.
Lambrusco Barghi N.
Il Censimento del 2010 registrava la presenza di una superficie coltivata a Lambrusco Barghi in Emilia-
Romagna pari a 0,6300 ettari, che sono arrivati a 3,8613 nel 2020.
Lambrusco Benetti N.
La zona tipica di produzione risulta essere la Modenese, ed in particolare le zone di Campogalliano e i Carpi.
Lambrusco del Pellegrino N.
A fine 2020 risultano solo 2341 m2 di vigneto coltivato con la varietà Lambrusco del Pellegrino, ma sono presenti ancora piante sparse in vecchi impianti, antecedenti la classificazione del vitigno e l’istituzione del Registro Nazionale delle Varietà di Viti.
Lambrusco Oliva
Pur rivestendo solo importanza locale, veniva spesso allevato insieme ad altri più noti Lambruschi per l’ottenimento di un prodotto tradizionale e tipico.
Lanzesa
Nel 2011 la Lanzesa è stata iscritta al Registro Nazionale delle Varietà di Vite, ma è comunque ad elevato rischio di erosione. Ad oggi risultano presenti solo pochi ceppi di Lanzesa messi a dimora su base sperimentale e qualche rara pianta centenaria.
Maligia
Nel 2004 la Maligia compare nel Dizionario dei vitigni minori italiani. La zona tipica di produzione risulta essere l'area bolognese con particolare riferimento all’Imolese e Romagna.
Malvasia Aromatica di Parma
Si evidenzia in questa malvasia la particolare intensità aromatica, la ricchezza in zuccheri e la scarsa resa in mosto, caratteristiche che in effetti si ritrovano anche nella Malvasia aromatica di Parma.
Melara
La zona tipica di produzione risulta essere la provincia di Piacenza, con particolare riferimento al Bobbiese e alla Val d’Arda.
Molinelli
La zona tipica di produzione risulta essere Ziano Piacentino (PC).
Negretto N.
Il Negretto descritto e iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di Vite è il Negrettino bolognese, la cui area tipica di coltivazione era la provincia di Bologna, ma si ritrovava anche nel Ravennate.
Pelagos N.
Allo stato attuale sono presenti in coltivazione solo poche centinaia di piante, che vengono impiegate per prove di spumantizzazione, vista la particolare acidità del mosto.
Pellegrina
Ad oggi la Pellegrina è presente su pochissimi metri quadrati in vecchi vigneti della Bassa Modenese.
Ruggine B.
Recenti studi di carattere genetico hanno individuato una relazione genitore/figlio tra Ruggine e Schiava, un vitigno tipicamente lombardo, ma presente anche in Emilia-Romagna con accessioni denominate Gravarena e Stciucaera rossa.
Russiola
Dalle informazioni reperite, si può desumere che Rossiola/Russiola ha caratterizzato il panorama
ampelografico ferrarese sin dall’Ottocento. La zona tipica di produzione risulta essere Ferrara, con particolare riferimento all’area costiera e alla zona di Comacchio.
Santa Maria
La varietà è descritta nel volume “Caratterizzazione ampelografica dei vitigni autoctoni piacentini” del 2002, dove peraltro si ribadisce l’origine sconosciuta. In un'altra ricerca dello stesso anno, viene anche specificato che la Santa Maria è coltivata soprattutto in Val d’Arda, ma non si può scartare a priori l’idea che questo vitigno avesse diffusione più ampia in passato.
Scarsafoglia
Recenti studi molecolari hanno confermato i sospetti che la Scarsafoglia potesse essere un vitigno coltivato anche in altre aree sotto denominazioni differenti: infatti Scarsafoglia è risultato sinonimo di Scimiscià, un vitigno minore ligure tipico della provincia di Genova. La zona tipica di produzione risulta essere il Modenese e il Reggiano.
Sgavetta
Si tratta di un’uva tipicamente coltivata nelle province di Modena e Reggio Emilia, di origine incerta e, pare, di diffusione relativamente recente in queste zone.
Spergola B.
La Spergola è oggi il vitigno più tipico dello Scandianese, areale noto fin dall’antichità per il suo vino bianco, anche se non è possibile documentare che venisse prodotto proprio con questa varietà.
Termarina bianca
Difficile stabilire l’origine delle Termarine, anche perché spesso vengono così denominare varietà apirene differenti che hanno in comune il solo fatto di avere acini molto piccoli e privi di vinaccioli. Nelle vecchie ampelografie è possibile trovare riferimenti a Termarina o Tremarina o Tramarina, talora con la specifica del colore della bacca, ma spesso si viene rimandati a sinonimie con Passerina bianca o Passeretta o Corinto.
Termarina N.
In genere questa varietà si trova associata alla Malvasia, il vitigno bianco aromatico arrivato in Italia presumibilmente grazie agli scambi commerciali della Repubblica di Venezia con l’area dell’Egeo. Questa situazione accrediterebbe la teoria filologica che fa derivare il nome del vitigno dal latino “ultra+marinus”, ovvero “al di là del mare”, da cui “Uva d’oltre mare” e, attraverso “Oltremarina”, “Tra marina” per arrivare a “Termarina”.
Trebbianina B.
Nel 2009 il Trebbiano di Spagna è stato iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di Vite con il nome di Trebbianina e ammesso alla coltivazione in Emilia-Romagna.
Uva del Fantini N.
Le piante ad oggi presenti derivano da un’unica pianta secolare, rinvenuta in località Badolo in comune di Pianoro. Questa vite era stata fotografata nel 1965 da Luigi Fantini, studioso del territorio bolognese, che gli attribuì un’età di circa 300 anni.
Uva del Tundè N.
Visto il rinnovato interesse per i vini rossi, alcune aziende del Ravennate, hanno caldeggiato l’iscrizione del vitigno al Registro Nazionale per poterlo mettere in coltivazione: il vitigno è stato iscritto nel 2009 con il nome di “Uva del Tundè.
Uva Tosca N.
In Emilia, l’Uva Tosca è nota da sempre per essere l’unico vitigno in grado di maturare dall’alto colle fino alla montagna, e proprio l’indicazione “de monte” l’accompagna sin dalle “Cronache modenesi” del Cinquecento.
Uva Vacca
L’analisi genetica sulle accessioni di Uva vacca e Mostosa hanno consentito di confermare quanto già ipotizzato su base morfologica e ampelometrica, ovvero che si tratta della stessa varietà, ovvero la Mostosa iscritta anche al Registro Nazionale delle Varietà di Vite.
Verdea B.
Si tratta probabilmente di un’uva molto antica, che a seconda delle località ha assunto denominazioni diverse, pertanto esistono diverse sinonimie ormai accertate e altre probabilmente ancora da verificare.
Vernaccina B.
Secondo studi recenti, Vernaccina sarebbe un discendente di Visparola, un vitigno piuttosto antico che ha avuto un ruolo centrale nella genesi del germoplasma viticolo italiano.
Veruccese N.
L’ultimo censimento dell’Agricoltura, nel 2010, ha rilevato la presenza di soli 2000 metri quadrati di questa varietà, anche perché in passato le vecchie vigne erano state accatastate come Sangiovese. A fine 2020 si è raggiunta la superficie 0,6357 ettari.
Cavazzina
Cavazzina è un vitigno antico la cui uva è utilizzata da almeno due secoli per la produzione di vino. I riferimenti storici e la presenza di ceppi secolari sembrano legare strettamente questo vitigno al territorio emiliano.
Durella di Compiano
Durella è un vitigno antico la cui uva veniva utilizzata per la produzione di vino ma che si può considerare a duplice attitudine. Il nome deriva infatti dalla lunga durata dell’uva in pianta e di quella distaccata, che veniva serbata per il consumo invernale.
Negretta
La pianta di Negretta descritta è un ceppo secolare franco di piede coltivato nelle colline di Viano, reperito dal Consorzio per la tutela dei vini “Reggiano” e “Colli di Scandiano e di Canossa.
Tosca Bianca
L’Uva Tosca bianca è un vitigno antico, come testimoniato dalla presenza di un ceppo centenario a Viano, nelle colline reggiane.
Uva D'Oro Bianca
Uva d’oro bianca è un vitigno del territorio di Reggio Emilia ormai molto raro. Considerato che il nome
Dalloro era in passato sinonimo di Uva d'oro (Fortana), l'Uva d'oro bianca con ogni probabilità corrisponde alla Dalloro bianca citata nella metà del ‘700.
Vernaccia del Viandante
La Vernaccia del Viandante è un vecchio vitigno bianco censito presso l’azienda Budellacci, sulle colline di Bertinoro (FC), località Capocolle.
Sarac
La denominazione “Sarac” potrebbe derivare dal termine dialettale romagnolo “Saráca”, che l’Ercolani (1961) nel suo dizionario traduce con “Salacca” riferendosi al tipico coltello a serramanico in uso in Romagna. Nel gergo bracciantile, poi, “Saráca” era colui che si adoperava nell’interesse del padrone.
Vodorin
Nel Novecento sono diversi gli autori che sottolineano la diffusione e la rusticità dell’Uva d’oro o Uva di bosco, che produce bene e resiste alle crittogame in un ambiente dove l’umidità è imperante, denunciando nel contempo la scarsa accuratezza con cui gli agricoltori del posto si dedicano a questa uva e alla produzione del suo vino.