La casa, un simbolo tangibile della grande riforma
Per iniziare a parlare delle case della riforma riporto le parole di Saverio Granini, assegnatario del Podere n.3 di Mesola, in un articolo intitolato "La gioia di avere una casa nelle semplici parole di un lavoratore", pagina 3 del n.6 della Voce del Delta Padano.
Dice l'assegnatario Granini "E' una gran soddisfazione vederle crescere, moderne e comode: la casa è tutto per un uomo, anzi è la casa che fa l'uomo.
Perché quando uno ritorna presso la sua famiglia, stanco dopo una giornata di lavoro specie se faticoso come quello dei campi, e trova una casa accogliente dove la moglie può attendere ai suoi lavori con comodità e facilità ed i bambini fare i compiti in pace senza essere costretti e pigiati tutti in un'unica camera, può sedersi tranquillo" e ancora " dentro alla quale si vive bene, si cementano gli affetti e le amicizie, si possono fare i progetti per il domani e dove ci si può a vicenda consolare, se qualcosa va male".
Dalle parole dell'assegnatario è chiaro quale sia stato lo straordinario cambiamento che le nuove case hanno portano nella vita di quelle famiglie, abituate a vivere in una o due camere senza nessun tipo di servizio.
Le condizioni di vita della popolazione del Delta del Po prima della riforma sono descritte a pagina 2 del primo numero della rivista nell'articolo "Quando il Po è dolce", che è anche il titolo di un documentario di proprietà dell'Ente Delta Padano, prodotto dalla Columbus film su soggetto di Gian Battista Cavallaro, regia di Renzo Renzi e con radiocronista Sergio Zavoli.
Nel documentario sono raccontati vari scorci di vita tra cui la raccolta dell'acqua direttamente dal fiume per lavarsi, bere e cuocere il poco che avevano e le case che erano ricavate anche nei bunker della guerra o erano costruzioni vecchie e fatiscenti.
Si dice nell'articolo "Abbiamo voluto fermare l'occhio sui fatti normali, per poterci rendere conto di quanto sia inumana, assurda e dolorosa la condizione costante di una popolazione che dalla miseria ha tratto malattie, vizi, abitudini e una mitica rassegnazione" e ancora "E come sia generosa e aspra la battaglia intrapresa per dare agli uomini degni di fiducia e di una speranza tangibile terra, lavoro, casa, assistenza, istruzione: una dignità, difficile ma iniziata e già suscettibile di una prima eco".
Sarà un cambiamento davvero radicale.
Nel giornale n.14 del 1953 troviamo l'articolo intitolato "Finalmente la casa!" e la foto rappresenta un assegnatario che, ricevuta la chiave, entra nella sua nuova casa con tanta emozione e gioia.
Tra le righe si legge "Ecco le case. La casa è il cuore della famiglia".
Nell'articolo si riporta "Alla presenza del prof. Bruno Rossi, Presidente dell'Ente per la colonizzazione del Delta Padano, si è svolta la cerimonia della consegna delle chiavi relative al primo lotto di 26 case e stalle ad altrettante famiglie di assegnatari. Diciotto case sorgono sul territorio di Mesola, otto su quello di Bosco" e ancora "il primo podere visitato dal prof. Rossi è stato quello dell'assegnatario Romildo Forzati".
Romildo Forzati è simbolicamente quindi il primo assegnatario a ricevere le chiavi della sua nuova casa.
Nel numero 15 invece della Voce del Delta Padano viene pubblicata una lettera di ringraziamento dell'Assegnatario Bellini con il seguente testo:
Preg.mo Prof.re,
da qualche giorno oramai abito nella nuova casa, nella quale tutta la mia famiglia si trova molto bene.
Fortuna migliore non mi poteva capitare. Per questo sento il dovere di vivamente ringraziarla anche a nome di tutti i miei famigliari e di esprimerle la più sincera riconoscenza. Iddio la ricompensi del bene che fa.
Nuovamente ringraziando la ossequio.
obblig.mo Assegnatario Bellini Antonio e famiglia
Podere S. Antonio
Delle case del Delta si parla anche ne "La Voce Repubblicana" in un articolo di Aroldo Telloli, riportato sempre nel n.15 della rivista Voce del Delta Padano.
Scrive Telloli "Si pensi che si costruiscono centinaia di case coloniche – parte ultimate, parte in costruzione – le quali richiedono la relativa viabilità e precisamente dove questa non è mai esistita, o tutt'al più, solamente in forma rudimentale. Inoltre, è intuitivo, le abitazioni devono essere corredate di acqua, luce e dei confort possibili. Queste dimore per i contadini sono fatte con criteri veramente razionali e rispondenti alle volute misure igieniche; in ognuna di esse viene istallato il bagno a doccia, vengono costruite le rispettive stalle e concimaie. Sono state compiute gettate di pietrisco per bonificare o creare strade poderali ed interpoderali".
Insieme alle case, quindi, sono costruite o sistemate le strade di terra battuta, che vengono trasformate in ghiaiate e poi molto tempo dopo alcune anche asfaltate.
Vengono costruiti gli acquedotti perché le case possano avere acqua potabile sicura in cucina e in bagno e arriva anche la luce elettrica.
Le case sono tutte come architettura e materiali utilizzati nella costruzione molto simili ma in realtà vi sono varie tipologie e dimensioni e l'assegnazione, come per il podere, dipende dal numero dei componenti del nucleo familiare.
Delle varie tipologie di case ne parlerò in un prossimo e specifico articolo.
Nel numero 16 della rivista a pag. 2 nell'articolo "Un ex bracciante parla della sua nuova casa", l'assegnatario descrive con meraviglia la cucina, la sala, le tante stanze da letto, il bagno con la doccia, non c'è ancora l'acqua ma arriverà presto, gli acquedotti sono già in costruzione.
L'articolo viene chiuso con "Ti auguro di avere anche tu la terra e la casa".
E pensando alle sue condizioni di vita prima, le parole di questo assegnatario sono ancora oggi più che comprensibili.
di Luciana Finessi
Fonti: La Voce del Delta Padano
Le immagini a corredo dell'articolo sono tratte dalla rivista "La Voce del Delta Padano" e dall'Archivio fotografico dell'Ente Delta Padano.
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