Olivo
Olea europaea L.
Scheda tecnica per l’iscrizione al repertorio (356.35 KB)
Ancognano 3
Indagini di tipo archeobotanico, hanno segnalato tracce di polline di Olea europaea L., risalenti al I a.C. e al V-VI secolo d.C., presso San Giovanni in Persiceto (Bologna).
Bianello
In seguito alla ricerca decennale volta alla caratterizzazione genetica e morfologica e alla qualità degli oli, tale genotipo è stato denominato BIANELLO, prendendo così il nome dal luogo di ritrovamento.
Campiglio
Le segnalazioni della presenza di questa specie hanno permesso di reperire tangibili ed importanti prove sull’antica esistenza di questa coltura. Infatti, l’introduzione dell’olivo in Emilia Romagna sembra sia avvenuta ad opera dei romani.
Capolga
All’analisi molecolare e morfologica è risultata diversa dalla cv. Capolga diffusa nel territorio marchigiano. Cultivar diffusa nella provincia di Rimini e, in minor misura, anche nella provincia di Forlì- Cesena.
Capolga di San Leo
All’analisi molecolare e morfologica è risultata diversa dalla cv. Capolga di Romagna diffusa nel territorio riminese. Cultivar diffusa esclusivamente nel comune di San Leo e nei territori limitrofi.
Carbuncion di Carpineta
Si precisa che la pianta madre dal 1998 non è più presente, il genotipo appartenente alla cv Carbunciòn di Carpineta è stato conservato grazie alla presenza delle piante “figlie” propagate per talea semilegnosa nei vivai IBIMET-CNR e coltivate nei campi sperimentali.
Colombina
Cultivar diffusa prevalentemente nelle valli del Senio e del Lamone, nei territori di Brisighella (RA).
Cortigiana
Cultivar in diffusione nel territorio di Castrocaro Terme e Terra del Sole (FC) al fine di reintrodurre cultivar autoctone nei territori di origine.
Farneto
In seguito alla ricerca decennale volta alla caratterizzazione genetica e morfologica e alla qualità degli oli, tale genotipo è stato denominato FARNETO, prendendo così il nome dal luogo di ritrovamento.
Fiorano 1
La pianta madre plurisecolare è localizzate nel comune di Fiorano Modenese. In seguito alla ricerca decennale volta alla caratterizzazione genetica e morfologica e alla qualità degli oli, tale genotipo è stato denominato FIORANO 1 prendendo così il nome dal luogo di ritrovamento.
Ghiacciolo
Cultivar diffusa esclusivamente nell’areale di Brisighella (RA), nei comuni di Faenza, Casola Valsenio, Riolo Terme, Modigliana e Castrocaro Terme.
Grappuda
Citata sotto varie storpiature anche da autori ottocenteschi, questa varietà è presente ormai quasi esclusivamente nelle zone di Carpineta e Longiano (FC). Due esemplari ultracentenari sono stati ritrovati anche all’interno del Parco Pubblico di Casalfiumanese (BO).
Montebudello
Oggi nei pressi della torre colombaia cinquecentesca di Montebudello, vi sono alcuni olivi posti accanto alla torre cinquecentesca lungo una fila ed in particolare vi è un’antica pianta di grandi dimensioni, che rappresenta, probabilmente, l’esemplare più antico della zona.
Montecalvo 2
Si può dedurre con buona probabilità che la presenza storica dell’olivo nella collina bolognese, almeno per i secoli di maggiore diffusione, è stata dettata dalle esigenze di una economia che tendeva all’autosufficienza e con notevoli difficoltà nei trasporti delle merci.
Montecalvo 3
Il genotipo MONTECALVO 3 si è distinto per la dimensione dei suoi frutti che inizialmente aveva portato i ricercatori a pensare ad una oliva da tavola, le buone rese in olio al frantoio e la qualità eccellente del suo olio ha permesso la sua classificazione in cv a duplice attitudine.
Montecapra
Al fine di reintrodurre tale genotipo autoctono nei luoghi di origine, IBIMET-CNR sede di Bologna sta promuovendo la sua diffusione per nuovi impianti.
Montegibbio - Dogati
Le segnalazioni della presenza di questa specie hanno permesso di reperire tangibili ed importanti prove sull’antica esistenza di questa coltura. Infatti, l’introduzione dell’olivo in Emilia Romagna sembra sia avvenuta ad opera dei romani.
Montelocco
In seguito alla ricerca decennale volta alla caratterizzazione genetica e morfologica e alla qualità degli oli, tale genotipo è stato denominato MONTELOCCO, prendendo così il nome dal luogo di ritrovamento.
Montericco
In seguito alla ricerca decennale volta alla caratterizzazione genetica e morfologica e alla qualità degli oli, tale genotipo è stato denominato MONTERICCO, prendendo così il nome dal luogo di ritrovamento.
Oliveto
La pianta madre è stata reperita nella frazione di Oliveto, dal quale ha preso il nome, nel comune di Monteveglio (Valsamoggia) in provincia di Bologna.
Orfana
Documenti storici risalenti ad un contratto di mezzadria del 1618 testimoniano la sua presenza nelle aree di Brisighella (RA), facendo preciso riferimento alla dicitura Orfana.
Pieve di Cusignano
Nel caso specifico di questo olivo, gli agricoltori locali lo indicano come un vecchio genotipo derivato da seme. Successivamente è stato propagato per la diffusione in zona.
Quarantoleto
L’identificazione e la caratterizzazione della pianta madre ritrovata all’interno di una fitta boscaglia nel territorio di Dovadola (FC), e più precisamente in un podere riconosciuto storicamente con il nome Quarantoleto dal quale ha preso il nome, hanno lo scopo di creare strumenti utili per la reintroduzione di vecchie cultivar di olivo nei territori di origine.
Rossina
Cultivar diffusa nelle valli del Conca e del Marecchia, nelle Marche è conosciuta con la denominazione
Sarganella.
Ruginelli
Nel caso specifico di questo olivo, gli agricoltori locali lo indicano come un vecchio genotipo derivato da seme. Successivamente è stato propagato per la diffusione in zona.
Selvatico
L’analisi del DNA fogliare (analisi dei micro satelliti) ha evidenziato un elevato livello di similarità con la varietà Rossina, ma numerosi caratteri bio-agronomici come la maturazione, la dimensione del frutto e l’attitudine alla radicazione diversificano le due cultivar tra loro.
Vernasca
Nel piacentino fino a duecento anni fa esistevano dei frantoi, ne è testimonianza un documento del 1821 del Catasto Napoleonico conservato presso l’Archivio Storico di Piacenza nel quale, per motivi fiscali, vi sono elencati tutti i beni del Comune di Nibbiano e dove si annovera l’esistenza di almeno un torchio da olio a Trevozzo