Emilio ha appena terminato una lunga e faticosa giornata nei campi. Nella cassetta della posta trova una lettera che porta l'intestazione della Federazione italiana dei Consorzi agrari. L'apre: è una circolare che illustra agli allevatori di tutta Italia la possibilità di andare in Olanda per acquistare vacche frisone. La data è quella del settembre 1903, nel pieno dei lavori, e non è certo una gita turistica. Ma Emilio ben conosce la zona e volentieri aderisce a questa operazione di acquisti collettivi. Nelle moderne stalle della sua grande possessione di Pittolo, alle porte di Piacenza, già ci sono diversi esemplari di vacche frisone, che gli hanno dato e gli danno grandi soddisfazioni, come la figlia di Capinera, uno dei primi esemplari introdotti in Italia, allevata a Reggio Emilia nel Deposito governativo di animali miglioratori.

Emilio è quindi ben contento di aderire perché in Olanda, in Frisia in particolare, è già stato diverse volte e perché da anni, assieme ad Antonio Zanelli, sta dedicando moltissime energie al sostegno del progresso zootecnico in Italia.

Ad Emilio Fioruzzi, appartenente ad una nobile ed agiata famiglia aristocratica piacentina, l’iniziativa non manca.   

Nato nel 1835, nel 1862 è tra i fondatori del Comizio agrario di Piacenza. Nelle sue tenute sperimenta un apparecchio di aratura a vapore di sua invenzione, è tra i primi a spargere i primi concimi chimici ed il primo ad introdurre nel piacentino le trebbiatrici. La sua tenuta è spesso meta di gite d'istruzione. Gli allievi della Scuola superiore di agricoltura di Milano vanno sovente a Pittolo, ove il Fioruzzi fa scuola pratica di prove di aratura e di coltivazione di medicai. Nei suoi campi ha introdotto la barbabietola da zucchero e nelle sue stalle si trova il meglio delle razze specializzate sia da latte che da carne. Non per niente alla grande Esposizione agraria di Parma del 1887 re Umberto I gli ha riconosciuto, con apposito diploma, di essere stato il primo ad introdurre in Italia la razza Durham.

E, dopo le ore passate tra campi e stalle, gli resta pure tempo per scrivere. A partire dal 1891, diventa un assiduo collaboratore delle riviste della Federconsorzi, in particolare del “Giornale di agricoltura della domenica”, per il quale, per diversi anni, scrive  anche una interessante rubrica dal titolo Le conversazioni della domenica. Ed è proprio questo giornale ad ospitare, sul numero del 18 ottobre 1903 il resoconto di questo viaggio in Olanda (Importazioni di bovini dalla Frisia).

Emilio Fioruzzi, assieme al reggiano Angelo Motti, parte dalla stazione di Piacenza il 6 settembre 1903, con destinazione Leeuwarden, capoluogo della provincia della Frisia. I due imprenditori hanno con loro una lista dei proprietari, la maggior parte emiliani, aderenti alla campagna di acquisti collettivi promossa dalla Federconsorzi e una indicazione precisa dei capi bovini da acquistare: 112, dei quali tre quinti circa vitelle e torelli, per il resto primipare e vacche.

I giorni di viaggio non sono pochi e, sul treno, c’è tempo per discutere. Si parla dei vantaggi di questa razza. a partire dalla maggiore resistenza degli zoccoli. Ma soprattutto si discute della costanza nella riproduzione dei caratteri perché le vacche di Frisia non perdono, anche per le generazioni nate ed allevate in Italia, le loro attitudini. Emilio ed Angelo fanno confronti con la razza bruna alpina che popola gran parte delle bergamine della regione. E c’è pure spazio per i ricordi. Fioruzzi rammenta i suoi primi viaggi in Olanda, negli anni settanta dell’Ottocento, fatti a proprio spese (“pagare del mio modesto borsellino le eccezionali e personali spese di viaggio”). I viaggi li ha fatti assieme ad Antonio Zanelli, direttore del Deposito governativo di animali miglioratori di Reggio Emilia. É proprio qui, a Reggio Emilia, che arrivano, nel 1875, i primi quattro esemplari olandesi (Capinera, Eva, Rita e il toro Dick). I quattro ben si adattano al nuovo ambiente e, nell’alimentazione, dimostrano di gradire - come scriverà Zanelli al Ministero dell’Agricoltura -  alcuni prodotti non usati nel loro luogo nativo, come foglie e cartocci di granoturco da foraggio, foglie di olmo e gelso. Capinera, in particolare, dà poi grandi soddisfazioni e a 14 anni, dal 6 marzo 1877 al 18 marzo 1878, arriva a produrre 5804 litri di latte.

Dopo un lungo e faticoso viaggio durato quattro giorni, Fioruzzi e Motti arrivano a  destinazione. Non c’è tempo per riposarsi e i due vanno a visitare gli allevamenti di alcuni grandi proprietari, Vassenaar e Kuperus. Fioruzzi non si ferma e va pure al mercato di Groninga, buono sì, ma “ritornava persuaso che il meglio fosse sempre il provvedersi nella Frisia”, in particolare in quello che ritiene il migliore allevamento di proprietà della famiglia Kuperus. Le visite e le trattative proseguono frenetiche fino al 16 settembre, quando i 112 capi acquistati vengono raccolti nella stalla edificata appositamente dai Kuperus nei pressi della stazione ferroviaria. Si provvede ai pagamenti e si allestiscono gli appositi carri ferroviari con abbeveratoi, rastrelliere e tutto quanto serve per il lungo viaggio. Il viaggio di ritorno è estremamente difficoltoso, a causa di un “tempo burrascoso”, ma soprattutto per le lunghe e complesse visite veterinarie e doganali alle stazioni di Basilea e Chiasso, ove peraltro si deve provvedere anche al pagamento “del grave dazio d’entrata italiano”. Gli animali, scaricati alla stazione di Milano, vengono poi messi su un treno merci e raggiungono Piacenza. Qui vengono ricoverati in un apposito locale e, dopo due giorni di riposo, consegnati ai proprietari.    

A partire da quel viaggio Fioruzzi, dopo aver lavorato molto anche sulle razze da carne, si prodigherà per l'introduzione delle vacche frisone nelle zone dell'Emilia e della Lombardia. Numerosi sono i suoi articoli pubblicati sia sulle riviste della Federconsorzi che su “Agricoltura piacentina”, il periodico della Cattedra ambulante di agricoltura. Mentre moderne stalle e nuovi caseifici modificano il paesaggio agrario emiliano, Fioruzzi dà precise indicazioni geografiche di dove andare a comperare le vacche frisone:  

nelle province di Frisia, Groninga e dell’Olanda settentrionale, dove abbondano i prati, la produzione foraggere è buona e copiosa e il clima è oceanico, si trova infatti la varietà grande (alta da metri 1.45-1.50) che è la più lattifera. Qui il bestiame migliore viene anche iscritto nei libri genealogici che, tenuti con cura da apposite commissioni, danno indicazioni preziose e garanzie assolute negli acquisti. 

di Daniela Morsia - Referente Biblioteca comunale Passerini-Landi di Piacenza

Fonti: Giornale di agricoltura della Domenica, L'Italia Agricola (o Italia Agricola)

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