Sintomi

Fra le numerose piante ornamentali, coltivate e spontanee ospiti di E. amylovora, il biancospino (Crataegus) è senza dubbio la specie che viene più gravemente colpita dalla batteriosi.
E. amylovora causa avvizzimenti e disseccamenti dei fiori, dei frutti e dei giovani germogli e alterazioni degli organi legnosi (rami, branche e tronco) caratterizzate dalla formazione di cancri corticali più o meno espansi, talora ben delimitati e percorsi da fessurazioni.
L'asportazione di uno strato sottile di corteccia in prossimità della linea di confine tra il tessuto alterato e quello apparentemente sano, mette in evidenza un'area sottocorticale di colore rosso-mattone, spesso umida quando il cancro è di recente formazione. I cancri che si estendono all'intera circonferenza di un ramo provocano il disseccamento del ramo stesso; si ha la morte della pianta quando l'infezione interessa il tronco o il colletto.
Gli organi colpiti possono assumere colorazioni variabili dal bruno-nerastro al marrone rossastro. E' possibile osservare sulle parti infette della pianta gocciole di essudato batterico, un liquido lattiginoso di colore inizialmente biancastro, poi ambrato che contiene milioni di cellule vive di E. amylovora. L'essudato batterico può fuoriuscire dai tessuti infetti anche sotto forma di filamenti di consistenza semisolida, che, come le gocciole, possono diffondere i batteri nell'ambiente.

Epidemiologia

Le piante ornamentali ospiti del patogeno, coltivate ma soprattutto spontanee, hanno un ruolo epidemiologico senza dubbio importante. Essendo oggetto di minori controlli, possono infatti costituire dei serbatoi di infezione e di propagazione della malattia nel territorio, arrecando danni alle aree verdi e alle zone frutticole.

Tra i Crataegus spp., il biancospino ha una elevata suscettibilità e, per la sua presenza allo stato spontaneo in molte zone agricole, può essere ritenuta una pianta spia.
E. amylovora può sopravvivere da una stagione all'altra nei cancri corticali oltre che sulle superfici degli organi della pianta ed entro le sue strutture vascolari, nonché nei residui di vegetazione infetta rimasti nel terreno.

Anche le gemme e le cicatrici di caduta delle foglie, contaminatesi durante un ciclo vegetativo, possono costituire le fonti di infezione primaria alla ripresa vegetativa. La disseminazione di E. amylovora è affidata principalmente al vento, alle piogge, agli insetti e agli uccelli. L'uomo può contribuire alla diffusione del patogeno attraverso le operazioni colturali (potatura in particolare) e attraverso il commercio di materiale di propagazione infetto.
Il periodo della fioritura è ritenuto il più critico per quanto riguarda sia la recettività della pianta all'infezione che la diffusione dell'inoculo. Infatti, i fiori forniscono un substrato ottimale per la moltiplicazione del patogeno e soprattutto gli insetti che visitano i fiori possono in parte contribuire alla disseminazione dei batteri. Il progredire dell'infezione dai fiori ai frutti, ai germogli, ai rami, alle branche e al tronco, oltre a causare il disseccamento di parte o dell'intera pianta, aumenta il livello di inoculo batterico e il rischio di diffusione della malattia. 
Le condizioni climatiche predisponenti la moltiplicazione dei batteri e la comparsa dei sintomi della malattia sono umidità relativa superiore a 60% e temperature di 15-32 °C, associate a nebbie, rugiade, piogge, temporali e grandinate.

Raccomandazioni

È importante sottolineare che alcuni sintomi ritenuti tipici del colpo di fuoco sono simili a quelli causati da Pseudomonas syringae pv. syringae, batterio fitopatogeno comune su numerose piante coltivate e spontanee, responsabile in genere di danni contenuti. Inoltre, non bisogna dimenticare che numerosi sono i casi di disseccamenti la cui causa spesso è di altra natura patologica o parassitaria e talvolta di origine abiotica; pertanto solo l’analisi del materiale vegetale sospetto potrà accertarne l'esatta eziologia.

Per approfondire

Referenti

Ambra Alessandrini

Rossella Gozzi