Il patogeno fungino Apiognomonia erythrostoma, conosciuto nel ciliegio come agente della "maculatura rossa delle foglie", è stato recentemente segnalato su albicocco nelle aree collinari delle province di Bologna e Ravenna. Si tratta di una novità per l'Italia, in quanto il fungo non era mai stato osservato prima su questa coltura. La maculatura rossa dell'albicocco è invece nota già da diversi anni in Francia, Austria, Slovacchia, Repubblica Ceca e Penisola Balcanica.
A differenza del ciliegio, nel quale la malattia interessa quasi esclusivamente le foglie, su albicocco le infezioni danneggiano anche i frutti e di conseguenza le perdite produttive possono essere molto elevate.
Tra le varietà che sono risultate colpite nei nostri ambienti non sono state evidenziate differenze significative di sensibilità al patogeno. La malattia è stata osservata su varietà sia di recente introduzione che coltivate da alcuni decenni come Aurora, Bella di Imola, Laycot, Portici, Palumella, Sancastrese, Sungiant e Vitillo.
La causa della diffusa presenza della malattia non sembra pertanto attribuibile all'introduzione di nuove cultivar, ma piuttosto a condizioni climatiche favorevoli e modificate strategie di difesa fungicida.
Su questa nuova malattia e sulle strategie di lotta da adottare negli impianti di albicocco, il Servizio fitosanitario sta attivamente indagando.

Sintomi

Le piante di albicocco colpite mostrano già in primavera una anomala colorazione delle foglie. Sulla lamina fogliare compaiono aree rotondeggianti clorotiche di 2 - 3 mm di diametro, inizialmente difficilmente identificabili, che in seguito si allargano e necrotizzano a partire dalla porzione centrale; l’andamento climatico asciutto favorisce il disseccamento della foglia e già all’inizio di giugno si possono osservare intense filloptosi, mentre con condizioni climatiche più umide si assiste al progressivo aumento dell’area clorotica dovuto alla lenta ma continua crescita del fungo negli spazi intercellulari del tessuto fogliare.

I sintomi si manifestano anche sui frutti con aree rossastre, a contorno anulare che possono evolvere nella formazione di croste. Queste, distaccandosi, lasciano il frutto deturpato e come conseguenza si ha un consistente deprezzamento del valore commerciale della produzione che può essere così solo utilizzata per la preparazione di succhi e confetture. Nel ciliegio, a differenza di quanto accade nell'albicocco, le foglie colpite tendono ad arrotolarsi e a disseccare rimanendo attaccate alla pianta fino alla primavera successiva.

Sul ciliegio le aree fogliari colpite, inizialmente clorotiche, sono di dimensioni più estese e di forma irregolare. I sintomi sui frutti sono abbastanza rari e si manifestano con infossature e deformazioni. Le drupe colpite progressivamente disseccano, rimanendo anch'esse attaccate ai rami per lungo tempo.

Epidemiologia

L'agente responsabile della malattia è l'ascomicete Apiognomonia erythrostoma (sin. Gnomonia erythrostoma) la cui forma imperfetta è rappresentata da Phomopsis stipata (sin. Libertina stipata). La conservazione invernale del fungo avviene nei residui della vegetazione infetta, per mezzo dei periteci che si differenziano durante l'inverno all'interno del parenchima fogliare. In primavera, in corrispondenza di un evento piovoso, i periteci liberano le ascospore mature e si può avviare il processo infettivo; le osservazioni sulla biologia hanno evidenziato che il rischio di infezione inizia nel periodo post-fiorale in corrispondenza dell’allungamento dei germogli e delle prime fasi di accrescimento del frutto. Le spore germinano in presenza di acqua e il processo infettivo si realizza ad opera del premicelio che perfora la cuticola della foglia. Il fungo si accresce quindi negli spazi intercellulari.

Nel corso dell'estate sulla pagina inferiore delle foglie, in corrispondenza delle aree necrotiche, compaiono le fruttificazioni agamiche del fungo (picnidi). I conidi, formati al loro interno, non sembrano in grado di dare origine a infezioni secondarie come confermano le prime osservazioni di campo; il patogeno quindi è in grado di arrecare danni solo durante il periodo di volo delle ascospore.

L'intensità dei danni che Apiognomonia erythrostoma è in grado di provocare è strettamente correlata al potenziale di inoculo presente nel frutteto ed all'andamento climatico del periodo primaverile.
Le piogge ripetute ed il protrarsi di periodi molto umidi tra la fine di marzo e l'inizio di maggio creano le condizioni favorevoli al realizzarsi delle infezioni.

Difesa

La sperimentazione realizzata nel 2002, 2003 e 2004 ha già fornito alcune indicazioni operative utili a razionalizzare la lotta contro questo patogeno. Si è infatti evidenziato che attualmente soltanto i triazoli applicati contro altre micopatie dell’albicocco, sono in grado di controllare efficacemente anche le infezioni di Apiognomonia erythrostoma.
Più problematica risulta impostare una efficace strategia di difesa in produzione biologica in quanto le sostanze attive impiegabili (rame e polisolfuro di calcio) esercitano un controllo solo parziale della malattia.

Poiché la gravità delle infezioni è correlata alle condizioni climatiche e alla fase di recettività dell’ospite, per definire una efficace linea di difesa si rimanda alla consultazione del “Bollettino di difesa integrata e biologica”, che settimanalmente viene pubblicato nei siti delle singole province.