La peronospora è l'avversità più temibile della lattuga, anche attacchi lievi possono infatti provocare notevoli perdite economiche. In Emilia-Romagna i periodi più a rischio per questa malattia sono generalmente la primavera e l'autunno.

Sintomi

La lattuga è suscettibile alle infezioni di peronospora in tutte le fasi di sviluppo, dallo stadio di foglie cotiledonari alla pianta matura. I sintomi sono rilevabili sulla pagina superiore delle foglie come macchie giallastre, di forma poligonale, in quanto delimitate dalle nervature secondarie.
In condizioni di elevata umidità , sulla pagina inferiore delle foglie, in corrispondenza delle lesioni clorotiche, si forma una muffetta bianca polverulenta. Sulle piante già sviluppate, l'infezione prende avvio dalle foglie più esterne del cespo che sono a contatto con il terreno; in seguito può estendersi anche alle foglie più interne, con perdita totale del prodotto.

Agente responsabile

La malattia è causata da Bremia lactucae, un parassita obbligato del quale si conoscono diversi biotipi aventi una specializzazione biologica molto spinta. Attacca varie Composite, e su lattuga sono distinguibili più razze a diversa patogenicità nei riguardi di determinate cultivar.

Epidemiologia

Nei nostri ambienti le infezioni di peronospora si presentano con maggiore frequenza in primavera e in autunno. In queste stagioni infatti gli elevati tassi di umidità atmosferica notturna favoriscono lo sviluppo degli sporangi-conidi di Bremia che di giorno vengono dispersi ad opera del vento. Le temperature ottimali per l'avvio delle infezioni sono comprese tra i 10 e i 15 °C; gli sporangi a contatto con l'ospite germinano e producono un micelio che penetra direttamente attraverso l'epidermide o attraverso le aperture stomatiche e invade poi rapidamente i tessuti fogliari.
D'inverno il patogeno si conserva come micelio nei residui vegetali infetti rimasti nel terreno oppure può formare, attraverso un processo di riproduzione sessuata, oospore resistenti.

Difesa

L'elevata variabilità genetica delle popolazioni di B. lactucae rende difficile il lavoro dei breeder,  pertanto a tutt'oggi non esistono in commercio varietà di lattuga dotate di resistenza stabile.
Per contrastare il rapido sviluppo della malattia, data l'assenza di fungicidi ad azione curativa realmente efficaci, è necessaria l'adozione di un'attenta strategia di carattere preventivo.
In particolare sono consigliate:

  • ampie rotazioni colturali, con intervalli di almeno quattro anni tra due colture successive di lattuga
  • impiego di piantine sane
  • interramento accurato dei residui colturali
  • densità di impianto non eccessive (massimo 9 piante/m2)
  • coltivazione su prose alte
  • profondità di trapianto limitata
  • accurato drenaggio del terreno
  • fertilizzazioni azotate equilibrate
  • moderate irrigazioni, possibilmente "sottochioma"

Alla difesa chimica si dovrà fare ricorso soprattutto nei mesi primaverili e in quelli autunnali, a maggiore rischio epidemico, mentre in estate, salvo periodi di particolare piovosità e cultivar sensibili, non è necessario alcun intervento specifico.