L’arrivo di specie invasive particolarmente aggressive al seguito dei flussi commerciali ha investito in modo massiccio l’agricoltura italiana ed europea. A causa del commercio internazionale, al seguito delle merci, questi organismi vengono spostati dal luogo d’origine in un altro climaticamente favorevole alla loro sopravvivenza. Nel nuovo territorio essi non trovano nemici naturali specifici e, in presenza di una debole selezione naturale, si riproducono in modo problematico.
Si parla spesso degli effetti che queste specie provocano sull’agricoltura, ma non meno importanti sono gli effetti che esse causano nelle aree urbane, attaccando le piante che vegetano nei viali cittadini, nei giardini e nei parchi. Nelle aree frequentate dalla popolazione la gestione di queste avversità è ancora più difficile in quanto l’impiego dei pesticidi è fortemente limitato e spesso del tutto escluso. 

Una delle specie invasive che sta creando più problemi in ambito non agricolo è Aleurocanthus spiniferus, un insetto Aleurodide tropicale originario dell’Asia sudorientale e poi diffusosi in Asia tropicale e subtropicale, in Africa e nel Pacifico. In Italia è stato segnalato per la prima volta nel 2008 in Puglia su agrumi. Spostandosi verso nord la specie, seppur innocua per la cittadinanza, ha dimostrato una elevata polifagia attaccando molte piante ornamentali con particolare preferenza per le rosacee (come Pyracantha, Rosa ma anche Edera e molte altre).
Per la sua pericolosità A. spiniferus è inserito nell'elenco A2 dell’EPPO (ovvero l’Organizzazione Europea e Mediterranea per la Protezione delle Piante, che tra le altre cose stila diverse liste di organismi nocivi per le piante in base alla loro pericolosità) ed è anche un organismo nocivo da quarantena per il territorio della Comunità Europea.

Sul verde ornamentale urbano le infestazioni sono estremamente frequenti e gravi; sulle piante attaccate si sviluppano colonie dense di stadi giovanili che producono abbondante melata zuccherina, la quale copre le foglie e il resto della pianta e su cui si sviluppano funghi che portano alla formazione di elevata fumaggine, riducendo così la respirazione e la fotosintesi della pianta.

Le pratiche fitosanitarie realizzabili per il contenimento dei focolai di A. spiniferus su piante in aree frequentate dalla popolazione e dai gruppi vulnerabili sono molto poche in quanto il Piano d’Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (PAN) limita fortemente in queste aree l’impiego di mezzi chimici.

Obiettivo di questo progetto è quello di elaborare una strategia di contenimento di questo insetto completamente naturale e biologica che possa essere usata dai Comuni, dagli operatori del verde e anche dai comuni cittadini. La strategia è basata sull’impiego di un organismo utile, il coccinellide predatore Delphastus catalinae, prodotto e commercializzato dalla biofabbrica italiana Bioplanet (partner del progetto), che viene liberato sulle piante infestate. Questo piccolo coccinellide predatore di mosche bianche è molto vorace ed è in grado di predare tutti gli stadi degli insetti Aleurodidi, con preferenza per uova e neanidi. Si tratta inoltre di una specie che predilige le condizioni climatiche temperate nelle quali è in grado di insediarsi in maniera stabile.

I lanci sono stati eseguiti nel mese di giugno 2023, principalmente in due aree verdi nel comune di Bologna (Centro sportivo Cavina/Scuole A. Volta e nell’Area Verde Filanda) e in due aree nel comune di Faenza (area Verde degli Orti e Parco pubblico giardino Sali in via della Boaria), tutti con presenza di piante fortemente infestate dall’insetto esotico.
La piccola coccinella impiegata nella lotta biologica, Delphastus catalinae, è di origine americana ed è utilizzata da anni per il controllo biologico di mosche bianche negli USA ed in nord Europa. Lunga appena un paio di millimetri questa coccinella di colore nero, del tutto innocua per la cittadinanza, è molto vorace ed ama gli habitat caldi ed umidi nei quali ricerca le colonie di Aleurodidi per nutrirsi e deporvi le uova.

Il progetto di lotta biologica è in atto anche nel 2024, nelle medesime aree del Comune di Faenza e presso due aree private nei Comuni di Novi di Modena (MO) e Ravarino (MO).

Per l’anno in corso, oltre a Delphastus catalinae, i lanci saranno eseguiti utilizzando anche un altro organismo utile, Amblyseius swirskii. Si tratta di un acaro fitoseide, nativo del bacino del Mediterraneo e già ampiamente utilizzato per la lotta biologica in agricoltura in quanto predatore di diversi organismi nocivi come mosche bianche e tripidi.

Per altre informazioni visita la pagina web dedicata all'avversità Aleurocanthus spiniferus