Peronospora della soia - sheda tecnica
(Peronospora manshurica)
In Italia le prime infezioni di peronospora, segnalate negli anni 1974-75, sono state originate da semente infetta di provenienza estera. Oggi la malattia è molto diffusa e si manifesta soprattutto in zone e in annate caratterizzate da elevata umidità.
Sintomi
Nelle piante in fase di sviluppo sono visibili sulla pagina superiore delle foglie piccole e numerose macchie decolorate, che in seguito si espandono diventando brune nella parte centrale.
Se c'è elevata umidità, sulla pagina inferiore del lembo fogliare compare in corrispondenza delle macchie una muffetta cotonosa di colore grigio-violaceo: è questo un elemento che consente di riconoscere la peronospora da altre malattie fogliari della soia con sintomi simili, ma di origine batterica.
Su foglie giovani, l'infezione è generalmente più grave e le foglie disseccano e cadono prematuramente. Anche i baccelli possono contrarre la malattia che tuttavia non si manifesta esternamente con sintomi evidenti. Aprendo il baccello, all'interno si possono osservare incrostazioni biancastre che ricoprono le valve e i semi; questi ultimi si presentano spesso più piccoli del normale e raggrinziti.
Se questi semi vengono fatti germinare, l'infezione passa per via sistemica alle plantule. I primi sintomi sono già evidenti dopo due settimane: la piantina presenta una crescita stentata con apparato fogliare ridotto, le foglioline sono striminzite, decolorate e presentano i bordi del lembo accartocciati.
Agente responsabile
Peronospora manshurica è il fungo responsabile della malattia. Negli U.S.A. sono state caratterizzate più di una trentina di razze di questo micete, che è un patogeno obbligato della soia. Al momento non sono note le razze presenti in Italia. La diffusione del fungo nell'ambiente è affidata agli sporangi (spore asessuate), mentre la conservazione da un anno all'altro avviene per mezzo delle oospore (spore sessuate). Queste si formano con un processo di copulazione nei tessuti dell'ospite e rimangono quiescenti fino alla successiva primavera.
Epidemiologia
P. manshurica si conserva sui semi o nei residui della coltura rimasti nel terreno.
Nella stagione primaverile-estiva, quando le condizioni ambientali sono favorevoli al patogeno (temperature comprese tra i 10 e i 25°C ed elevata umidità), dal micelio originato dalle oospore si differenziano gli sporangi del fungo che, trasportati su piante di soia dal vento o dall'acqua, danno origine alle infezioni sulle foglie.
P. manshurica penetra nell'ospite attraverso le aperture stomatiche o perforando la cuticola. Perché possa avvenire l'infezione è necessario che le foglie rimangano bagnate per almeno 5 ore.
La rapidità con cui si completa un ciclo infettivo, vale a dire il tempo che intercorre tra la germinazione dello sporangio sulla superficie della foglia e l'evasione dalla lamina fogliare di nuovi sporangi, dipende dall'ambiente e dall'età della pianta. Le foglie più giovani sono più sensibili alle infezioni: per questo motivo, le macchie sulle foglie giovani sono più estese, mentre su foglie più vecchie la lesione è generalmente puntiforme.
Con umidità relativa elevata e temperature di 22-24° C, il periodo di incubazione si conclude in 5-6 giorni; con valori termici più bassi, la durata del ciclo è di 8-10 giorni. Sopra i 30° C non avviene la formazione degli sporangi pertanto, nel pieno dell'estate, quando le temperature aumentano, le infezioni rallentano notevolmente.
Difesa
Pur essendo la peronospora una malattia oramai largamente diffusa nel nostro Paese, i danni che arreca non sono mai risultati tali da giustificare specifici interventi di lotta.
Di fondamentale importanza è la prevenzione che si attua innanzitutto con l'impiego di seme sano. Per l'eventuale disinfezione di sementi infette da questo patogeno si sono dimostrati efficaci vari fungicidi antiperonosporici, soprattutto quelli ad azione sistemica.
Per le altre misure di carattere profilattico si consiglia di consultare i Disciplinari di produzione integrata.