Fra le possibili piante ospiti di Xylella fastidiosa oltre all'olivo ve ne sono altre - quali pescosusino e vite - particolarmente rilevanti per l'agricoltura regionale. Per scongiurare un’eventuale introduzione del batterio che causerebbe gravi danni economici ed ambientali in Emilia-Romagna, sono necessari controlli periodici condotti su piante in ambiente naturale, agricolo ed urbano su specie riconosciute come ospiti del patogeno.

Sussiste comunque anche il rischio che il batterio, una volta introdotto, possa insediarsi e riprodursi nella vegetazione spontanea e di qui disseminarsi poi in aree più vaste. Questo rischio è presente nelle aree in cui vi sono non solo le piante ospiti, coltivate e spontanee, ma anche i vettori. Individuare e monitorare queste aree è una delle azioni prioritarie da porre in atto per affrontare il problema ed evitare possibili scoppi epidemici della batteriosi.

Inoltre, di grande rilevanza sono anche i controlli alle piante introdotte e trattate a livello vivaistico. Per quest’ultime la criticità è nell'origine, ovvero nel paese di produzione. Le ispezioni periodiche, programmate annualmente, vengono svolte nei vivai frutticoli regionali e nei vivai che trattano piante ornamentali.

In applicazione della decisione 2014/497/CE, il Settore fitosanitario della Regione Emilia-Romagna, nel 2014, ha effettuato controlli nei vivai che producono/commercializzano piante ornamentali, acquisendo dati relativi all'origine /provenienza delle piante. Fra le specie vegetali a rischio, per il controllo sintomatico sono state scelte olivo (Olea sp.), oleandro (Nerium sp.), quercia (Quercus spp.) e vinca (Vinca spp.). Sono stati effettuati anche sopralluoghi in alcune aziende agricole della regione che avevano segnalato al Settore fitosanitario problemi di disseccamenti, non riferibili a patogeni e parassiti comuni, su piante di olivo, vite, pesco, albicocco e leccio.

In Emilia-Romagna, ad oggi, tutti i campioni raccolti e analizzati per la ricerca di X. fastidiosa e dei possibili insetti vettori di origine non europea hanno avuto esito negativo.

Permangono tuttavia le misure restrittive imposte da alcuni Paesi alle esportazioni dall'Italia per il timore di contagio suscitato dall'epidemia pugliese.