Castagno da frutto
La Regione riconosce alla coltivazione dei castagneti da frutto non solo la funzione economica ma anche quella di tutela dell'ambiente e del paesaggio
Non è semplice indicare numeri certi sull’estensione dei castagneti in Emilia-Romagna: i castagneti infatti non si prestano facilmente alla individuazione “univoca” di delimitazioni chiare e incontestabili fra usi:
- agricoli e modalità di coltivazione riconducibili all’arboricoltura da frutto;
- forestali e modalità di coltivazione riconducibili alla selvicoltura.
Ne abbiamo conferma dal confronto fra i dati di estensione desumibili da fonti diverse come i censimenti dell’agricoltura e il Piano Forestale Regionale (PFR) per il periodo 2014-2020.
Il PFR riporta infatti che i castagneti superano i 40.000 ha di superficie, distinti in:
- 30.159 ha di castagneti da legno;
- 11.402 ha di castagneti da frutto.
Per avere dati più aggiornati, dobbiamo fare ricorso all'Associazione Consorzi Castanicoltori dell’Appennino Emiliano Romagnolo: qui è possibile scaricare la tabella con i dati aggiornati al raccolto 2020 (PDF - 202.9 KB).
La difficoltà di delimitare univocamente i differenti ambiti colturali agricoli e forestali è accentuata dalla dinamica di progressivo abbandono dei castagneti da frutto, dalla riduzione d’intensità colturale, e dal fatto che, a differenza di altre coltivazioni arboree da frutto, le principali pratiche colturali qualificanti la castanicoltura da frutto hanno cadenza pluriennale e non annuale.
È presumibile che le maggiori superfici computate dal PFR come castagneti da frutto, possano essere particelle che manifestano una graduale transizione da situazioni di riduzione dell'intensità colturale fino a situazioni caratterizzate da definitivo abbandono. Possiamo pertanto riconoscere, oltre ai circa 3.000 ha di castagneti da frutto individuati dal censimento, almeno 3.000-5.000 ha di castagneti, fra quelli individuati dal PFR, che necessitano un più preciso orientamento colturale.
Molte di queste superfici potrebbero garantire, in futuro, adeguati livelli di servizi ambientali e multifunzionalità solo se interessate da:
- aumento dell’intensità delle pratiche colturali proprie della castanicoltura da frutto, nei castagneti non ancora abbandonati ma a rischio di abbandono;
- interventi di recupero dei castagneti da frutto abbandonati, ove ne ricorrano le condizioni e le potenzialità;
- interventi selvicolturali di accompagnamento a fisionomie e strutture forestali, nei casi per i quali il recupero alla coltivazione da frutto non fosse più praticabile.
La riduzione dell’intensità delle ordinarie attività di coltivazione e l’abbandono delle pratiche colturali proprie della castanicoltura da frutto, in assenza di interventi di conversione a pratiche selvicolturali, sono considerati significativi punti di debolezza in riferimento a obiettivi di multifunzionalità e di adeguati livelli di servizi ecosistemici e paesaggistici, anche in riferimento ad aspetti identitari e culturali. In ragione di quanto esposto, in sede di revisione delle PMPF regionali, è stata sollecitata una semplificazione delle attività gestionali mirando: a ricondurre più interventi colturali possibili fra quelli liberamente esercitabili o soggetti alla semplice comunicazione; a riconoscere la qualificazione di superfici a castagneto da frutto anche per perimetri inferiori a 0,2 ha; alla possibilità di praticare la castanicoltura ad albero nei soprassuoli forestali, nei quali residua la presenza di vecchie piante coltivate da frutto.
Il Tavolo castanicolo
La Giunta regionale, con propria deliberazione n. 147 del 1/2/2021 ha istituito un Tavolo tecnico ai fini di promuovere lo sviluppo, la qualificazione e la sostenibilità del settore castanicolo in Regione.
Il Tavolo ha il compito:
- di elaborare un Piano castanicolo regionale coerente con eventuali linee operative e di indirizzo di programmi nazionali.
- di individuare azioni e opportunità di sostegno per i castanicoltori nell’ambito delle politiche nazionali e regionali relative allo sviluppo rurale.
Il quadro fitosanitario post-cinipide
La lotta biologica attuata contro il cinipide, anche in conseguenza dell’applicazione del Piano castanicolo, ha permesso di ridurre significativamente i livelli di popolazione e di ristabilire un equilibrio biologico ma, l’impatto decennale del cinipide ha lasciato in eredità una castanicoltura indebolita per molti aspetti. Basti pensare alle oscillazioni produttive tra un anno e l’altro determinate da criticità diverse quali la mancata allegagione o la cascola, nel cui determinismo risulta con forte probabilità implicata in molti casi la scarsa vigoria delle piante e gli scompensi fisiologici riconducibili agli effetti immediati e di medio periodo derivanti dall’impatto dei vecchi e nuovi fitofagi e patogeni. Per avere un quadro più preciso e aggiornato della situazione, si rimanda alle pagine specifiche del Settore Fitosanitario e difesa delle produzioni regionale.
I Progetti Goi del Psr 2014/22 finanziati dalla Regione
La Regione nell'ambito del Programma di sviluppo rurale 2014-2022 ha finanziato la creazione di alcuni Gruppi operativi per l'innovazione specifici sul castagno:
Castani-Co: il sequestro di carbonio nel sistema del castagneto da frutto;
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051 5274748
giovanni.pancaldi@regione.emilia-romagna.it
051 5274233
stefano.zocca@regione.emilia-romagna.it