(JPEG - 599.4 KB)Il mal del piombo causato dal fungo basidiomicete Chondrostereum purpureum, pur essendo una malattia nota da tempo ed ubiquitaria, ha mantenuto fino ad ora un'importanza trascurabile in agricoltura poiché l'utilizzo di nuovi portainnesti e di varietà tolleranti hanno limitato la sua diffusione. A partire dal 2010 la malattia è ricomparsa in Emilia-Romagna, in alcune aziende in provincia di Forlì-Cesena, Modena, Ravenna e Ferrara. Sintomi di argentatura fogliare e deperimenti sono infatti stati osservati sulle nuove cv. di albicocco Faralia, Farbaly, Farclò, Farhial, Priabel, Medaga (marchio Carmingo), Kioto, Perla, Silvercot, Honeycot, Pinkcot, Wondercot, Carmen Top, Orange Rubis, Lunafull, Aurora e, più sporadicamente, anche su alcune varietà di pesco e di susino di recente introduzione. I controlli sul territorio hanno evidenziato la presenza della malattia anche in alcuni campi di piante madri.
Le analisi effettuate dal laboratorio di Micologia del Servizio fitosanitario hanno portato all'isolamento e all'identificazione di C. purpureum.

Sintomi

(JPEG - 425.4 KB)Con il termine mal del piombo si intende una tipica sintomatologia riscontrabile in particolare sulle drupacee, caratterizzata da una colorazione argentea delle foglie, con riflessi metallici. La malattia può avere diversa origine. Occorre distinguere un mal del piombo tardivo non parassitario, fisiologico, che compare nei mesi estivi come conseguenza delle alte temperature; un mal del piombo tardivo causato da fitofagi, che compare anch'esso in estate ed un mal del piombo precoce, parassitario, causato da C. purpureum. Quest'ultimo, a differenza dei precedenti, si manifesta alla ripresa vegetativa e provoca alterazioni a carico dei tessuti legnosi.
(JPEG - 587.1 KB)Il mal del piombo parassitario colpisce prevalentemente le drupacee ma anche numerose piante ornamentali come pioppo, salice, betulla, quercia, faggio, olmo, ontano, rosa ed eucalipto.
La colorazione argentata delle foglie con riflessi metallici si deve alla produzione da parte del fungo di enzimi che vengono diffusi per via xilematica e sono in grado di degradare la cellulosa e le pectine. Il risultato è il distacco dell'epidermide dal mesofillo fogliare con infiltrazione di aria che provoca un effetto di riflessione della luce. Le foglie si deformano e diventano bollose, si accartocciano verso l'alto, i margini diventano necrotici e cadono anticipatamente. Se colpite precocemente, le foglie arrestano il loro sviluppo e rimangono molto piccole, argentate e raccolte a rosetta sul ramo. Il sintomo fogliare può interessare anche solo una porzione della chioma.
Il fungo penetra all'interno della pianta attraverso ferite provocando la necrosi dei tessuti legnosi. (JPEG - 381.7 KB)Tagliando trasversalmente e longitudinalmente i tronchi delle piante sintomatiche è possibile osservare un imbrunimento dei tessuti xilematici più o meno esteso, che può dar luogo ad una vera e propria carie del legno. I tessuti perdono progressivamente la loro funzionalità fino a provocare la morte della pianta. In autunno, sulle piante deperite o morte, il fungo erompe all'esterno producendo i corpi fruttiferi (carpofori). Inizialmente sono di colore biancastro, vellutati, aderenti al substrato, poi diventano a forma di scodella o di mensola, isolati o riuniti, con margine ondulato, di colore bianco-grigio nella parte esterna e rosso violaceo in quella interna. La denominazione del fungo deriva proprio da questa tipica colorazione.
Su piante di albicocco colpite da mal del piombo sono stati osservati frutti di dimensioni più piccole e con epidermide “a buccia di arancia”.

Epidemiologia

(JPEG - 390.9 KB)I carpofori rimangono vitali a lungo e, in presenza di condizioni umide e piovose, liberano le basidiospore nell'ambiente. I mesi più favorevoli alla diffusione del patogeno sono pertanto quelli autunnali e primaverili. Durante l'estate, con clima caldo e secco, il rischio di infezione è invece molto basso. Le principali vie di penetrazione del fungo nella pianta sono i tagli di potatura, se non opportunamente protetti, ferite meccaniche e il punto d'innesto. Le basidiospore, giungendo a contatto con una ferita, penetrano per mezzo di un promicelio che si ramifica invadendo i tessuti legnosi. Sulle piante oramai morte il fungo avanza nei tessuti corticali ed evade all'esterno producendo i carpofori.
(JPEG - 566.9 KB)Il decorso della malattia può essere sia cronico che acuto: nel primo caso i sintomi possono presentarsi con diversa intensità per vari anni; nel secondo caso, invece, la pianta avvizzisce e muore rapidamente senza neppure mostrare i classici sintomi di argentatura fogliare.
La ricomparsa della malattia nella nostra regione, principalmente su un ospite come l'albicocco, solitamente meno sensibile rispetto al pesco, pone inevitabilmente una serie di interrogativi. Sicuramente il fatto che la malattia sia stata riscontrata solo su nuove varietà, lasciando indenni quelle esistenti da tempo, fa pensare ad una loro maggiore sensibilità. Essendo inoltre un patogeno che si diffonde tramite basidiospore liberate nell'ambiente, si può pensare alla presenza di piante spontanee infette, deperite o già morte, sulle quali il fungo abbia sviluppato i carpofori. Infine il fatto che la malattia si sia manifestata anche in alcuni campi di piante madri, oltre ai fattori precedentemente citati, potrebbe far pensare anche all'introduzione di materiale di moltiplicazione infetto da fonti esterne.

Difesa

(JPEG - 493.8 KB)Poiché la difesa con mezzi chimici non è efficace, in presenza dei sintomi della malattia vanno attuate pratiche agronomiche finalizzate al suo contenimento. In particolare si consiglia di potare le piante il più tardi possibile e preferibilmente in periodi asciutti, proteggendo le ferite da innesto e di potatura con mastici cicatrizzanti contenenti fungicidi oppure con Trichoderma spp. Occorre inoltre controllare periodicamente il frutteto e le piante circostanti, in particolare i pioppi, ricercando i carpofori di C. purpureum e, qualora presenti, eliminarli e bruciarli. Infine è fondamentale rimuovere e bruciare prima dell'autunno le piante o le parti di piante infette, cercando di asportare completamente le parti ammalate.

Raccomandazioni

(JPEG - 415.5 KB)Il Servizio fitosanitario Regionale è fortemente impegnato nello studio di questa malattia e ogni contributo potrà essere utile per approfondire le conoscenze. In caso di comparsa di sintomi sospetti di mal del piombo su albicocco, ma anche su altre piante ospiti, sarà molto utile far pervenire al Servizio fitosanitario campioni da sottoporre ad analisi di laboratorio. Poiché il corretto esito delle analisi è legato alla tipologia di campione prelevato, si raccomanda di seguire la seguente  modalità di campionamento:

  1. in presenza di sintomi di piombatura fogliare effettuare tagli successivi delle branche a partire dall'alto, fino ad individuare la necrosi interna al legno. Continuare a tagliare verso il basso. Man mano ci si avvicina al punto di ingresso del fungo nella pianta, il diametro dei tessuti necrotici aumenta.
  2. Nel caso la necrosi interna al legno arrivi fino al punto d'innesto, fare un taglio anche al di sotto.
  3. Scartare le porzioni con tessuto sano e consegnare in laboratorio solo le porzioni di legno sintomatiche, prelevate il più vicino possibile al punto di infezione. Poiché il legno viene degradato dagli enzimi prodotti da Chondrostereum purpureum, nelle porzioni distali i tessuti sono alterati per effetto di questi enzimi ma non sono stati ancora colonizzati dal fungo. Le analisi darebbero in tal caso falsi negativi. E' pertanto necessario prelevare in prossimità del punto di ingresso del fungo nella pianta, individuabile solitamente con vecchi tagli di potatura o l'innesto.

     ù