Ticchiolatura del melo - scheda tecnica
Tavelure du pommier; Roña, Moteado de las manzanas; Apfelschorf
E' la più grave e diffusa avversità crittogamica del melo, in grado di causare danni rilevanti se non vengono attuate idonee misure di controllo. Sensibilità varietale e condizioni climatiche sono i principali fattori da cui dipende l'incidenza e la gravità degli attacchi.
Sintomi
(34.02 KB)Possono manifestarsi su tutte le parti aeree della pianta: foglie, frutti, fiori e rametti. Sulle foglie le prime infezioni sono generalmente visibili sulla pagina superiore in forma di macchie inizialmente decolorate, distribuite irregolarmente; in seguito queste lesioni assumono una colorazione più scura e contorni meglio definiti e sono osservabili anche sulla pagina inferiore.
Se c'è elevata umidità, i tessuti colpiti si ricoprono di fruttificazioni fungine che conferiscono alle lesioni un aspetto vellutato. Le foglie ticchiolate disseccano e cadono prematuramente, lasciando le piante parzialmente spoglie.
(51.78 KB)Sui frutti l'infezione può aver luogo in qualsiasi stadio di sviluppo. Dapprima compaiono macchie puntiformi, bruno-olivastre, che si accrescono lentamente mantenendo una forma rotondeggiante e un aspetto vellutato in superficie. Attacchi precoci provocano malformazioni, atrofia dei tessuti colpiti e vistose deturpazioni dell'epidermide con macchie dall'aspetto rugginoso e spaccature superficiali. In questi casi si ha generalmente una cascola precoce, mentre infezioni tardive possono essere anche difficilmente rilevabili al momento della raccolta, salvo poi manifestarsi durante la conservazione con lesioni che deprezzano sensibilmente il prodotto. L'attacco sui fiori e sui rametti è in genere meno frequente: si manifesta sotto forma di lesioni brunastre a carico di petali, calice, peduncolo fiorale e, nel caso dei rami, dei tessuti ancora allo stato erbaceo.
Agente responsabile
(58.11 KB)Il fungo responsabile della ticchiolatura vive esclusivamente allo stato parassitario e compie il suo ciclo di sviluppo alternando una forma sessuata (Venturia inaequalis) ad una asessuata (Spilocea pomi = Fusicladium dendriticum).
La prima si differenzia all'interno dei tessuti dell'ospite quando le condizioni ambientali diventano sfavorevoli e consente al patogeno di perpetuarsi durante i mesi invernali. E' caratterizzata da pseudoteci globosi nei quali si formano aschi cilindrici contenenti ciascuno 8 ascospore di forma caratteristica.
La fase asessata o stadio conidico compare in primavera e ad essa è legata la diffusione nell'ambiente del fungo: le spore agamiche (conidi) si formano all'apice di rami conidiofori che erompono dall'epidermide dei tessuti infetti della pianta.
Epidemiologia
(20.33 KB)Nelle condizioni climatiche dell'Emilia-Romagna le infezioni primarie sono causate in primavera dalle ascospore di Venturia inaequalis che si liberano dai residui di foglie e frutti infetti caduti al suolo durante l'autunno e l'inverno. Con le piogge primaverili, le ascospore fuoriescono dagli aschi e vengono trasportate dagli schizzi d'acqua e dalle correnti d'aria sui tessuti verdi suscettibili di melo. Qui, se le condizioni climatiche sono favorevoli, iniziano a germinare penetrando per via cuticolare negli spazi intercellulari, dando origine, dopo un periodo di incubazione variabile in funzione della temperatura, ai primi sintomi.
(53.23 KB)Dai centri di infezione si ha l'evasione del patogeno e la formazione dei conidi che daranno origine ad altre infezioni secondarie all'interno del frutteto.
Le foglie e i frutti infetti in autunno cadono a terra, costituendo un idoneo substrato per la formazione degli pseudoteci nella fase invernale. La conservazione del fungo da un anno all'altro può avvenire, anche se più raramente, anche nei rami e nelle scaglie delle gemme, sotto forma di micelio ibernante.
Difesa
(46.66 KB)Le strategie di intervento per contenere l'avversità si sono via via affinate nel tempo, partendo all'inizio con trattamenti a calendario fino ad arrivare ai nostri giorni a trattamenti con turno biologico, oppure con turno fisso o allungato in funzione dell'andamento climatico e della presenza della malattia come stabilito dai Disciplinari di Produzione Integrata.
I trattamenti prendono avvio alla ripresa vegetativa del melo nella fase fenologica di "punte verdi" e, se nel frutteto non vengono rilevati sintomi della malattia, si interrompono dopo la fase di "frutto noce", quando i frutti non sono più suscettibili alle infezioni primarie.
Le strategie di difesa guidata individuano nella fase iniziale di infezione ascosporica la chiave per una razionalizzazione degli interventi chimici.
In Emilia-Romagna viene utilizzato a questo scopo un modello previsionale (modello A-SCAB) in grado di simulare la maturazione degli pseudoteci e la dinamica di emissione delle ascospore e di stimare il livello di rischio nel periodo di infezione primaria.