Ridurre il rischio di contaminazione da micotossine nei cereali
Partendo dalla prevenzione che è la migliore strategia di controllo delle micotossine, purché sia applicata su tutta la filiera a partire dal campo
Nella nostra Regione si verificano normalmente condizioni ambientali favorevoli alla contaminazione da micotossine che in certe annate può raggiungere livelli fortemente critici. Ne consegue che il controllo e la riduzione del rischio micotossine rappresentano il presupposto essenziale per fare sì che la cerealicoltura regionale sia competitiva, in quanto caratterizzata da una elevata qualità (compresa quella sanitaria) delle sue produzioni.
È in tale contesto che si inserisce la realizzazione delle Linee guida per mais e cereali autunno-vernini redatte per favorire l’adozione di corrette pratiche volte alla riduzione del rischio contaminazione micotossine in campo e durante lo stoccaggio. È infatti ampiamente riconosciuto che la prevenzione risulta essere ancora la migliore strategia di controllo delle micotossine, purché sia applicata su tutta la filiera a partire dal campo e fino alla lavorazione del prodotto finito (es. mangime).
La Regione ha predisposto dei documenti tecnici per la riduzione dei rischio di contaminazione da micotossine separatemente per le fasi di coltivazione e di stoccaggio.
Fase di coltivazione: Linee guida
Fase di stoccaggio: Protocollo d'intesa
Cosa sono e come si sviluppano le micotossine
Le micotossine sono metaboliti secondari, tossici per gli animali superiori, prodotti da funghi che colonizzano i cereali e le derrate alimentari; sviluppo fungino e formazione di micotossine possono avvenire sia in campo sulla pianta sia in una qualunque delle successive fasi di conservazione e trasformazione della materia prima. Una volta prodotte, le micotossine possono persistere per lungo tempo dopo la crescita vegetativa e la morte del fungo stesso. Tra i cereali, il frumento duro, tenero e il mais risultano essere le specie che maggiormente presentano contaminazioni da micotossine, più o meno significative (in particolare aflatossine, deossinivalenolo, zearalenone, e fumonisine).
La diffusione delle diverse specie fungine e la sintesi di micotossine sono fondamentalmente legati alla complessa interazione tra ambiente, pratiche colturali e genotipo. L’andamento climatico delle aree di coltivazione rappresenta l’elemento maggiormente importante nella determinazione della contaminazione. A questo fattore seguono le pratiche agronomiche, che in annate climatiche non estreme rappresentano un efficace strumento di controllo dell’accumulo di micotossine nella granella: l’applicazione delle migliori tecniche di coltivazione è infatti in grado di creare le condizioni meno favorevoli allo sviluppo dei funghi, rendendo più difficile l’infezione fungina e la conseguente produzione di tossine. Il controllo dei fattori predisponenti la contaminazione nella fase di campo è ancor più importante se si considera che l’accumulo di questi metaboliti difficilmente si accresce nelle operazioni successive alla raccolta, qualora queste vengano effettuate in maniera attenta e corretta.
Per approfondire
Circolare (PDF - 647,3 KB)relativa alle indicazioni operative per la gestione del granturco che presenti concentrazioni di aflatossine superiori ai limiti previsti per l’utilizzo alimentare (umano e animale) nell’ambito della filiera della digestione anaerobica.
La Regione nell'ambito del Programma di sviluppo rurale 2014-2022 ha finanziato la creazione di alcuni Gruppi operativi per l'innovazione specifici sulla riduzione del rischio di contaminazione da micotossine nei cereali: